ANCHE a Pontinia si è diffusa la mania di tornare a coltivare il piccolo orto di casa per rispondere ai continui aumenti dei prezzi di frutta e verdura diventati insostenibili. Contro la crisi che falcidia pensioni e stipendi, la gente torna al «fai da te» dedicandosi a coltivare basilico, pomodori e insalata sul terrazzo o nel giardino quando non è possibile disporre di altro terreno. Si tratta di una mania sbarcata in Italia da oltreoceano dove gli orti casalinghi sono diventati un fenomeno popolare. Come rileva uno studio della Coldiretti, in Gran Bretagna 100mila persone sono in lista d'attesa per ottenere piccoli appezzamenti da coltivare spesso nel centro delle città.
Anche in Italia, è in atto un processo d'inversione rispetto ai grandi centri commerciali a favore dei piccoli negozi e della vendita diretta dei prodotti agricoli. Sempre secondo la Coldiretti, quattro italiani su dieci si dedicano alla cura dei frutti della terra da offrire a familiari e amici.
Un interesse che coinvolge anche i giovani tra i 25 e 35 anni ed aumenta con l'età fino a raggiungere quasi la metà degli over 65. Insomma l'orto-mania è un fenomeno positivo anche per la salute determinando, oltre al benessere psicofisico, un maggior consumo di prodotti indispensabili per una corretta dieta.
Questo articolo di A.Subiaco tratto dal quotidiano LatinaOggi del 26 Febbraio 2009 ci proietta nella dimensione di un tempo, dove il concetto di "autoproduzione" era all'ordine del giorno nelle case rurali che abitavano le campagne pontine.
Pontinia è un paese nato e cresciuto sotto un profilo strettamente agricolo, ha basato la sua economia sull'agricoltura e l'indotto che ne consegue.
Nell'animo di questa comunità c'è l'aspetto della cura dell'orto come fonte di autoproduzione dei beni alimentari.
Nell'articolo viene descritto questo atteggiamento come una mania, io non la vedo sotto questa ottica, ma bensì: un riconoscersi, un attuare un processo di Decrescita, contrastando il sistema espansivo - consumistico che in questi ultimi 50 anni ha prepotentemente influito su tutto, in stretta collaborazione con la pubblicità.
Sentire e vedere che ci sono questi atteggiamenti di contrasto, di cambiamento e di sopravvivenza autonoma mi rende felice; E così deve rendersi, un atteggiamento che parte dalla nostra coscienza, altrimenti non può esser vissuta come un innovazione, un qualcosa di nuovo con degli elementi del passato. Non è un azzerare tutto e tornare indietro, ma è un andare avanti con nuove innovazioni ma con principi base del passato. Riportando l'esempio che ci ha fornito Maurizio Pallante lo scorso giovedì a Roma nel CONVEGNO:
LA STRATEGIA DELLA LUMACA
..."Attualmente noi siamo soggetti ad affrontare questo periodo di Recessione come una Dieta obbligatoria"...Dieta impostataci da fonti strettamente estranee alla nostra persona, voluta e ottenuta da quei ricconi, magnati del potere che agiscono sulle nostre coscienze come se stessero ordinando-archiviando un gigante database di numeri e codici.
Noi non dobbiamo essere Numeri e nemmeno essere codificati.
A differenza c'è una scelta consapevole (la decrescita di cui parlavamo) che se la dieta la organizzo con le mie capacità, pensando che devo mangiare nel giusto metro di misura, con una dovuta qualità da apportare elementi nutritivi giusti, io posso anche volere una dieta permanente che mi permetta di continuare a fare la mia vita, però con il valore aggiunto di non finire, terminare o eliminare quelle proprietà che ho usato.
Tornando all' articolo si parla di : ..."processo d'inversione rispetto ai grandi centri commerciali a favore dei piccoli negozi e della vendita diretta dei prodotti agricoli"... Bene mi fa piacere che un giornalista si sia dedicato alla ricerca di questi dati, in effetti da quello che ho recepito nel Convegno
(la strategia della Lumaca), i supermercati stanno concentrando nelle loro mani il potere di non permetterti più di scegliere, rendendoti sempre più distante dal contatto con la natura. Questi due principi integrandosi tra di loro ci portano ad una dipendenza sempre più difficile da gestire verso i prodotti intesi come Merci di vendita e non Beni di primaria necessità.
Al supermercato si compera: pacchetti, parcellizzazioni di patate o finocchi, zucche inscatolate in plastiche rigide, frutta ingabbiata in retine multimateriale, passate di Ex-pomodori superAdditivate. La differenza con la vendita a dettaglio diretta dal contadino che l'ha prodotta è grande. E' una pratica che bisogna riacquisire. Per questo mi chiedo il centro commerciale che vogliono a tutti i costi fare alla Ex-Miralanza, ma per chi lo fanno?
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