lunedì 28 febbraio 2011

Dalle Alpi alle Ande, un grido si espande: ci han tolto l'acqua, altro che mutande.



Da Cochabamba ad Aprilia, le lotte per l'acqua pubblica.

Si potrebbe iniziare parlando del Nuovo Ordine Mondiale, come viene chiamata da un certo tipo di internauti, ma anche da personalità di rappresentanza, come in Italia da Tremonti e Napolitano, quella che potrebbe essere inquadrata in maniera meno velata, ma non meno drastica nella sua funzione, la fusione tra i governi e le multinazionali compiutasi durante gli ultimi trent'anni, altrimenti denominata globalizzazione. I governi/multinazionali di tutto il mondo industrializzato, globalizzato e finanziarizzato, dopo aver lasciato in mutande gran parte delle genti di questo pianeta, hanno deciso di lasciare almeno quelle, perché dopo aver tolto loro il cibo e anche l'acqua da bere, almeno il pudore della morte rimanga. Ma andiamo con ordine.

Mentre il furbetto del quartierino focalizza l'attenzione solo sull'amministrazione di turno, perpetrando il gioco della sedia (o della poltrona in questo caso), le grandi multinazionali si fanno amici i burattini di quell'invenzione oramai obsoleta e sistematicamente corrotta che sono i partiti politici di ogni ordine e grado: è lo stesso principio di delega che va rimesso in discussione, ma di democrazia partecipativa (o partecipata) parleremo un'altra volta. Ci preme partire da lontano perché si sa, oggi “lontano” vuol dire solo lontano dagli occhi, ma il mercato e la tecnocrazia arrivano ovunque nel mondo. Si rende pertanto assai prezioso il confronto con le vicende avvenute in Bolivia, in quanto il problema dell'acqua pubblica non è di Cori, Latina o Italia ma è un problema mondiale destinato inevitabilmente ad aggravarsi. Non c'è nessun elettore che con un pezzo di carta infilato in un cartone ogni cinque anni possa dire di vivere in una democrazia. La vera democrazia non delega, ma indaga e vigila sui propri interessi che sono quelli di tutti, chi dice il contrario fa anch'egli parte della razza dei ladri, tanto fortunata nel nostro “bel paese”, ma è ora di cambiare. Il cambiamento non passerà mai dalla delega ad un politico, è umanamente impossibile che un singolo individuo si assuma la responsabilità di gestire tutti i beni comuni, ma pensare che la soluzione sia privatizzarli è credere ciecamente in un fondamentalismo neoliberista che ci ha regalato il mondo inquinato, guerrafondaio e sull'orlo del collasso, quale quello in cui viviamo. Un individuo isolato come un sindaco (qualsiasi) con la sua amministrazione è perciò stesso reso ricattabile, corruttibile o nei migliori casi arginatile. L'unica risposta possibile è che la cosa pubblica sia gestita da tutti coloro che, onestamente, vivono e apportano ricchezza al proprio territorio, nell'interesse di tutti, sapendo che questa è l'unica vera maniera di curare anche il proprio interesse. L'uomo non è lupo tra gli uomini, questa è solo una delle culture e delle civiltà possibili, è quella che ci hanno insegnato dalle televisioni (in primis), dai giornali e dalle stesse scuole primarie e secondarie. Fascismo e comunismo sono solo nomi di illusioni passate, il cambiamento non è mai dal grande al piccolo, ma solo partendo da se stessi si può realmente sperare di cambiare: se stessi, i propri affetti e quindi la società. La vera utopia è quella dello sviluppo e della crescita infinita, paradigma arcaico e caro solo alle oligarchie; un nuovo umanesimo parte proprio dalla consapevolezza del potere personale di ognuno, che non si limita ad una scelta di burattini di destra e sinistra, ma si fa strada attraverso il lento e inesorabile cambiamento della coscienza propria e del paradigma economico nel nostro caso. Il problema non è “pubblico vs privato”, ma sta nella libera presa di responsabilità degli abitanti di un territorio, un territorio che senz'acqua (arsenico a parte), non può né “svilupparsi” né vivere. Ci sembra giusto partire dall'acqua, perché ci riguarda tutti, è una questione trasversale sia politicamente che socialmente e accusare una o l'altra amministrazione significa mordersi la coda, l'obiettivo dev'essere un paese (o i comuni coinvolti) uniti per riprendersi l'acqua che era propria e che è stata comprata da una multinazionale francese. Sapete cosa significa? Quando gli abitanti di un territorio perdono il controllo delle proprie risorse, quel territorio può essere categorizzato come paese in via di sviluppo, altro che aperitivi e vacanze al mare, tempo quindici anni e staremo cò le pezze...

Ciò che ne consegue è che possiamo imparare qualcosa anche da un altro paese, considerato in via di sviluppo, la Bolivia appunto.

“Nel 1999 la compagnia statunitense Bechtel assume la gestione del servizio idrico a Cochabamba, la terza città della Bolivia. Il prezzo dell’acqua viene triplicato, vengono imposti l’obbligo di acquisto di permessi per accedere alla risorsa e addirittura un sistema di licenze per la raccolta dell’acqua piovana. Dopo un anno di gestione il 55% degli abitanti continua a non avere accesso all’acqua.

Nel giro di pochi mesi gli abitanti di Cochabamba vedono aumentare le tariffe del 300%, mentre le condizioni precarie delle reti idriche e fognarie non subiscono alcuna operazione di mantenimento o miglioramento (Vi ricorda qualcosa?). La spesa media dell’acqua arriva a toccare circa 12 dollari mensili, su un salario medio di 60 dollari; le tariffe vengono adeguate al dollaro statunitense, costituendo una grave perdita del potere d’acquisto per una popolazione già in condizioni di estrema povertà; gli alti costi richiesti per le connessioni domiciliari sono a carico degli utenti e l’accordo con Aguas del Tunari proibisce l’uso di fonti alternative naturali, non riconoscendo il sistema di auto-organizzazione dei cittadini e non rispettando i costumi tradizionali delle comunità e dei loro sistemi tradizionali di approvvigionamento.

Nell’aprile del 2000 centinaia di migliaia di persone scendono in piazza e marciano a Cochabamba contro il governo, costretto a fare marcia indietro e a revocare la legislazione sulla privatizzazione dell’acqua. Il contratto con la multinazionale Bechtel viene interrotto e il servizio idrico ripubblicizzato. La vicenda, conosciuta come “Guerra dell’Acqua di Cochabamba”, ha assunto un alto valore simbolico nell’ambito delle lotte per la difesa dei beni comuni, dimostrando che la partecipazione popolare può portare ad esercitare una reale influenza sulle decisioni riguardanti la gestione della cosa pubblica.” (Fonte: www.cdca.it)

Questo importante precedente intercontinentale è stato in qualche modo riverberato ad Aprilia, dove la cittadinanza unita ha cercato di fare fronte comune (trasversale) contro il colosso Acqualatina. Il gigante trema davanti a un popolo unito e noi? Lasceremo che siano gli apriliani a combattere le nostre stesse battaglie? Come per la famigerata Turbogas? L'unico modo per uscirne è lottare insieme, condividendo strumenti di lotta pacifici ma risoluti e risolutivi. La popolazione unita ha il potere di delegittimare una grande corporation come quella che sta dietro ad Acqualatina, se lasceremo sola Aprilia e non faremo fronte unito con tutti gli altri comuni della provincia, assieme agli abitanti di altri quattro comuni nella provincia di Frosinone e due nella provincia di Roma, coinvolti anche loro contro questa scandalosa truffa, degna dello sdegno di un popolo, orgoglioso della bellezza del proprio territorio e della speranza che ancora molti di noi ripongono gli uni negli altri. (Continua...)

Incontro: Comitato promotore “per i SI ai referendum Acqua e Nuclare”

Appello per la costituzione di un comitato unitario in appoggio ai referendum per l'acqua pubblica e contro il nucleare. Mentre l'informazione italiana rincorre le vicende più o meno nobili del Presidente del Consiglio, due temi, davvero nobili e cruciali per lo sviluppo economico e sociale del nostro Paese, dovranno a breve posti al centro del dibattito politico italiano: l'acqua pubblica e il no al nucleare. Dopo, infatti, le pronunce della Corte Costituzionale e del Presidente della Repubblica, è sicuro che tra aprile e giugno di quest'anno i cittadini italiani verranno chiamati alle urne per esprimere il proprio parere in merito a due quesiti referendari per l'estromissione degli interessi privati nella gestione dell'acqua e su un terzo quesito che chiederà di chiudere definitivamente le porte all'energia nucleare. In previsione della scadenza referendaria sono già nati in Italia due comitati referendari uno sorto già da tempo dal Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua, che riunisce i comitati locali per l'acqua pubblica, e dal Comitato promotore dei referendum costituito da un'ampia coalizione della società civile che ha consegnato a luglio dello scorso anno alla Corte di Cassazione più di un 1,4 milioni di firme, l'altro sorto solo di recente e costituito da associazioni ambientaliste con l'obbiettivo specifico di appoggiare il referendum contro il nucleare promosso dall'Italia dei Valori ma per il quale il “Comitato Vota Si contro il nucleare” intende restituire a questa battaglia una giusta valenza di trasversalità partitica e laicità. Nonostante i due temi referendari abbiano avuto percorsi distinti qui a Latina e Provincia ci sentiamo come cittadini coinvolti in prima linea su entrambe i fronti dovendo ormai da anni confrontarci con la gestione economicamente scellerata e vessatoria nei confronti dei cittadini operata nel servizio idrico da Acqualatina, le cui inadempienze e menzogne esplodono in queste settimane drammaticamente con il “caso arsenico”, e, sul fronte del nucleare, sentendoci molto a ragione preoccupati per il pericolo di subire una seconda servitù nucleare mentre la precedente esperienza nuclearista ci regala pesanti incognite su quale sarà il futuro dei siti in fase di dismissione e sulla loro conversione in depositi di stoccaggio di scorie di diversa intensità radiologica. Vivendo, quindi, in prima persona entrambe queste due battaglie di civiltà, giustizia e benessere ci appelliamo a tutti i cittadini, a tutte le associazioni, i movimenti ed i comitati di costituire in territorio pontino una vasta mobilitazione civile convergendo in un comitato d'appoggio alle due battaglie referendarie il cui battesimo avrà luogo il prossimo venerdì 4 marzo alle ore 18 presso la sede del Circolo Arcobaleno di Legambiente in Lago Jacopo Peri, 76 c/o Centro Commerciale Lestrella (zona Nuova Latina ex Q4) a Latina. Consci del pericolo che riserva lo strumento referendario per via della necessità di raggiungere il quorum degli elettori, speriamo in un ampia partecipazione all'incontro in modo da costituire un coordinamento forte che sia in grado sottrarre la campagna referendaria al silenzio in cui gli organi della stampa ufficiale la stanno relegando e di portare quanta più gente alle urne, fosse pure in periodo estivo.

Comitato promotore “per i SI ai referendum Acqua e Nuclare”

Evento FACEBOOK
Circolo Arcobaleno di Legambiente LT

Si torna al TAR di Latina il 10 marzo

Si torna al TAR di Latina il 10 marzo per discutere il ricorso avverso il provvedimento del parere compatibilità territoriale del CTR (comitato tecnico regionale dei Vigili del Fuoco) è iscritto dinanzi a Latina al n.381/10 con udienza per sospensiva già fissata al 19 ottobre e rinviata perchè si era in attesa della decisione del consiglio di stato sul ricorso del comune di Pontinia contro l'annullamento del RIR (rischio di incidente rilevante, direttiva Seveso) avverso la sentenza 1350/2009.). La sentenza poi è arrivata e non è entrata nel merito dell'argomento quindi, di logica, non dovrebbe influenzare questa seduta. L'argomento non è fondamentale (il documento del CTR più che un parere sembra solo una lettera interlocutoria non essendo entrati nel merito e delegando il Comune di Pontinia alla redazione del nuovo documento R.I.R. rischio di incidente rilevante) e potrebbe essere superato dalla necessità della richiesta vera e proprio di un parere (positivo) che nessun ente ha finora rilasciato. Quindi nessun elemento nuovo per la realizzazione della tanto contestata e incompatibile centrale a turbogas. Tra l'altro il 5 dicembre 2010 è scaduta pure la V.I.A. (valutazione di impatto ambientale), viziata, secondo il Presidente del Parco nazionale del Circeo, secondo la Regione Lazio, la Provincia di Latina e il comune di Pontinia da errori alcuni dei quali in contrasto alle direttive europee.

Fonte: http://pontiniaecologia.blogspot.com

sabato 26 febbraio 2011

L'Europa boccia l'Italia degli inceneritori

Il 3 febbraio scorso il Parlamento Europeo ha bocciato l'Italia per la mancanza di un piano adeguato allo smaltimento differenziato dei rifiuti: la notizia ci giunge da Brescia Point.

Con 374 voti a favore, 208 contro e 38 astensioni è stata votata una risoluzione che denuncia le inottemperanze del Bel Paese. Il provvedimento rappresenta una dura condanna a come l'emergenza rifiuti è stata fin qui gestita e suggerisce alla Commissione di fare uso dei poteri che le sono conferiti, ivi incluso proponendo un nuovo ricorso volto alla condanna al pagamento di sanzioni pecuniarie se l'Italia non si adeguerà presto agli standard europei.

Nel resto d'Europa le cose vanno diversamente: la Germania, per esempio, si è posta comeb obiettivo per il 2020 la "discarica zero" e, insieme all'Olanda, sta puntando sull'eolico e sui pannelli solari, promuovendo la raccolta differenziata e il riutilizzo di vetro e plastica.

In Belgio invece la costruzione degli inceneritori è stata vietata per i prossimi cinque anni. Una strategia adottata anche oltreoceano da San Diego, Philadelfia e Boston negli Stati Uniti.

L'incenerimento dei rifiuti produce gravi danni alla salute. Lo sostiene ormai da tempo Paul Connet, docente emerito di Chimica alla St. Lawrence University di New York e massimo esperto mondiale di gestione di rifiuti e tecniche di incenerimento, le cui tesi sono riportate, per esempio, nel saggio "Incenerire i rifiuti? No grazie" di Gianluca Ferrara. Secondo l'esperto, ospite più volte anche della nostra città, gli impianti di incenerimento producono polveri tanto piccole che non possono essere filtrate ne dal naso ne dai bronchioli, penetrando, così, in profondità nei polmoni. Gli inceneritori, oltre alle polveri, generano metalli pesanti come piombo, mercurio, arsenico e cadmio, altamente nocivi per la salute.

Le ceneri, poi, andrebbero depositate in discariche speciali, i cui costi superano dieci volte quelli delle discariche tradizionali. Il particolato e le diossine prodotti da questi impianti finiscono per ricadere sui territori vicini ed entrare inevitabilmente nella catena alimentare.

L'Agenzia per la protezione dell'ambiente e per i servizi tecnici (Apat) ha sollecitato il monitoraggio nel lungo periodo della concentrazione di micro polveri e della prevalenza di malattie nelle aree adiacenti i 51 inceneritori presenti sul territorio italiano.

Come dimostra uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità condotto sulla popolazione campana, nei territori dove sono diffuse le pratiche di incenerimento e smaltimento dei rifiuti solidi urbani e di quelli pericolosi il rischio di morire di alcune patologie è più alto della norma.

Come ha più volte spiegato lo stesso Connet, l'alternativa sta nel ridurre i rifiuti attraverso la raccolta differenziata porta a porta con tariffa puntuale, e nel riciclo. Quanto rimane va inviato a impianti per una selezione meccanica delle tipologie dei rimanenti rifiuti indifferenziati. La parte non riciclabile può essere trattata senza bruciarla in impianti di bioessicazione. La raccolta differenziata può arrivare al 70 per cento dei rifiuti, il 30 per cento rimanente può ridursi al 15-20 per cento dopo la bioessicazione. Una quantità inferiore agli scarti degli inceneritori. Ma si
tratta di materiali inerti e non tossici con minori spese di gestione e un impatto ambientale e sanitario ridotto.

L'Europa virtuosa ha definito la strada del futuro, che non prevede inceneritori, a differenza di quanto sosteneva nonno Allodi e Enia e Provincia e Comune con il loro immaginifico pamphlet distribuito con il quotidiano locale.

La realtà è solo l'opposto di quanto sostenevano. A Parma cresce in quel di Ugozzolo un fantasma del passato.

Chissà che qualcuno un giorno non decida di fare piazza pulita degli errori commessi e ricominciare a ragionare guardando avanti, a braccetto con l'Europa virtuosa.

Parma, 25 febbraio 2011

-436 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, *ORA* lo possiamo fermare.

+267 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perchè l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

Fonte: www.gestionecorrettarifiuti.it
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Via Zaniboni 1 - Parma

giovedì 24 febbraio 2011

Bloccato dall'IAP il finto spot "neutro" sul Nucleare

Il finto spot "neutro" sul nucleare prodotto dal forum nucleare di Chicco Testa (campione mondiale di salto della quaglia, dalle battaglie anti-nucleari di legambiente ai confortevoli salotti della finanza filonucleare) è stato bloccato nella giornata di ieri perché trattasi, come riconosce l'istituto di Autodisciplina Pubblicitaria, di pubblicità ingannevole in quanto non conforme agli articoli 2 e 46 del codice di Autodiscliplina della comunicazione.

E' stato disvelato quindi anche in via "ufficiale" quello che i movimenti avevano già individuato da tempo, ovvero una pubblicità che solo ad una lettura superficiale appariva bilanciata. Utilizzando però una visione critica ci si accorgeva dell'inganno, a partire dai colori utilizzati dai due contendenti sulla scacchiera, il contrario muove il nero, colore dalla connotazione negativa, il favorevole il bianco ed ha sempre l'ultima parola sulle obiezioni mosse dal contrario. Inoltre il bianco era sempre deciso nei movimenti, poggiando le proprie pedine con sicurezza, mentre il contraio appariva indeciso sulle mosse da fare. Fino all'epilogo finale in cui si scopriva che i pro e i contro sono la stessa persona, lasciando intendere che il passo successivo che il telespettatore doveva compiere era quello di superare i propri pregiudizi e schierarsi completamente dalla parte del bianco.

Uno spot che si macchiava comunque di gravi omissioni, come quelle dello stoccaggio delle scorie nucleari, dicendo che una volta stoccate sono sicure, omettendo il fatto che in 60 anni di produzione Nucleare nessuno stato è riuscito a trovare un modo per stoccarle in sicurezza. Dimenticandosi dei costi in bolletta che paghiamo tuttora per la gestione delle scorie italiane e che pagheremo per lo smantellamento delle vecchie centrali e per lo smaltimento futuro delle scorie nucleari, il vero business della lobby del nucleare, che assicurerebbe una rendita eterna sulle spalle dei cittadini. Si calcola infatti che l'aggravio in bolletta sarebbe di 18,4 cent ogni kw/ora per ogni centro di stoccaggio aperto, stima fatta sui consumi italiani di energia elettrica nel 2010 (326 000 gigawatt/) e sul costo di gestione di un nuovo centro di stoccaggio previsto per la seconda metà del 2011 in Francia (60 miliardi di euro).

Uno spot che faceva opera di vera e propria disinformazione nel momento in cui si affermava che le fonti rinnovabili potrebbero non essere sufficienti fra 50 anni, quando basterebbe una serie di politiche che mirino al risparmio energetico (a partire dalla pubblica amministrazione) e ad incentivare l'utilizzo delle energie green sostituendo vecchi impianti a combustione per eliminare almeno un terzo dei costi energetici.

Ma la partita non finisce certo qui. Gli investimenti in comunicazione messi in campo dalla lobby del nucleare (la sola ENEL ha investito 20 milioni di euro in comunicazione) sono notevoli e la battaglia per disvelare la menzogna nucleare è appena iniziata.

Fonte: http://www.infoaut.org/
Immagine: http://www.eticaforum.com/

mercoledì 16 febbraio 2011

Pontinia 18 Febbraio Mi illumino di Meno 2011

L'Associazione Culturale Cantiere Creativo di Pontinia aderisce all'iniziativa "Mi illumino di meno 2011" proposta dal programma radiofonico Caterpillar di Radio2, proponendo un convegno dedicato agli effettivi vantaggi energetici ed economici delle tecnologie a Led.

Venerdì 18 Febbraio 2011 dalle ore 17.30 presso il teatro Fellini di Pontinia, il prof. Ing. Luciano Di Fraia docente di progettazione Illuminotecnica dell'Università Federico II di Napoli, relazionerà sul tema dell'incontro, ILLUMINAZIONE PUBBLICA A LED: quali opportunità per pubbliche amministrazioni imprese e professionisti?

Luciano Di Fraia divenuto il massimo consulente scientifico e divulgatore di questa nuova tecnologia, dopo aver fatto di Torraca (SA) primo Comune a Led nel mondo. Le ricerche scientifiche del professore stabiliscono che si favorisce una riduzione del 65% dei consumi rispetto alle tecnologie tradizionali, un abbattimento dei costi di manutenzione del 50% e dell'inquinamento luminoso del 90%.

L'evento, patrocinato dalla Provincia di Latina e dal Comune di Pontinia, sarà un modo per far conoscere questa innovativa tecnologia alle amministrazioni pubbliche provinciali, ai commercianti, ai vari ordini tecnici, architetti, ingegneri, periti, i notevoli risultati raggiunti concentrando l'attenzione per un risparmio energetico, concetto base che segue l'obiettivo della manifestazione.

Infatti oltre al convegno, saranno presenti altre associazioni a portare il loro sostegno per la causa ambientale. Latina Sostenibile di Maurizio Patarini con la dimostrazione di un auto elettrcia e Pontinia Ecologia e Territorio di Giorgio Libralato con l'allestimento di un istallazione luminosa. Contestualmente agli spegnimenti simbolici delle luci della piazza, ci saranno accensioni originali di luci pulite a tema tricolore, sarà una edizione speciale per i 150 anni dall’unità d’Italia, sarà un evento importante per la comunità di Pontinia e per la provincia di Latina, che potranno sensibilizzarsi ad un tema ambientale di rilievo e testimoniare la necessità di una gestione più “illuminata” del nostro futuro.

E' gradita la conferma di partecipazione all'evento tramite e-mail, all'indirizzo: cantierecreativo09@gmail.com

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Turbogas Pontinia, si torna al TAR

Il 10 marzo nuova discussione del ricorso avverso la compatibilità territoriale

PONTINIA, 15 FEBBRAIO 2011 - Si torna al TAR di Latina il 10 marzo per discutere il ricorso avverso il provvedimento del parere compatibilità territoriale del CTR (Comitato Tecnico Regionale dei Vigili del Fuoco) iscritto dinanzi a Latina al n.381/10 con udienza per sospensiva già fissata al 19 ottobre e rinviata in attesa della decisione del consiglio di stato sul ricorso del comune di Pontinia contro l'annullamento del RIR (rischio di incidente rilevante, direttiva Seveso) avverso la sentenza 1350/2009.)

L'Acea ha presentato, con riferimento all'udienza del 19 ottobre, 26 documenti, tra i quali i ricorsi promossi dalla stessa al TAR di Latina, i motivi aggiunti, le relative memorie, i provvedimenti del comune di Pontinia in materia di Rischio di incidente rilevante (R.I.R.), le comunicazioni del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, alcune documenti relativi alla procedura A.I.A. e della relativa conferenza di servizi, alcune comunicazioni del comune di Pontinia in merito alla conferenza, la documentazione cartografica (aerofotogrammetria e del CTR con relativa ubicazione della centrale rispetto alle aziende a rischio di incidente rilevante nell'area), e alcune perizie tecniche di parte.


sabato 5 febbraio 2011

Immobilismo all'arsenico

Un esposto alla Procura di Roma contro Regione Lazio e Stato Italiano «di fronte all´immobilismo sul fronte dell´acqua all´arsenico». Lo ha depositato il Codacons che lunedì 7 Febbraio alle 17.00, terrà un incontro al liceo "Grassi" di Latina. Secondo l´associazione «A oggi, nulla è stato fatto per il risanamento delle acque e per garantire l´approvvigionamento idrico tramite fonti alternative. Per questo si chiede di aprire una indagine alla luce di possibili profili penalmente rilevanti quali inquinamento doloso, concorso in epidemia, e predisporre il sequestro immediato delle falde acquifere fuorilegge». Secondo il Codacons, «il problema dell´arsenico e di altre sostanze inquinanti presenti nelle acque destinate al consumo umano, era noto da anni. Nonostante ciò, la Regione si è avvalsa delle deroghe concesse dalla legislazione italiana, senza però provvedere efficacemente a bonificare le falde acquifere». Nel corso dell'incontro il Codacons, attraverso il suo presidente e i tecnici dell'associazione, spiegherà l'azione di risarcimento avviata dall'organizzazione dei consumatori contro lo Stato e la Regione, volta a far recuperare ai residenti nei comuni interessati 600 euro a famiglia, per il danno da consumo di acqua inquinata da sostanze nocive.

Fonte: Codacons

Pontinia, una politica partecipata

Pontinia, una politica partecipata per decidere sul futuro dell'Ex-Hilme

Articolo di Gianpaolo Danieli del 5 Febbraio 2011 sul Settimanale di Latina in uscita oggi in tutte le edicole di Latina.

Fonte Immagine: cittadinirovereto

L'incontro di martedi scorso in consiglio comunale è stato l'esperimento per una politica partecipata, queste le parole del Sindaco Eligio Tombolillo e del consigliere Alfonso Donnarumma. Politici, nonostante le molte assenze della maggioranza e cittadini si sono consultati a vicenda sul caso della destinazione d'uso dell'area Ex-Hilme. Due lotti di terreno con capannoni industriali sono diventati di proprietà del comune, quindi ora sono da considerarsi "cosa pubblica". In poco meno di due ore sono state esposte le proposte dei partici politici (La Destra, L'Udc, il Pd) e delle associazioni. Tra le associazioni, la CIA (Confederazione Italiana Agricoltori) ha proposto un mercato di prodotti caseari tipici per far decollare i marchi del nostro territorio, il partito La Destra è favorevole alla realizzazione di un Farmer Market per la vendita a dettaglio di prodotti alimentari a km zero e la costruzione di abitazioni residenziali convenzionate per i meno abbienti. L'Udc nelle vesti del segretario del partito proponeva uno spazio giovanile per il tempo libero. Il segretario del Pd riserva progetti per i servizi sociali agli anziani. L'associazione culturale "Cantiere Creativo" a nome del Consiglio dei Giovani e delle associazioni culturali "Papyrus", "Chinino" e "Sguardo dell'altro", consiglia la creazione di uno spazio comune d'aggregazione multiculturale, rimarcando il fatto che la mancanza di uno spazio fisico, dove potersi esprimere e confrontare, decelleri la spinta culturale. I giovani e i cittadini di Pontinia con la realizzazione di questo spazio, potranno essere partecipi di molte attività che adesso si vedono sfumare o alle quali devono rinunciare perchè non alla loro portata. Un esempio tra i tanti è quello dell'Eurodesk, per il quale abbiamo il totale appoggio dalla Provincia di Latina ovvero l'inserimento di uno sportello per gli scambi culturali Europei. Questo spazio potrebbe essere il punto di partenza per rilanciare veramente la mobilità giovanile in Europa e per dare valore all' indice di slivuppo del sistema associativo che in una città corrisponde all'innalzamento culturale. Le associazioni culturali unite chiedono almeno 270 mq per poter strutturare uno spazio suddiviso in una sala concerti – esposizioni – audiovisiva, una sala prove per la musica e delle stanze-laboratorio per le attività educative, creative, formative e di produzione. Il Farmer Market, le abitazioni di edilizia convenzionata e il centro di aggregazione giovanile, sono le tre idee che a fine incontro sono state messe agli atti, i quali a fine febbraio verranno resi pubblici e avrà luogo un'ulteriore riunione tra i partecipanti. Su diversi fronti devono essere vagliate le proposte: economico, finanziario e urbanistico. Il piano economico è quello cui preme di più al Sindaco, sottolineando ancora una volta il fatto che sono stati spesi 600 mila euro. Una preoccupazione giusta, ma che non dovrebe viziare l'analisi delle proposte che andrebbero analizzate con l'integrazione di tutti i settori disciplinari in campo.

giovedì 3 febbraio 2011

Governo Bocciato sul Nucleare..Il Cambiamento?

NUCLEARE: CONSULTA BOCCIA GOVERNO, SU IMPIANTI SENTIRE REGIONI

La Corte Costituzionale ha bocciato oggi un articolo di un decreto attuativo della legge delega sul nucleare, affermando che le Regioni devono esprimere il proprio parere sugli impianti da realizzare. Lo ha annunciato oggi la stessa Consulta.

La decisione è una conseguenza del ricorso presentato da alcune regioni, tra cui Toscana ed Emilia Romagna.

“La Consulta ha dichiarato, con una sentenza depositata oggi, l’illegittimità costituzionale dell’art. 4 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, nella parte in cui non prevede che la Regione interessata, anteriormente all’intesa con la Conferenza Unificata, esprima il proprio parere in ordine al rilascio dell’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio degli impianti nucleari”, si legge in un comunicato.

In particolare, nella sentenza la Corte ha precisato che “la potenziale attitudine del singolo impianto nucleare, per quanto materialmente localizzato in un determinato territorio, a incidere sugli interessi e sui beni di comunità territoriali insediate anche in altri ambiti regionali, giustifica la previsione – ai fini del rilascio dell’autorizzazione unica – dell’intesa con la Conferenza Unificata, quale sede privilegiata per la rappresentazione delle istanze e delle esigenze proprie di tutti i livelli di governo coinvolti”.

Mentre l'Italia continua a discutere di niente a tutte le ore e in tutti i programmi televisivi, accadono fatti, si muovono le persone, ci sono notizie buone e notizie cattive.

La decisione della Consulta (vincolante) secondo la quale il Governo non può ignorare il parere delle regioni nella costruzione di nuove centrali nucleari nel loro territorio. Dovrebbe essere scontato, ma nel paese in cui si parla costantemente di federalismo, paradossalmente non lo era...

Salutiamo con piacere la decisione della Corte Costituzionale , quindi, ma ricordiamo che - di fatto - in questo paese non si faranno mai le centrali nucleari, per una serie di motivi che abbiamo più volte ricordato. Nel frattempo, però, si saranno spesi migliaia di euro, firmate consulenze, eccetera eccetera eccetera.

Nel frattempo, la più potente centrale nucleare dell'Europa occidentale, annunciata per il 2009 e ancora in fase di costruzione in Finlandia, si distingue per migliaia di errori di costruzione, difetti di comunicazione fra i lavoratori e rischi nel sistema di sicurezza. Le compagnie AREVA e Siemens fanno ora i conti con costi miliardari raddoppiati nel giro di un biennio. Eppure è questa la promessa della rinascita del nucleare tanto auspicata anche per l'Italia...

Fonte: Il Cambiamento