giovedì 21 gennaio 2010

Turbogas, nuova udienza al Tar

IL ricorso avanzato dal Comune di Pontinia contro l'Autorizzazione Integrata Ambientale, Aia, rilasciata dal Ministero dell'Ambiente per il progetto della turbogas è stato accolto dal Tar di Latina. La prima udienza per discutere della sospensiva del provvedimento è stata fissata per il prossimo 11 febbraio.
Il progetto di costruzione di una centrale di energia elettrica alimentata a gas naturale, che l'Acea vuole costruire nell'area industriale di Mazzocchio aveva ottenuto questo certificato nei mesi scorsi. Il comune, una volta letti gli atti aveva deciso di ricorre presso il Presidente della Repubblica, essendo scaduti i 60giorni di tempo. Una mossa che era attesa, comunque, perchè erano già troppe le incongruenze rilevate in sede di Via, Valutazione di Impatto Ambientale, e molte erano state rilevate anche in sede Aia. Era parso strano che mentre il ministero riapriva l'iter di approvazione del Via, approvato nel 2005, intanto lo stesso Ministero approvava l'Aia.

L'articolo è a firma di A.Z Latina Oggi 21 Gennaio 2010

L'Italia delle polveri sottili

Condivido con voi su questo blog una nota di Informare Per Resistere (costituita da un gruppetto di cittadini comuni che si sono posti come obiettivo quello di riunire giornalmente, in un'unica pagina, tutta una serie di articoli, rigorosamente reperiti in Rete, che possano essere utili per aiutarci a riflettere sui fatti del giorno); Lo potete trovare su facebook, e diventarne fan!

Le polveri sottili superano ormai costantemente i limiti imposti per legge in molte delle nostre città. Cerchiamo di capire cosa sono, come mai sono nocive e soprattutto perché nessuno fa niente per tutelare la nostra salute.


di Andrea Degl'Innocenti
Il 2010 è iniziato all'insegna dell'inquinamento da polveri sottili. In molte città italiane, i limiti imposti per legge sono stati superati più volte già in questi primi giorni – a Milano 12 volte nei primi 20 – mentre il dossier di Legambiente “Mal'aria 2009” presenta dati non certo confortanti: nell'anno appena trascorso solo 31 città sulle 88 monitorate sono risultate in regola.
Si riaccende dunque un dibattito annoso, in cui gli interessi economici e politici giocano un ruolo fondamentale e tendono spesso a minimizzare il problema. Emblematico, in tal senso, è il caso di Pozzallo (Corriere di Ragusa, 14/01/2010), comune in provincia di Ragusa in cui è attivo un cementificio accusato da molti di immettere nell'aria polveri dannose. Indizi a suo carico sono l'incidenza di tumori molto elevata ed una strana patina che si deposita sulle auto parcheggiate proprio nei pressi dello stabilimento, assai difficile da lavare via. Un caso per cui sembrerebbe superfluo l'intervento di Sherlock Holmes. Ciononostante il sindaco, continua a difendere a spada tratta lo stabilimento accusando piuttosto chi diffonde “falsi allarmismi”.
Si capisce quindi che in un tema così “caldo” non è sempre facile vederci chiaro. Proviamoci, cercando innanzitutto di capire cosa sono le polveri sottili e perché alcune di esse sono dannose per la nostra salute.Polveri sottili, o particolato, o PM10 è il nome generico che indica tutte le sostanze sospese in aria. Sono polveri sottili, ad esempio, il polline, le spore, il sale marino, la terra alzata dal vento. Ora, a questo insieme eterogeneo di sostanze, da qualche decennio a questa parte – esattamente da quando l'uomo ha rafforzato la propria presenza intrusiva nell'ecosistema terrestre – si è aggiunta tutta una serie di elementi inquinanti, detti antropici, frutto generalmente di combustioni chimiche, quali metalli, solfati, nitrati, ceneri, fibre di amianto, polveri di cemento e carbone.
Qui sta il problema: mentre le prime sostanze, quelle naturali, non sono dannose per la salute, anzi in alcuni casi risultano persino benefiche – basti pensare all'aria ricca di iodio nei pressi del mare – le polveri antropiche sono responsabili di patologie acute e croniche all'apparato respiratorio (asma, enfisemi, tumori) e cardio-circolatorio.
Inoltre tanto più queste polveri sono sottili, quanto più, inalate, penetrano in profondità nell'organismo. Ad esempio delle particelle dal diametro di 10 micron – misura a partire dalla quale si inizia a parlare di polveri sottili – non giungono oltre il setto nasale e la faringe, creando al massimo qualche infiammazione, ma già delle particelle di 2,5 micron (le cosiddette PM2,5) sono in grado di penetrare profondamente nei polmoni creando danni ben più gravi. Le nano polveri infine, con diametro dell'ordine di grandezza dei nanometri, arrivano addirittura a penetrare nelle cellule.Quindi è accertato che più le polveri sono sottili più sono dannose per la nostra salute. Proprio qui sta il problema maggiore. Le nostre città infatti sono già sature di polveri sottili, emesse per la maggior parte da automobili, stabilimenti industriali e inceneritori. Ma nelle nostre città avvengono anche migliaia di combustioni al giorno, dalle più grandi alle più banali, come quelle delle comuni caldaie domestiche. Tali combustioni, filtrando l'aria, assottigliando sempre di più le polveri in essa presenti; risultato, le polveri diventano sempre più sottili.
L'unica soluzione per liberarci del problema, come spiegava eloquentemente Stefano Montanari in una intervista di circa un anno fa, è smettere di produrle. Ciò vuol dire ripensare il nostro stile di vita, perché le polveri sottili non sono la conseguenza di un fenomeno singolo ed isolabile, ma di processi complessi e intrecciati che stanno alla base della nostra società. Sono la coscienza sporca della società, depositata come fuliggine in ogni suo strato, volatile ed invisibile, ma tangibile nei suoi effetti disastrosi.
Dai mezzi di trasporto ai metodi di gestione dei rifiuti, passando per la produzione di energia, tutto si deve cambiare. Le soluzioni non mancano e sono note a tutti: esistono decine di metodi efficienti per produrre energia pulita, mentre la politica dei rifiuti zero si è dimostrata applicabile anche alle grandi metropoli come Los Angeles. Ciò che manca, a detta della classe politica, sono i soldi per metterle i pratica. Ma i soldi non mancano quando si tratta di realizzare progetti inutili o inefficienti come l'ormai cabarettistico ponte sullo stretto o i treni ad alta velocità.
Allora cos'è che impedisce di attuare misure tese a tutelare gli interessi di tutti? Cosa ci vieta di agire sulla causa piuttosto che sull'effetto, dunque adottare uno stile di vita più sano piuttosto che produrre medicine sempre più efficaci per curare i nostri mali? Il dubbio sale, atroce e spontaneo: che anche la malattia, come ormai quasi tutto, sia diventata un business?

Fonte:http://www.terranauta.it/a1743/salute_e_alimentazione/l_italia_delle_polveri_sottili.html

martedì 19 gennaio 2010

Acqua pubblica



L'acqua deve tornare pubblica. Quotare la pioggia in Borsa equivale ad affidare la sopravvivenza delle persone a degli squali. Il prossimo V3day sarà per l'acqua pubblica, l'8 maggio 2010. In Italia manca una cultura diffusa dell'acqua, i fiumi e i torrenti sono inquinati nell'indifferenza di quasi tutti, le sorgenti non sono protette, l'acqua viene sprecata come se fosse un bene inesauribile. L'acqua è il petrolio di questo secolo, l'oggetto di desiderio delle multinazionali, dobbiamo difenderla In Italia esistono movimenti e testimonianze a favore dell'acqua pubblica come il: "Forum italiano dei movimenti per l’acqua".
BEPPE GRILLO

lunedì 18 gennaio 2010

Ulderico Pesce: dall'azione scenica alla reazione sociale



Ulderico Pesce, definito dalla critica italiana: "l'esponente di spicco della nuova generazione dei narratori teatrali italiani", domenica sera al teatro Fellini di Pontinia ha messo in scena Storie di Scorie: Il pericolo italiano del nucleare è ancora un problema da risolvere. Si legge poi sul quotidiano locale dello stesso giorno(17 Gennaio 2010) che Borgo Sabotino potrebbe essere idonea per il deposito delle scorie radioattive. Con il titolo : Due siti per le scorie nucleari.

Dopo lo spettacolo eravamo tutti preoccupati, i dati parlano chiaro, malattie, degrado ambientale, inquinamento da radioattività, manutenzione inesistente di condutture!

Poi leggi l'articolo è diventi furioso!

L'AZIONE SCENICA CI HA CATTURATO, CI HA PREOCCUPATO!

Adesso bisogna reagire come hanno reagito i lucani nel 2003!

Ulderico Pesce continua a girare nei teatri per informare la gente e per portare a conoscenza fatti realmente accaduti. Fino al 24 Gennaio 2010 è al teatro l'Orologio di Roma con : ASSO DI MONNEZZA!

Di Ulderico Pesce hanno scritto:

l’Unità, Rosulderico pescesella Battisti:
Un narratore di un’Italia dimenticata. Del fare teatro passando per l’archivio, la memoria e poi agitando il tutto per un perfetto cocktail da scena. Teatro con senso e con anima che non finisce con la sigla the end, ma continua a lavorarti dentro e, magari, si aspetta che possa agire nella realtà.

Corriere della Sera, Franco Cordelli:
Pesce recita come se fosse seduto a un tavolo con ciascun spettatore, mi racconta una storia, è la storia di un altro, ma potrebbe essere la sua. Pronuncia una lunga frase e fa una pausa, con calma come se il tempo fosse illimitato, come se fossimo a Matera e non fossimo incalzati da nessuna delle nostre pseudo-brame di vita.

Avvenimenti, Marcantonio Lucidi:
Pesce, attore di sicura forza teatrale, è uno di quegli showman di cui l’Italia ha il segreto, i mattatori di estrazione locale ma di valore nazionale.

Diario, Attilio Scalpellini:
“Dolce e dolente è la matrice del teatro estroverso e popolare di Ulderico

Il Tempo, Tiberia De Matteis:
Il teatro di Pesce cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica su importanti argomenti con la sua indubbia ed etica arte scenica.

sabato 16 gennaio 2010

CHE CONFUSIONE!!!



Chi naviga in rete è molto più vicino alla realtà di chi non entra mai nel Metamondo di internet. Tra le due situazioni, c'è anche chi accede ad internet saltuariamente e lavora molto di fantasia. Questo è successo ad una giornalista della Provincia, quotidiano locale di LT, che in un articolo pubblicato il 9 Gennaio 2010 ha creato un "collage giornalistico" completamente forviante, distorcendo l'informazione e così la realtà di più soggetti.
Iniziando dal fatto che il 17 Gennaio 2010 presso il Teatro Fellini di Pontinia ci sarà solo ed esclusivamente uno spettacolo teatrale: "Storie di scorie" (titolo esatto) di Ulderico Pesce e una mostra fotografica sull'ambiente e l'energia e nessuna questione elettorale, riunione o comizio sulle candidature della Lista civica rete dei Cittadini.

Esordisce con: "Soffia il vento delle regionali sulle polveri della turbogas", beh che dire come slogan politico io personalmente me lo rivenderei, peccato però che di regionali tra gli "AntiPolveroni della Turbogas" non se ne parli.
Entriamo dunque nel viaggio psichedelico allucinogeno dell'articolo, il quale avete un'immagine qui sotto.

La Lista civica "rete dei cittadini" si è costituita ufficialmente Sabato 19 dicembre 2009 presso l'Hotel Golden Tulip di Roma e non il 28 Dicembre scorso, proprio se vogliamo fa informazione! Poi la Rete dei cittadini di Pontinia al momento non si candida alle regionali, quest'ultima risulta allocata all'indirizzo:www.retedeicittadinidipontinia.blogspot.com. Questo blog invece, - dove sto scrivendo ora - è indipendente dalla Rete dei cittadini di Pontinia, anche se spesso viene menzionata (come per altri blog! E' la rete!), lo faccio con lo scopo di fare informazione su un movimento che nasce dal basso e che porta avanti battaglie e tematiche a me molto importanti. Prima su tutte quella contro la Turbogas! Per ultimo, caso straordinario, il commento riportato, totalmente sconnesso rispetto al contesto dell'articolo che riguarda il portavoce del movimento : Paolo Cima. La frase intera dell'articolo: "L'occasione del 17 - ha commentato infatti Paolo Cima - sarà anche quella di parlare delle possibili candidature". In realtà non ci sarà nessun Ordine del Giorno il 17 Gennaio, perché al Teatro si va per assistere ad uno spettacolo e non per seguire un Odg inventato da una giornalista con le idee e i contenuti un pò confusi! Quindi per non fare Confusione: Domenica al Teatro Fellini di Pontinia, Storie di Scorie di Ulderico Pesce, organizzato dalla Rete dei cittadini di Pontinia con la collaborazione dell'associazione Cantiere Creativo. Dalle 17.30 una mostra fotografica con il tema del Nucleare, ambiente ed energia.

Pontinia: Quei giovani già vecchi

Pontinia, le solite «manovre» dietro il Consiglio baby

CONSIGLIO dei giovani, quando la politica dei «grandi» si fa invadente. E’ questa la considerazione se pur amara di alcuni esponenti di «Giovani pensieri», interrogativi pesanti su come anche il primo tentativo di attività politica da parte dei giovani sia stati per così dire «appesantito» dalla presenza di alcuno volti noti della politica che di «lasciare spazio ai giovani» non ne vogliono sapere. «Il 13 dicembre - fanno sapere Ilenia Zuccaro e Luca Ghidoni - si svolgono le elezioni, e qui hanno trovato conferma quelle che secondo noi, sono state vere e proprie intromissione dall'alto che hanno caratterizzato un po’ tutta la campagna elettorale. Ci siamo chiesti: ma perché due esponenti politici dell'opposizione, consiglieri comunali, si affannano così tanto durante lo scrutinio delle schede? Contano i voti, si accertano delle regolarità e esultano per il risultato ottenuto. Ma le liste, anche se dichiaratamente legate a partiti politici, non sono però indipendenti? La vittoria di una determinata lista non è la vittoria di determinati consiglieri comunali. O forse si? L'affluenza alle elezioni del 13 dicembre è stata relativamente buona, segno che almeno il 20% dei ragazzi votanti avevano scelto e espresso la necessità di cambiare Pontinia. Peccato che ad un mese dalla dichiarazione degli eletti il Consiglio dei Giovani di Pontinia non si è ancora
riunito, e mentre si aspettano le decisioni del secondo ricorso sui risultati elettorali per l'assegnazione di questo fantomatico seggio, il gruppo degli eletti cerca informalmente di riunirsi per conoscersi meglio e iniziare a lavorare. Durante tutto questo periodo di attesa tra elezioni, primo e secondo ricorso, la situazione delle candidature alle poltrone di presidente
e vice presidente è stata tutta un'escalation di contrattazioni e strategie. Siamo stati avvicinati da consiglieri che ci indicavano il nome del futuro presidente e consiglieri che hanno dichiarato candidature convinti di avere accordi con noi e accusandoci di pugnalate alle spalle. La nostra idea di Consiglio dei Giovani era quella di uno spazio aperto a tutti, dove le cariche di Presidente e vice sono solamente delle figure di coordinamento del Consiglio
per l'organizzazione e il funzionamento di esso. Non sono i rappresentanti di qualche partito, né i soli che possono farsi portavoce del Consiglio. Dovrebbero possedere capacità di mediazione e indipendenza da tutto e tutti, ma non ravvisiamo in nessuno dei possibili candidati queste capacità». I problemi quando si tratta di politica sembrano essere rapportati in scala. Viene allora da chiedersi se sono i big a dare adito a scaramucce da ragazzi o se sono i più piccoli ad avere aspirazioni da politici navigati, con tutte le manovre che ne derivano.
Articolo di M.S.G. tratto da Latina Oggi del 14 Gennaio 2010

Altri post correlati: Nascono i Giovani pensieri

venerdì 15 gennaio 2010

Attacco alla Rete


L'attacco a Internet è ormai spudorato, scrive Beppe Grillo sul suo blog!

Il Governo, quindi il proprietario di Mediaset, ha deciso che il diritto di informazione in Rete deve essere sanzionato. Che il copyright sia usato per chiudere siti e eliminare video da YouTube. Che la ripresa in diretta con una web cam fatta da un cittadino in streaming sia valutata al pari di una diretta televisiva. Che i siti che fanno informazione su Internet debbano provvedere a rettifiche equiparabili ai telegiornali nazionali. Tutto questo è merda che va restituita al mittente. La Rete deve fare opera di disobbedienza civile, a partire da questo blog, di fronte a una legge confezionata per Mediaset e per la RAI.
Berlusconi paga solo l'uno per cento dei ricavi per tre concessioni televisive nazionali, è ricco grazie a D'Alema che gli confezionò una legge su misura nel 1999 quando era presidente del Consiglio...continua il post sul blog di Beppe Grillo

Perché queste decisioni? Perché la Rete vuole essere censurata e l'informazione imbavagliata?

Perché la Rete è due mesi avanti sugli altri media! E ve lo spiega Claudio Messora sul suo blog!

In Campania l'Altra Chernobyl: morire d'inquinamento


VIDEO: L'altra Chernobyl - Trailer

Il trailer del documentario L’altra Chernobyl, che vi segnalo nel video su è stato girato in Campania da Chiara Cimini, Adriano Natale e Ottavio Mauriello, tutti e tre giovanissimi, che hanno sentito immediato il bisogno di denunciare quanto stava avvenendo sotto l’indifferenza dei media e delle amministrazioni.

I tre vengono a conoscenza di uno studio pubblicato nel 2009 da ricercatori dell’ospedale Monaldi, che si trova poco distante dalla discarica di Chiaiano, in cui si evidenzia il rapporto esistente tra i rifiuti tossici e alcune patologie. Nel caso specifico i ricercatori trovano un nesso tra il mesotelioma pleurico e l’amianto scaricato illegalmente in diverse discariche della Campania incluse le provincie di Caserta e Salerno.

Scrivono i tre autori sul loro sito

Leggere i risultati di questa ricerca ha fatto nascere in noi la voglia di agire. “L’altra Chernobyl” è un documentario attraverso il quale desideriamo analizzare, con la massima attenzione, il rapporto tra salute e rifiuti in Campania, perché tutti devono sapere. “L’altra Chernobyl” è stata la risposta naturale a un bisogno, il bisogno di denunciare la realtà di una città a cui è stato tolto uno dei diritti fondamentali dell’uomo: il diritto alla salute. Napoli è la città d’Italia con la più alta incidenza di tumori al polmone, infarti e disturbi vascolari; Napoli sta morendo e, purtroppo, in pochi sembrano accorgersene.

Si può sostenere il progetto dei tre giovani autori prenotando una copia del DVD dal sito produzionidalbasso.

Grazie a Chiaianodiscarica per la segnalazione

Fonte:
http://www.ecoblog.it/post/9601/in-campania-laltra-chernobyl-morire-dinquinamento

giovedì 14 gennaio 2010

La Cernobyl italiana

Una ventina di anni fa alla centrale nucleare del Garigliano successe qualcosa. Mettendo a rischio un vasto territorio, dal Volturno al Circeo. Non molti lo sanno. Continua a leggere l'articolo su girodivite.it. Su lo stesso sito trovate un'immensa letteratura sull'Imbroglio Nucleare.

Per chi è interessato nell'archivio di Stato di Latina è catalogato una pubblicazione di Tibaldi Carlo Marcantonio con il titolo: "L' inquinamento da radionuclidi nelle acque del Lazio meridionale". Vedi catalogazione qui.

Nucleare, in Italia 37 incidenti nell'ultimo decennio

Nucleare energia sicura??? “L’Italia ha pronunciato un “no” storico al nucleare ma a distanza di quasi 14 anni dal referendum sul nucleare (8 novembre 1987) siamo ancora ben lontani dalla chiusura di quella coda “velenosa” costituita dalla sistemazione delle prodotte nel corso del tempo e dallo smantellamento delle centrali nucleari. Il nostro territorio è infatti cosparso di siti di raccolta e di stoccaggio di scorie e veleni pericolosi, che costituiscono un potenziale di inquinamento che non è più possibile sottovalutare”
(fonte: Progetto Humus). La lista degli incidenti nucleari in Italia dal 2000 ad oggi, dal blog Viky Universo, e l’approfondimento CHERNOBYL, 23 ANNI DOPO.






Il Caso Garigliano

Ma c’era stato davvero un "caso Garigliano" tale da consigliare misure più rigorose di controllo e di intervento e che invece in buona misura mancarono? Nonché tali da preoccupare ancora per l’oggi, ad oltre vent’anni di distanza? I numeri di allora, «mentre quelli di oggi sono caratterizzati da una totale mancanza sul piano epidemiologico da non potersi escludere una colpevole sottovalutazione del rischio permanente» dice ancora Cristaldi che ricorda ancora come il collega Mastroiacomo dell’Università Gemelli tempo fa gli abbia segnalato l’impossibilità di continuare il monitoraggio sull’area, visto il totale esaurimento dei fondi sono di per sé eloquenti. Come quelli ufficiali emersi da un’inchiesta del 1981 sulle malformazioni congenite registrate nei vitelli allevati nella zona contigua alla centrale. E che segnalano un sospetto intensificarsi di malformazioni genetiche a partire dagli anni 1964/65 (perfetta coincidenza con l’apertura della centrale), con casi di ermafroditismo e anchilosi. Fino ad arrivare, nella sola fascia S.Castrese-Sessa Aurunca, ad una preoccupante percentuale del 3%. Il tutto accompagnato per intanto dalla chiusura della centrale in seguito al verificarsi di una serie di incidenti. «Avvenimenti sui cui effetti 10 anni dopo non esistevano studi specifici», puntualizza Tibaldi. Né più rassicurante appare il dato relativo alle malformazioni genetiche registrate sui neonati (19,57 %. nel 1984) e raccolto e archiviato ufficialmente dalla Usl Latina-6 di Formia, con casi di bambini anencefali registrati all’Ospedale di Minturno o il ciclopismo del I semestre ’84 presso l’Ospedale Civico di Gaeta. Scenario infine reso ancora più cupo dai dati Istat del settennio ’72-’78 sulla mortalità per tumore e leucemia nella piana del Garigliano, spaventosamente attestato sul 44,48% (21,63 in tutta la provincia di Latina) contro una media italiana di poco superiore al 7%. Ora, è vero che nel dicembre del 1987 gli elementi di combustibile irraggiato sono stati completamente trasferiti dal Garigliano presso l’impianto di fabbricazioni nucleari "Avogadro" di Saluggia riducendo all’1% la quantità residua di radioattività presente nell’impianto, ma non per questo il rischio nell’area può dirsi del tutto debellato. «Intanto perché, precisa ancora Cristaldi, non è un indicatore sufficiente per la sicurezza dell’area la riduzione della radioattività presente sull’impianto e poi perché sono le radiazioni di media e bassa attività quelle maggiormente indicative ed attive.» Cosicché mentre Tibaldi continua a tutt’oggi a denunciare casi di malformazioni "certificate" nell’area e a ricevere frequenti segnalazioni di casi analoghi, Cristaldi continua con forza a mettere in guardia da quanto «non risulterebbe in modo evidente sul fronte cancero-genetico e avrebbe quindi spinto ad abbandonare la ricerca epidemiologica in loco. Perché, conclude, il dato è meno controllabile e più facilmente confondibile di quanto si creda. Ma non per questo deve spingere a restare inerti ». Enzo Cilento Istituto Superiore di Sanità.. Niente allarmismi :sui possibili rischi All’Istituto Superiore di Sanità sono contrari a qualsiasi forma di allarmismo. In primo luogo il dottor Eugenio Tabet, dirigente di ricerca dell’Istituto. «Non va dimenticato, esordisce infatti, che fin dall’atto di autorizzazione concessa alle nostre centrali, erano specificatamente previsti un programma ed una rete di sorveglianza ambientale sufficientemente rassicurante. Con controlli periodici e sistematici che, so per certo, vengono ancora compiuti. Come accade in Emilia, a Caorso, e in generale ovunque, almeno in Europa Occidentale.» Da qui, secondo Tabet, la mancanza di rilevazioni e dati epidemiologici "scientifici" nelle aree specifiche «anche perché, aggiunge, a meno che non si verifichino incidenti, le centrali non liberano che quantità di radioattività ridotte ed a così modesto raggio da non dover preoccupare più di tanto. Considerando oltretutto che dovunque e comunque le dosi di radiazioni cui sono esposti gli esseri umani non sono mai uguali a zero». A chi del resto gli oppone cifre preoccupanti sull’insorgenza di patologie leucemiche e tumorali nelle aree nuclearizzate, Tabet risponde con un invito alla prudenza e con il fatto che «i casi di tumore ad oggi sono ovunque numerosi, purtroppo, e in crescita. Il che può facilmente mascherare e nascondere qualsiasi connessione causale tra presenza del sito nuclearizzato e crescita dei fenomeni patologici». Del resto anche l’Istituto superiore di sanità il suo appello lo ha lanciato. «Siamo stati tra i primi infatti ad aver sollevato il problema della "decommisioning". Noi e i radioprotezionisti. E anche se siamo contrari a qualsiasi clima apocalittico, chiediamo da tempo che si intervenga in merito. Il che, come suggeriscono anche le ultime mosse del ministro Bersani(L'articolo è datato 21 gennaio 2005), mi sembra che stia avvenendo. Certo, suggerirei di intervenire con tempestività cercando intanto di tamponare la situazione. Magari prendendo in considerazione l’opportunità di utilizzare i siti nucleari già esistenti, riqualificandoli in depositi secondo le tecniche più sicure attualmente a disposizione.»

Garigliano: La testimonianza dell’avvocato tibaldi.

Fonte : Girodivite.it

mercoledì 13 gennaio 2010

Ritorno al nucleare: quelle strane zone oscure

Tratto dal sito Terranauta un importante articolo di Virginia Greco

Ritorno al nucleare: la popolazione non potrà neppure esprimersi riguardo all’allocazione delle nuove centrali. Il parere degli enti locali, infatti, non sarà vincolante. In questo panorama, si torna a parlare di una serie di vicende politiche ed economiche che ruotano intorno alle vecchie centrali, il loro smantellamento, i depositi delle scorie. Nessuno dimentica Scanzano Jonico, ma forse non tutti sono al corrente di quanto sta avvenendo a Borgo Sabotino.


Una forte inquietudine anima la popolazione di Borgo Sabotino, frazione di Latina, dove è localizzata la prima centrale nucleare entrata in funzione in Italia. I siti che ospitano le centrali dismesse sono inevitabilmente, infatti, i primi ai quali si rivolge l’attenzione. Non perché gli impianti in disuso possano essere ripristinati (la tecnologia è assolutamente obsoleta e anche lo smantellamento è ad uno stato già piuttosto avanzato), bensì in quanto le considerazioni che indussero alla scelta di tali luoghi potrebbero essere ancora valide e poiché si pensa che sia più facile far accettare la messa in attività di una centrale a popolazioni che hanno imparato a conviverci in almeno quarant’anni di storia.

Durante la prima era del nucleare in Italia, Borgo Sabotino fu scelta in quanto vicina al mare e situata sulle sponde di un canale (le centrali necessitano di ingenti quantità d’acqua per il raffreddamento), perché l’area era poco abitata e in quanto zona non sismica. Ad oggi la situazione è ben diversa: gli insediamenti umani nella zona sono molto aumentati e Borgo Sabotino è stata inserita di recente nella mappa delle aree soggette a fenomeni sismici.

Ciò indurrebbe a concludere che allora la cittadina latina è salva, ma non è così. Prima di tutto il CIPE, Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, non ha a disposizione un documento aggiornato da sostituire all’indagine e mappatura che furono realizzate negli anni Settanta, ossia nel momento in cui si decisero le localizzazioni delle prime quattro centrali. In secondo luogo, le articolate vicende legate allo smantellamento della centrale e, soprattutto, allo stoccaggio dei materiali radioattivi di scarto lasciano pensare che a Borgo Sabotino si stia cercando di realizzare tacitamente ciò che non è riuscito dichiaratamente a Scanzano Jonico.

Legambiente Lazio da sempre si batte per la difesa e la riqualifica dell’area occupata dall’impianto e tiene d’occhio i movimenti politico-economici in atto, senza però poter far molto di più che richiamare l’attenzione sul problema. Un ottimo dossier prodotto dall’associazione riassume la storia della centrale dalla sua nascita ad oggi e mette in luce come molte azioni siano state fatte non in trasparenza e in condizioni di conflitto di interessi. Inoltre la popolazione è oramai da tempo esclusa da qualunque consultazione.

Centrale Latina
Esistono davvero territori pronti ad accogliere in casa loro scorie nucleari?
Rimasta attiva tra il gennaio 1964 e il novembre 1986, la centrale di Borgo Sabotino (la prima messa in opera in Italia) fu chiusa definitivamente nel dicembre ‘87, in seguito al referendum popolare che decretò la fine dell’approvvigionamento da energia nucleare nel nostro Paese. Nel 1991 la licenza di esercizio dell’impianto fu modificata in modo da poter dare inizio ai procedimenti per la sua messa in custodia passiva. Di fatto, però, la centrale entrò ufficialmente in fase di “decommissioning”, ossia di dismissione, solo alla fine del 2003.

Proprio in quell’anno, infatti, il Governo decise che - a causa dell’urgenza di mettersi a riparo da rischi terroristici in relazione alle centrali nucleari - la messa in sicurezza delle centrali sarebbe stata affidata ad un Commissario, il quale avrebbe potuto agire in via straordinaria. In pratica, come chiarisce il su citato documento di Legambiente Lazio, le opere potevano essere realizzate in deroga alle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), alle concessioni urbanistico-edilizie, a quelle per le deviazioni di corsi d’acqua ad uso industriale, per il trasporto di merci pericolose e in materia di appalti. Ventidue leggi e decreti (inclusi quelli regionali) vennero sospesi per questo tipo di materia e i pareri delle istituzioni locali del tutto ignorati. Il ruolo di Commissario Straordinario – guarda caso – fu affidato al generale Carlo Jean, già Presidente della Sogin: un conflitto di interessi di nulla!

Fu così che si generò la vicenda di Scanzano e fu così che due anni più tardi a Borgo Sabotino venne attuato un piano di messa in sicurezza della centrale che prevedeva una procedura accelerata, ossia ancora una volta in deroga alle leggi ordinarie. Non esistendo ancora un deposito nazionale, ovviamente era necessario realizzarne sul luogo uno temporaneo, in cui depositare tutti i materiali, fanghi e rifiuti radioattivi conseguenti allo smantellamento. Nel 2006 venne così autorizzata la costruzione, presso la centrale in questione, delle infrastrutture per l’estrazione e il condizionamento dei fanghi radioattivi, di altri edifici di supporto alle operazioni, nonché di un deposito temporaneo per i rifiuti.

Le dimensioni del deposito in costruzione, secondo quanto valutato da Legambiente Lazio, appaiono eccessive per il contenimento esclusivo dei materiali provenienti dalla dismissione della centrale di Borgo Sabotino. In più, nel frattempo il problema dell’individuazione del sito definitivo per lo stoccaggio delle scorie e dei materiali di scarto appare non risolto (nonostante l’urgenza dichiarata negli scorsi anni, con cui sono state giustificate le azioni straordinarie che hanno ignorato le leggi vigenti). Per giunta, alcune scorie che anni or sono vennero inviate all’estero per subire processi di condizionamento, presto dovranno rientrare nel territorio nazionale.

Scorie radioattive
Tutto questo fa pensare alle associazioni ambientaliste, ma anche a parte delle istituzioni locali, che il deposito nazionale definitivo di cui tanto si parla (o non si parla) sia destinato ad essere collocato proprio a Borgo Sabotino, passando per sotterfugi e sotto la cortina di provvedimenti speciali e temporanei.

Torniamo dunque al quesito di partenza: se, a detta di Scajola, c’è un grande entusiasmo della popolazione all’idea del ritorno al nucleare, come mai si deve ricorrere a procedimenti speciali, segreti di Stato e colpi di mano?

Coloro invece che sono eventualmente davvero favorevoli al rifiorire delle centrali in Italia, sono realmente a conoscenza di tutti i retroscena e delle conseguenza? E alla luce di ciò, accetterebbero una centrale e un deposito di scorie e rifiuti vicino alla loro abitazione?

Con i soldi di qualcun altro, son tutti bravi ad offrir cena.

Per approfondimenti:


“Nucleare, strada obbligata?”, servizio di Giovanni Valentini e Fabio Tonacci – La Repubblica Radio TV

“Goletta verde a Borgo Sabotino (LT) – Dossier No Nucleare”, a cura di Legambiente Lazio
Scarica il Dossier No Nucleare qui
Leggi tutto l'articolo di Terranauta.it qui

lunedì 11 gennaio 2010

Mostra Fotografica sul Nucleare, Ambiente ed Energia

Uno sguardo ai limiti del Nucleare e alle innumerevoli sfaccettature che le energie rinnovabili in un ambiente sano possono dare

In occasione dello spettacolo teatrale di Ulderico Pesce: "Storie di scorie", verrà allestita una mostra fotografica "Nucleare, energia e ambiente" nel foyer del teatro comunale "Fellini" di Pontinia (LT).

Ci spaventa l'idea del ritorno al nucleare sul nostro territorio, il problema delle scorie mai risolto. Ci fa rabbia la cattiva informazione che considera il nucleare una delle fonti di "energia rinnovabile" che non tiene conto dei gravi rischi sull'ambiente e sulla salute, le bugie sul nucleare quale fonte energetica economica.
In quest'ottica si vuole inserire la fotografia, quale strumento veritiero che intende mostrare i limiti del nucleare presente sul proprio territorio e l'enorme bellezza di un ambiente sano nel quale vento, sole e acqua diventano i protagonisti assoluti di una cultura sostenibile. La mostra fotografica rientra nell'evento: "Storie di scorie in palude", organizzata dalla Rete dei cittadini di Pontinia con l'aiuto del Cantiere Creativo.

La mostra vuole essere collettiva e aperta a tutti, possiamo utilizzare questa pagina per accogliere fotografie e idee, affinché l'organizzazione diventi fluida.

Il comune di Pontinia approvando l'iniziativa, ha stanziato un contributo spese per la stampa in formato grande per un massimo di 30 fotografie.
Tutti gli interessati potranno inviare fotografie a cantierecreativo09@gmail.com entro e non oltre il 12 Gennaio 2010.
Le fotografie inviate saranno immediatamente inserite sulla pagina dell'evento e tramite il vostro e il nostro parere verranno selezionate.

domenica 10 gennaio 2010

Smaltimento delle scorie nucleari: un problema irrisolvibile


<--Mappa dei depositi temporanei di materiale radioattivo in Italia L'energia nucleare origina nel suo ciclo produttivo rifiuti che generalmente vengono chiamati scorie. La creazione dei rifiuti nucleari comincia nelle miniere d'uranio, prosegue nei centri di arricchimento e si conclude nelle centrali elettronucleari e negli impianti nucleari militari. Durante questo percorso vengono prodotti rifiuti nucleari che hanno la caratteristica di essere sempre altamente tossici: ci sono le scorie al plutonio, combustibili irradiati delle centrali nucleari estremamente pericolosi e destinati a restare attivi per migliaia di anni, e scorie "meno" pericolose che dimezzano la loro radioattività, e quindi il rischio, nel giro di pochi anni. Gli effetti di questi materiali sono noti: una irradiazione provocata da materiale contaminato può causare lo sviluppo di tumori o la nascita di bambini malformati. Com'è noto la malattia può svilupparsi anche parecchi anni dopo e colpisce a caso: nessuno può prevedere chi fra gli irraggiati verrà colpito né quando verrà colpito. Ma, a parte qualche caso sporadico, la scienza ammette l'estrema pericolosità delle scorie nucleari.

Si calcola che le scorie prodotte a livello mondiale dalle centrali elettronucleari e dagli impianti di arricchimento e ritrattamento del combustibile nel 2005 erano pari a circa 270mila tonnellate. Negli Stati Uniti si producono circa 2300 tonnellate di rifiuti nucleari ogni anno, in Francia 1200 tonnellate. Un problemino non da poco visto che... nessuno sa esattamente dove metterle! Il costo per la conservazione delle scorie è enorme, praticamente incalcolabile poiché si tratta di confinare in modo sicuro materiale che rimarrà attivo e pericoloso per migliaia di anni e nessuno ha mai progettato un sistema che deve restare impenetrabile per così tanto tempo. Attualmente si prospettano tre possibili soluzioni:

1) Confinamento a grandi profondità: è presentata come "la" soluzione al problema. In realtà il seppellimento solleva molteplici questioni: come sarà possibile garantire che i bidoni in cui verrebbero conservate le scorie resistano per così tanto tempo e non sversino all'esterno il loro terrificante contenuto? Come evitare i rischi d'intrusione umana? Chi può garantire la stabilità del sottosuolo per migliaia di anni?

2) Condizionamento e deposito di lunga durata in gallerie costruite in superficie dove le scorie dovrebbero rimanere, al massimo, per 300 anni. Si tratterebbe di depositi "temporanei": la soluzione del problema sarebbe rinviata ai nostri discendenti!

3) Separazione e trasmutazione: poiché è impossibile neutralizzare la radioattività si sta studiando la possibilità di "trasmutare" una parte degli elementi radioattivi in atomi stabili dalla vita più corta. Si tratterebbe di un procedimento complesso, proposto agli inizi degli anni '90 dall'americano Bowman e da Carlo Rubbia, che però rischia di creare, a sua volta, rifiuti pericolosi. Queste ricerche vengono considerate da molti scienziati come semplici ma costose curiosità di laboratorio!

La sola "messa in sicurezza", diciamo così, "provvisoria" delle scorie altamente tossiche costerà agli Stati Uniti circa 110 miliardi di dollari (al valore 1996). Dopo 25 anni di studi gli americani, che con circa 70mila tonnellate di scorie sono il paese con il maggior quantitativo di queste porcherie, hanno deciso di costruire un sito nazionale individuato in una cavità situata in profondità sotto lo Yucca Mountain, nel Nevada meridionale a circa 160 km da Las Vegas e nelle immediate vicinanze del Nevada Test Site dove fino a pochi anni fa venivano effettuati i test nucleari. Nei suoi tunnel dovrebbero essere conservati 11mila contenitori sigillati in modo da non rilasciare all'esterno le scorie provenienti dagli impianti elettronucleari e da quelli militari. Si tratta di un'operazione dai costi enormi ed enormemente complessa e pericolosa. Solo per gli studi preliminari del terreno e per il progetto sono stati spesi circa 7 miliardi di dollari; per la costruzione del deposito si prevede una spesa di circa 58 miliardi di dollari. Il materiale verrà trasferito dai 131 depositi "provvisori" attualmente attivi con 4600 viaggi via treno o autocarro che dovranno attraversare 44 Stati con i relativi rischi di incidente. L'opposizione, molto forte nel Nevada e fra gli ambientalisti, sostiene, fra l'altro, che quando il deposito sarà ultimato (forse nel 2015) si saranno accumulate talmente tante altre scorie che sarà necessario costruirne un altro. Ma dove?

I principali centri di stoccaggio in Europa si trovano a La Hague (Francia) e a Sellafield (Regno Unito). Si tratta di impianti che ritrattano le scorie nucleari per produrre nuovo combustibile nucleare; le scorie vengono cioè ridotte di quantità ma il problema non si risolve.

A Sellafield si trovano anche una parte delle scorie altamente radioattive prodotte fra il 1960 e il 1987 dalle centrali nucleari italiane. In Italia hanno funzionato quattro centrali (Caorso, Trino Vercellese, Latina e Garigliano), cinque impianti di ritrattamento del combustibile (Saluggia, Bosco Marengo, due a Casaccia e Trisaia), una dozzina di centri di ricerca (Varese, Torino, Legnaro, S. Piero a Grado, ecc.) oltre ad una decina di piccoli depositi (Milano, Udine, Forlì, Campobasso, Taranto, ecc.). In totale si dovrebbe trattare di circa 64mila metri cubi di scorie radioattive, la maggior parte dei quali (35mila) sono conservati nelle quattro vecchie centrali. Il resto è conservato negli altri siti, principalmente a Saluggia e Casaccia. Quando si individuò Scanzano come sito del deposito nucleare italiano si parlò di circa 80/90mila tonnellate di materiale radioattivo da conferire in Basilicata. Una cifra enorme perché comprensiva delle strutture provenienti dalla demolizione delle quattro centrali chiuse. A Scanzano la gente si è ribellata e non se ne è fatto di nulla. Ma il problema rimane, in Italia come nel resto del mondo.È sconcertante constatare che a più di mezzo secolo dal lancio del nucleare civile nessuno sa come risolvere il problema della messa in sicurezza dei rifiuti nucleari. Se non ci fossero pressanti interessi economici e militari basterebbe solo questa considerazione per scartare l'ipotesi nucleare. E invece...

Le categorie dei rifiuti nucleari

Bassa attività (1° grado): si tratta di materiali contaminati provenienti dallo smantellamento dei siti nucleari come macerie, calcestruzzo, infissi, ecc. Poco attivi ma spesso di lunga durata, questi rifiuti hanno dimensioni gigantesche.

Media attività (2° grado): la loro radioattività ha una durata media di circa 300 anni. Sono principalmente rifiuti tecnologici (guanti, vestiario, utensili, ecc.) rimasti contaminati durante il loro utilizzo. Le agenzia atomiche ritengono che potrebbe essere sufficiente stoccarli in depositi in "superficie".

Alta attività (3° grado): sono principalmente i rifiuti ad alta e altissima radioattività provenienti dal cuore del reattore. In essi si concentra una quantità enorme di radioattività. Rimangono pericolosi per migliaia se non per milioni di anni. Per questi rifiuti si sta studiando la possibilità di interrarli in cavità profonde.

Esistono poi altri rifiuti nucleari, non classificati dalle varie legislazioni nazionali come pericolosi, che vengono riutilizzati per la fabbricazione di beni di largo consumo come la lana di vetro, l'acciaio o la ceramica.

Il periodo radioattivo

Si tratta del tempo necessario perché il 50% degli atomi di un elemento si siano disintegrati. Così dopo due periodi ne resta il 25%, dopo tre periodi ne resta il 12,5%, e cosi via. Si stima che la radioattività sia quasi del tutto scomparsa dopo dieci periodi. Per il plutonio questo significa 241mila anni!

Radon 222 4 giorni
Iodio 131 8 giorni
Cesio 137 30anni
Carbonio 14 5500 anni
Plutonio 239 24100 anni
Uranio 234 245000 anni
Uranio 235 710 milioni di anni
Uranio 238 4,5 miliardi di anni

Articolo di di Antonio Ruberti

sabato 9 gennaio 2010

IL FALLIMENTO PILOTATO DEI COMUNI ITALIANI

Gli enti locali non possono più permettersi i servizi pubblici, a causa di minori trasferimenti dallo Stato, del taglio dell’Ici e delle regole di Bruxelles

Vi avverto che il post può risultare lungo nella lettura

Tratti salienti:
  • I Comuni falliscono, il problema è di tutti, anche per i conti dello Stato
  • Le “spettanze”, Per sapere quanto lo Stato versa all'amministrazione di Pontinia
  • Il caso clamoroso: L'Ici
  • Il “patto di stabilità interno” e l'incubo dei Sindaci
  • Respiro ai bilanci comunali, le Ex Municipalizzate
  • La tentazione dei derivati, e una montagna di debiti.
  • Non resta che cementificare

“Ho fatto cambiare il cartello affisso fuori dal mio ufficio: non più sindaco, ma curatore fallimentare”. Giorgio Dal Negro è sindaco di Negrar, una cittadina da 17mila abitanti in provincia di Verona. Dal Negro è anche presidente dell’associazione dei Comuni veneti (Anci Veneto). “Pensavo di poter amministrare bene, e invece sono nella situazione di veder fallire le mie aziende, senza poter far nulla”. Le parole del sindaco di Negrar potrebbero essere messe in bocca alla maggior parte degli oltre 8mila sindaci italiani, di destra o sinistra che siano. Perché i Comuni italiani soffrono: non hanno soldi, o non possono spenderne. Cadono sotto i colpi di una politica nazionale demagogica che elimina i tributi locali ma non ne compensa la perdita, di un progressivo accentramento delle decisioni (mascherato di falso federalismo) e di regole europee miopi e controproducenti.
Ma se i Comuni falliscono, il problema è di tutti. Nei servizi, innanzi tutto. Niente soldi, niente asili nido, servizi alla persona, agli anziani, trasporti pubblici, raccolta dei rifiuti, sostegno alle famiglie, vigili urbani. Basta farsi un giro nella propria città, e fare due conti a casa, per rendersi conto di quanto i Comuni si siano impoveriti negli ultimi anni. I problemi sono anche per i conti dello Stato: secondo l’Istat, il comparto degli enti locali ha contribuito al miglioramento dei conti pubblici correggendo il proprio saldo, che tra il 2004 e il 2008 è migliorato di 2,5 miliardi di euro. Non solo: il 60% della spesa per investimenti del Paese è sostenuta dai Comuni. Eppure il grido di dolore dei sindaci è più forte che mai. E nessuno sembra ascoltarlo.

Le “spettanze”. Per sapere quanto lo Stato versa alle amministrazioni comunali basta fare un salto sul sito del ministero dell’Interno. Qui, alla voce “finanza locale”, si può consultare il database delle “spettanze” dei Comuni italiani. Si tratta di quanti soldi lo Stato deve a ciascuno comune. Andate QUI e cercate il vostro Comune. I dati arrivano fino al 2009, e si possono controllare le cifre negli anni precedenti. Provate a farlo, confrontando le cifre 2009 col 2008, e troverete una sfilza di segni meno. Milano, meno 40 milioni. Torino, meno 30 milioni. Roma, meno 90 milioni. I trasferimenti dallo Stato ai Comuni si riducono anno dopo anno. Queste cifre però non danno un quadro preciso della realtà. Molti adempimenti non sono ascritti e, soprattutto, molte cifre sono, appunto, “spettanze”: somme che spettano ai Comuni, ma non è detto che vengano erogate, né con precisione quando.

Il caso più clamoroso è quello dell’imposta comunale sugli immobili, l’Ici, cancellata per le “prime case” con un colpo elettorale dal governo in carica. Dopo aver abolito questo tributo, l’esecutivo aveva promesso ai Comuni trasferimenti per cifre analoghe per compensare della perdita. Ma mentre il mancato gettito 2008 ammonta a circa 3,4 miliardi di euro, il governo ha stanziato 2,8 miliardi. 600 milioni in meno per il 2008: diventeranno 796 milioni nel 2009 e nel 2010.

Milano ha perso 36 milioni di euro di Ici, Roma 33 milioni. L’imposta sulla prima casa è fondamentale per tutti i Comuni con alta densità abitativa: non a Capri o Cortina, dove ci sono solo seconde case. Ma non è solo un problema di soldi: l’Ici era di fatto l’unico tributo locale. Con la sua abolizione, il controllo delle casse comunali è passato tutto al governo centrale. Alla faccia del federalismo fiscale tanto declamato, che al momento rimane un progetto sulla carta.

Secondo la Corte dei Conti, che stima in un 12% la riduzione delle entrate correnti dei Comuni per il 2008, con l’abolizione dell’Ici sulla prima casa si è realizzata una sorta di rivoluzione copernicana, secondo la quale i trasferimento dallo Stato ora costituiscono la voce maggiore (il 40%) del budget a disposizione delle amministrazioni comunali. Fino a un anno fa non era così.
La beffa è del patto. Il controllo centrale dei conti locali passa anche dall’Europa. Il cosiddetto “patto di stabilità interno” è l’incubo dei sindaci. Arriva direttamente da Maastricht, e dice che il debito degli enti locali va rigidamente controllato. Il risultato però è un danno: secondo l’Associazione nazionale dei comuni italiani dei comuni italiani , oggi gli enti locali hanno nelle proprie casse 3,2 miliardi di euro, che però in virtù del patto non possono spendere. Soldi che potrebbero essere utilizzati per realizzare opere di manutenzione e aiutare le economie locali, il cui utilizzo viene però limitato ancora una volta a livello centrale. Non solo: secondo il patto i Comuni dovranno ridurre nel triennio 2009-2011 la spesa totale del 18%, ovvero di 9 miliardi di euro. “Siamo in una situazione paradossale -spiega il sindaco di Casalmaggiore (Cr), Claudio Silla-: molti Comuni hanno risorse disponibili ma non possono spenderle.

I vincoli stritolanti del patto paralizzano l’economia e bloccano i pagamenti dei fornitori di molte amministrazioni locali”. “Non ce la facciamo più -rincara Graziano Delrio, sindaco di Reggio Emilia-. Quest’anno la percentuale dei Comuni che non rispetterà il patto di stabilità passerà dal 3 al 40%”.

I servizi sul mercato. A dare respiro ai bilanci comunali in tutti questi anni avevano contribuito anche le municipalizzate, ormai ex, coi loro bilanci in utile. Oggi la situazione è molto cambiata, e i conti non sono più così rosei. Eppure le “aziende del sindaco” servono ancora: a Milano (che ha rimandato la chiusura del bilancio a febbraio 2010 e optato per l’esercizio provvisorio, in attesa di colmare un buco da 160 milioni di euro) l’assessorato al Bilancio ha attinto dalle casse dell’aziende dei trasporti pubblici, l’Atm, che ha girato all’azionista di riferimento (il Comune, che ha il 100% della proprietà) un maxidividendo straordinario.
È vero che in quest’anno di crisi le utility controllate dagli enti locali non hanno aiutato i loro proprietari, ma la torta è ghiotta, e anche per questo fa gola ai privati. Il recente decreto “Ronchi”, che obbliga a lasciare i servizi locali in mano ai privati entro il 2015, è un regalo a questi ultimi e l’ennesimo scippo ai comuni.
E la chiamano “liberalizzazione”.

La tentazione dei derivati, e una montagna di debiti. Dopo la sbornia di qualche anno fa, nessuno di fida più dei prodotti finanziari ad alto rischio. I derivati avevano promesso -complice l’incompetenza di molti funzionari- di sollevare le casse di molti enti locali facendoli giocare in Borsa. Soldi facili e subito. Il risultato è un debito difficile da scrollarsi di dosso, nonostante gli interventi normativi. Oggi sono ancora 629 gli enti locali titolare di contratti derivati: 570 sono Comuni (45 sono capoluoghi). Il totale è di 35 miliardi di euro di debiti, metà dei quali è delle Regioni. Solo nell’ultimo anno e mezzo, 90 Comuni hanno definitivamente detto addio alla tentazione dei derivati. Ma il danno è stato fatto: per 40 Comuni sono in corso indagini della magistratura per un valore di 9 miliardi di euro di debito. Milano da sola ha in ballo un prestito da 1,6 miliardi, contratto nel 2005, con relativa causa in corso contro gli istituti Deutsche Bank, Depfa, Ubs (vedi Ae 103). La Regione Toscana ha in portafogli derivati per 1,7 miliardi di euro.

Secondo la Banca d’Italia, alla fine del 2008 il debito totale delle amministrazioni locali (non solo derivati) ammontava a 106,6 miliardi di euro, il 44,6% a carico dei Comuni (vedi tabella a fianco).
Non resta che cementificare. “La vera rivoluzione è avvenuta quando gli oneri di urbanizzazione sono potuti entrare nella spesa corrente” ci dice Salvatore Amura, assessore al Bilancio del comune di Canegrate (Mi). Amura è anche vicepresidente dell’associazione “Rete nuovo municipio”. È il primo governo Berlusconi che permette ai Comuni di utilizzare i soldi derivanti dalla cementificazione del territorio per finanziare i propri servizi.

“E così i Comuni si sono messi a far costruire sempre più case. Solo che gli oneri arrivano una tantum, ma nel frattempo i costi dei nuovi cittadini te li porti avanti sempre. Come fai a pagare? Continui a costruire. È una specie di droga: distruggi il territorio e non hai più i soldi per gestire le conseguenze della distruzione. Né per pagare gli altri servizi: la quota dei costi coperta dai cittadini (oggi al 35-40%) è destinata a salire. Inevitabilmente. E con essa, il numero di cittadini che non riuscirà a pagare”. “I Comuni e gli enti locali sono strozzati dal taglio dell’Ici e dal patto di stabilità. Ma in pericolo non ci sono solo bilanci: dai Comuni passa la coesione sociale” ci spiega Giorgio Oldrini, sindaco di Sesto San Giovanni, l’ex “Stalingrado d’Italia” alle porte di Milano, che oggi coi suoi 83mila abitanti è la quarta città lombarda. “Diminuiscono le risorse, mentre aumenta la richiesta sociale: imprese, lavoratori, famiglie in crisi. Da noi è drammatica la situazione dei minori. Negli ultimi due anni la spesa comunale destinata ai bambini affidati dal tribunale al Comune è passata da 300mila euro a quasi 2 milioni di euro. Sono bambini abbandonati, vittime di violenza o della conflittualità dei genitori che si separano. Nessuno può dirci che questa è una spesa contenibile”.

Articolo di Luciana P. Pellegreffi pubblicato sul numero di Dicembre 2009 di Altraeconomia

http://noturbogaspontinia.blogspot.com/

venerdì 8 gennaio 2010

Assemblea pubblica sull'acqua

"Con l'Art. 15 del decreto legge 135 del 2009 il Governo in sostanza sancisce la totale e definitiva privatizzazione dell'acqua potabile in Italia. Nel nostro Paese il processo di privatizzazione dell'acqua è iniziata da alcuni anni, ma con questo provvedimento la gestione pubblica di un bene primario non esisterà più". Così spiega a CNRmedia Paolo Carsetti, segretario del Forum italiano dei Movimenti per l'Acqua.... il Governo ha messo totalmente le mani sull'acqua pubblica. Ripartono così assemblee e manifestazioni in tutta Italia. Domani 9 Gennaio 2010 vi invito a partecipare all'assemblea pubblica che si terrà a Terracina presso la Sala convegni Villa Tomassini, situata in Viale Europa (guarda la mappa). Organizzata dal Terracina Social Forum.
Si tratta di un incontro-dibattito sul tema della privatizzazione dell'acqua, con particolarmente riferimento alla situazione locale. Interverrà il Consigliere provinciale Domenico Guidi.

Preparatevi perché Il 20 marzo 2010 un appuntamento molto importante per tutto il popolo dell'acqua, un momento di partecipazione collettiva, che veda enti locali, comitati territoriali, reti associative ed organizzazioni sindacali, forze politiche e sociali, normali Cittadini in campo per dare un forte segnale contro la privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni, per contrastare le leggi approvate, per sostenere la nostra legge d’iniziativa popolare, per irrompere sui contenuti della campagna elettorale con il tema dell’acqua e dei beni comuni. La data cade a due giorni dalla Giornata Mondiale dell'Acqua e ad una settimana dalle elezioni regionali. Attiviamoci da subito e da subito il passa parola...rimanete collegati per saperne di più visita la pagina facebook del forum italiano per i Movimenti dell'acqua.
Partecipa alla Manifestazione nazionale per l'acqua pubblica e la difesa dei beni comuni

giovedì 7 gennaio 2010

IL RITORNO DEL NUCLEARE

Tornati dalle feste e rinvenuti dal 2009 con tutti i suoi fattacci, iniziamo questo anno di blog con uno spirito nuovo. Lo sento già nell'aria da un pò, ma ultimamente lo sento più vivo. Lo spirito partecipativo, di aggregazione di voglia di dire: "Basta!" - vi ricorderete sicuramente del 5 dicembre con la manifestazione No B Day - ma soprattutto sento la voglia di comunicare. Solo attraverso la comunicazione possiamo accordarci e armonizzare insieme per reagire a situazioni gravi che ci pesano.

Iniziamo questo nuovo anno con delle importanti manifestazioni. La prima manifestazione è quella della Rete dei Cittadini di Pontinia, insieme alla libera associazione Cantiere Creativo stanno organizzando con il patrocinio del comune e l'assessorato alla cultura, prevista per il 17 Gennaio 2010, presso il teatro comunale Fellini di Pontinia.
L'evento è stato intitolato: "Storie di scorie...in palude", un pò per riprendere lo spettacolo teatrale di Ulderico Pesce che si terrà per quella sera, alle 21.30, al teatro; sia per renderci conto che un territorio che una volta era palude, adesso si vuole riportare metaforicamente ad una palude metafisica di scorie radioattive nucleari.

Gli iter amministrativi per la costruzione di nuove centrali nucleari e di depositi radioattivi sono già partiti ma i territori interessati sono coperti dal segreto di Stato.
Ci spaventa l'idea del ritorno al nucleare sul nostro territorio, il problema delle scorie mai risolto. Ci fa rabbia la cattiva informazione che considera il nucleare una delle fonti di "energia rinnovabile" e che non tiene conto dei gravi rischi sull'ambiente e sulla salute, come le bugie sul nucleare quale fonte energetica economica e il silenzio politico su decisioni già prese senza che la cittadinanza venga coinvolta e informata.

La situazione a rischio nell'area di B.go Sabotino coinvolge in prima persona la nostra sensibilità, per questo la Rete dei Cittadini di Pontinia, con l'aiuto dei ragazzi di Cantiere Creativo, organizzano una giornata dedicata al nucleare, all'energia e all'ambiente.
Attraverso l'arte fotografica e teatrale vogliamo informare in modo diverso e più diretto; sensibilizzare la popolazione su temi che ci coinvolgono direttamente e che non possiamo più ignorare.

Il Comune di Pontinia ha accolto l'iniziativa e ha contribuito al finanziamento della giornata. Lo spettacolo di Ulderico Pesce sarà gratuito così da sottolineare ancora di più l'idea di un'informazione libera ed accessibile a tutti.
In occasione dello spettacolo teatrale di Ulderico Pesce: "Storie di scorie", verrà allestita una mostra fotografica "Nucleare, energia e ambiente" nel foyer del teatro comunale "Fellini" di Pontinia (LT).

Per partecipare alla mostra fotografica clicca qui
Partecipa al programma della giornata:"Storie di scorie...in palude" clicca qui