sabato 21 luglio 2012

Salvi i servizi pubblici

La Consulta: “I servizi pubblici non si possono privatizzare”

E’ una doppia bocciatura per i governi Berlusconi e Monti quella sancita poche ore fa dai giudici Supremi , che hanno dichiarato incostituzionale la norma che obbligava i comuni a privatizzare i servizi pubblici locali. "Viola apertamente il referendum del 12 e 13 giugno del 2011", votato da 27 milioni di italiani 

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E’ una doppia bocciatura per i governi Berlusconi e Monti quella sancita poche ore fa dallaConsulta, che ha dichiarato incostituzionale la norma che obbligava i comuni a privatizzare i servizi pubblici locali. Si tratta dell’articolo quattro del pacchetto anticrisi varato da Giulio Tremonti il 13 agosto dello scorso anno, ripreso – e in buona parte rafforzato – dal decreto liberalizzazioni del governo di Mario Monti. Una norma – hanno deciso i giudici costituzionali – che viola apertamente il referendum del 12 e 13 giugno del 2011, quando ventisette milioni di italiani votarono contro la legge Ronchi Fitto, che imponeva la cessione delle quote delle municipalizzate ai mercati. Nell’agosto dello scorso anno, quando lo spread iniziava la sua vertiginosa salita, il governo Berlusconi decise di intervenire con un pacchetto di emergenza, dove venne infilata una norma che, nel titolo, annunciava un adeguamento della legislazione sui servizi pubblici locali al voto referendario. In realtà l’articolo centrale di quell’intervento riprendeva, in un vero e proprio copia e incolla, buona parte della legge appena abrogata dal primo dei quattro quesiti votati due mesi prima.
Pur escludendo l’acqua, Tremonti – artefice di quell’intervento – riproponeva la privatizzazione forzata di servizi essenziali, quali i rifiuti e il trasporto pubblico locale. Il decreto firmato il 13 agosto diventava poi legge ad ottobre, pochi giorni prima della caduta del governo Berlusconi. In quegli stessi giorni molti giornali pubblicavano una lettera della commissione europea che indicava al governo italiano la road map ideale per affrontare la crisi. Tra i punti spiccava la revisione del risultato del referendum, con l’avvio di una nuova stagione di privatizzazioni. Il governo guidato da Mario Monti ha di fatto mantenuto l’intervento voluto dal governo precedente, inserendo le norme dell’articolo 4 all’interno del pacchetto liberalizzazioni, poi approvato dal parlamento, con il voto congiunto di Pdl e Pd. Il ricorso davanti alla corte costituzionale – elaborato, tra gli altri, dai referendari Ugo Mattei e Alberto Lucarelli – era stato presentato lo scorso ottobre dalla regione Puglia. La decisione della Consulta restituisce ora il potere di decidere come gestire i servizi pubblici locali ai comuni, che non saranno più obbligati a cedere tutto ai privati. La possibilità di privatizzare rimane, ma la decisione, a questo punto, sarà esclusivamente politica.

martedì 10 luglio 2012

Continua il lavoro di contrasto all'inceneritore a biomasse

Pubblichiamo un post di Pontinia Ecologia e Territorio sul caso Biomasse:


In questi giorni il tavolo tecnico comunale di Pontinia continua il suo lavoro di contrasto agli impianti incompatibili con il territorio e l'agricoltura. Questa volta è l'inceneritore di biomasse. Di dimensioni esagerate secondo il suo progettista. Con nessuna attinenza al territorio secondo lo stesso progettista che ha dichiarato pubblicamente che anzichè prendere le biomasse nel territorio a loro conviene approvvigionarsi dal Sud America (dall'Amazzonia?). Ripercorsi anni di lavoro costante e preciso, lo stesso che ha avuto ragione della corazzata multinazionale. Il progetto inizia dal 2004 forse l'annata peggiore dal punto di vista amministrativo che tra tentativi di distruggere agricoltura e Trasco, di inventare il dissesto, di incenerire il territorio. Per fermarsi il 27 gennaio 2009 con il parere contrario della conferenza unificata presso la provincia di Latina. Tanti errori di ogni genere nel progetto che non viene nemmeno aggiornato rispetto alle censure della commissione guidata dalla Dottoressa Valle che nell'agosto 2007 ha tentato invano di spiegare come il progetto dove essere modificato. Poi l'incontro ad aprile 2009 nella conferenza unificata, le tante sedute a vuoto presso la Regione Lazio. Il ricorso perso al TAR dalla società proponente che si è vista confermare il diniego. Siccome il fuoco cova spesso sotto la cenere un progetto inspiegabile torna a galla. Sarà interessante vedere quale sarà (se ci sarà) la posizione espressa dalla Provincia di Latina e dai comuni di Priverno e Sonnino anch'essi chiamati all'incontro istruttorio di giovedì 12. Qualche novità potrebbe arrivare dalla Regione ammesso che abbia voglia di correggere i precedenti strafalcioni inventando 3 comuni che non si sono opposti perchè non esistono. Ma anche la presidenza del Consiglio ha pensato di spostare Pontinia alla provincia di Roma. E questi sono solo alcuni degli errori e delle imprecisioni di vario genere. Invece il comune di Pontinia continua con il suo lavoro lineare e coerente come sempre in difesa del territorio ben sapendo che è l'ennesimo lotta di Davide contro l'ennesimo potente Golia con tecnici nazionali e locali, con la somma di una decina di società che hanno partecipazione nelle aziende partecipate (tanto per cambiare l'ennesimo intreccio societario) che costituiscono la Pontinia Rinnovabili una società con sede a Milano che oltre all'aria, all'ambiente, alla salute ci voleva rubare pure il nome. Ma come sempre siamo determinati a non arrenderci e far valere i nostri diritti che a volta vincono sulla forza, sul numero di aziende, sulla capacità economica e anche contro fior di tecnici.

lunedì 11 giugno 2012

Acqua Pubblica percorso ad ostacoli


IL COMUNE di Pontinia non si è mai tirato indietro rispetto a battaglie utili per la collettività. Ne è la dimostrazione il risultato ottenuto recentemente con la decisione della Suez di rinunciare al progetto della turbogas. Se il Comune ed in primis il Comitato no Turbogas insieme all’associazione Ecologia e Territorio non avessero opposto resistenza, forse la centrale sarebbe già a Mazzocchio.

PONTINIA ed il ritorno all’acqua pubblica, l’argomento torna d’attualità. Dopo le delibere del 2007 e del 2008, e dopo il referendum dello scorso anno, nella città governata dal sindaco Eligio Tombolillo nulla sembra muoversi concretamente per passare, di nuovo, alla gestione pubblica dell’acqua e di tutte le reti presenti nel territorio comunale. Nulla si muove nonostante il primo cittadino, da anni, abbia mostrato la chiara volontà di lasciare Acqualatina. Perché non si passa dalla teoria alla pratica? Perché nonostante le delibere del 2008, in cui era chiara l’intenzione di separarsi da Acqualatina, ancora non si fa nulla? A questi interrogativi si aggiungono alcune perplessità lanciate direttamente dal vice sindaco Franco Pedretti, da sempre al fianco di Tombolillo, su alcuni servizi di Acqualatina. «La nostra città non è morosa, non ha debiti con Acqualatina ed i nostri cittadini pagano regolarmente le tasse – afferma Pedretti -. Nonostante ciò non siamo per nulla soddisfatti degli investimenti di modernizzazione della rete idrica fatti sul territorio di Pontinia. Per quello che Pontinia dà riceve molto poco rispetto ad altri comuni». Insomma, a Pontinia si pagano le tasse ma non si vedono i risultati sperati. Un piccolo spiragli, però, sembra vedersi. Infatti, proprio entro la fine del 2012, dovrebbero iniziare i lavori per le nuove fognatura sulle abitazioni del Tavolato. «Abbiamo già approvato il progetto nei nostri uffici tecnici – afferma Pedretti- adesso si dovrà presto partire. Sarà Acqualatina a finanziare i lavori. Uscire da Acqualatina? A parole è facile ma nei fatti ancora non abbiamo altre vie percorribili». La situazione, quindi, si schiarisce. A Pontinia sembrano proprio non essere soddisfatti del servizio e della gestione privata ma, ad oggi, l’amministrazione comunale difficilmente potrebbe accollarsi anche gli oneri della manutenzione delle tubature e tutta una serie di servizi onerosi ed impegnativi per un comune come Pontinia. Si resta quindi nella «gabbia» privata in attesa che arrivi una soluzione dal cielo.


articolo di Riccardo A. Colabattista
Latina oggi 11 giugno 2012

La Turbogas non si farà

La società Gdf Suez ha comunicato al Sindaco la rinuncia al progetto

Pontinia, soddisfazione per Tombolillo dopo oltre sei anni di braccio di ferro

IERI è definitivamente tramontato il progetto Turbogas a Pontinia. A darne notizia è stato direttamente il sindaco Eligio Tombolillo che, con grande soddisfazione e sollievo, afferma: «la società proponente la centrale di Mazzocchio ha rinunciato al progetto. La Turbogas non si farà più». Una notizia che il primo cittadino attendeva da tempo e che la popolazione di Pontinia sperava di poter leggere ormai da qualche anno. Le battaglie, i presidi, le contestazioni e, soprattutto, il duro confronto nei tribunali, ha avuto finalmente un riscontro positivo. Niente centrale sul territorio di Pontinia. Il percorso intrapreso da AceaElectrabel Produzione spa, oggi Gdf Suez, è iniziato quasi dieci anni fa con i pareri favorevoli di impatto ambientale (la VIA ottenuto nel dicembre 2005) e con l’autorizzazione integrata ambientale (AIA) ottenuta nel maggio del 2009. Due pareri che sono apparsi subito in contrasto con i piani energetici della Regione Lazio e della Provincia di Latina. Oltre a ciò sembravano non fossero sufficienti, per fermare il progetto, neanche i pareri contrari di tutti i comuni limitrofi come Sabaudia, Terracina, Sonnino, Priverno, Roccasecca, Roccagorga, Sezze, Bassiano, Sermoneta. E invece, la battaglia del sindaco Tombolillo e di tutto il movimento No Turbogas, ha avuto un risvolto positivo, quasi insperato. Ancora riecheggiano le parola di alcuni rappresentanti politici che affermavano: «tanto la centrale si farà». E invece no, alcune volte la storia riserva delle piacevoli sorprese. «Siamo estremamente felici di questa notizia inviata dalla società proponente, tramite la lettera dell’amministratore Pascal Renauld, a tutti gli enti pubblici interessati, dalla Regione Lazio, alla Provincia di Latina per finire con il comune di Pontinia – afferma il sindaco Tombolillo –. È una grande soddisfazione leggere della loro rinuncia al progetto. Una scelta che dà un senso alla nostra battaglia portata avanti per anni con forza e convinzione. Ora il territorio di Mazzocchio e di Pontinia è defi nitivamente salvo». Sono passati dieci anni precisi (era infatti il 6 maggio 2002) da quando fu presentata la richiesta di compatibilità per la realizzazione della centrale turbogas da circa 400 MW a Mazzoccio. In questi dieci anni ci sono stati tavoli tecnici, delibere di consiglio comunale, ricorsi al Capo dello Stato e le udienze dal Tar. Un grosso lavoro amministrativo e civile che ha portato ad una vittoria importante, storica. La società civile ha vinto sulle multinazionali dell’energia.

Articolo di Riccardo A. Colabattista
Latina Oggi 8 giugno 2012

La crisi blocca la turbogas

La crisi economica non è solo una negatività. In questo caso è venuta in favore agli ambientalisti e a tutti i cittadini e politici contrari al progetto, salvaguardando il nostro territorio.
Qui di seguito un post su www.icittadini.it

La crisi ha bloccato anche il progetto di realizzazione della centrale turbogas a Pontinia. E' quanto comunicato con soddisfazione questo pomeriggio dallo stesso sindaco Eligio Tombolillo che come primo cittadino aveva opposto ricorso alla realizzazione della centrale nell'area di Mazzocchio già nel 2006.
A comunicare che la società, ad oggi Gdf Suez, all'epoca Acea Electrabel, non è più interessata al progetto è stata la stessa amministrazione della Suez. Soddisfatti anche i rappresentanti del comitato No Turbogas, il fronte del no che diversamente da quello di Aprilia è riuscito a sventare il progetto della centrale che sarebbe stata realizzata sì, all'interno di un'area industriale che però confina direttamente con quella agricola, il motore economico di Pontinia.

Turbogas non più strategica per la Gdf Suez

Sul quotidiano La Provincia, in data 8 Giugno, Graziano Lanzidei informa che:

In una lettera al Comune il colosso energetico ha fatto sapere che il progetto non è più considerato strategico.

Gdf Suez rinuncia alla costruzione della centrale turbogas

Il Comune di Pontinia ha vinto la lunghissima battaglia contro la Turbogas. E dare la notizia fa un pò effetto, visto che molto spesso la vicenda era stata paragonata allo scontro tra Davide (il Comune guidato da Tombolillo) e Golia (la multinazionale Acea Electrabel ora Gdf Suez). Ebbene Davide ha vinto un'altra volta, proprio come nel racconto biblico. Questa volta oltre che all'abilità, il Comune di Pontinia ha dovutofar leva anche su una pazienza quasi infinita e su una tenacia fuori dal comune. Ha vinto Pontinia per abbandono dell'avversario che, nei giorni scorsi ha inviato una lettera, arrivata solo oggi, in cui chiede che non vega più fatto ricorso alle vie legali perchè per loro l'investimento a Ponttinis non viene considerato strategico. Una rinuncia in piena regola. Chi aveva immaginato che questo scontro potesse portare, alla lunga, al ritiro del progetto - nonostante siano stati investiti milioni di euro - ha immaginato bene. Felice il Sindaco Tombolillo che, seppure tra mille polemiche per la posizione del comune nel 2003, ha voluto ingaggiare e sostenere una battaglia che in molti, anche se in maniera sommessa e di nascosto, davano per persa. "Solo questione di tempo" sosteneva chi, dietro le quinte e senza volersi esporsi, aspettava solo che il comune capitolasse in uno dei tanti processi messi in piedi, a livello amministrativo e civile. Ancora più felice è sicuramente Giorgio Libralato, ideatore della linea del comune contro la multinazionale e grande regista di tutto il lavoro tecnico comunale. Proprio lui era dell'avviso che una lunghisssima battaglia legale avrebbe fatto desistere la multinazionale dai propri intenti, nonostante i milioni di euro investiti. Ed ha avuto ragione. Così come hanno avuto ragione i ragazzi della rete dei cittadini contro la turbogas, che riuscirono a riempire un teatro, il Fellini, per sensibilizzare lìopinione publica sul tema e fecero capire al sindaco Tombolilloche era arrivato il momento di cambiare la linea del Comune. Una vittoria di tanti. Una vittoria per la città intera. E finalmente, dopo tanto, Pontinia può stare serena: la Turbogas non si farà.

domenica 10 giugno 2012

Gdf Suez rinuncia alla Turbogas

Turbogas Pontinia, progetto ritirato. Tombolillo: "Grande vittoria".
La Gdf Suez rinuncia al progetto della turbogas di Mazzocchio.
Dopo sette anni di travagliati iter autorizzativi e battaglie giudiziarie la multinazionale francese dell'energia si tira indietro. 
Il sindaco di Pontinia Tombolillo: "Una grande vittoria" 
articolo di Christian Capuani
tratto dal sito: www.latinatoday.it

La battaglia giudiziaria contro l'impianto da 400 megawatt che sarebbe dovuto nascere nell'area industriale di Mazzocchio partì nel 2007, quando l'amministrazione di centosinistra - sulla spinta dell'iniziativa d'opinione portata avanti dall'allora Rete civica contro la turbogas - si oppose al progetto in Regione e al Tar.

Non si farà la centrale turbogas di Mazzocchio. Lo ha deciso la Gdf Suez, la società titolare del progetto, che ha comunicato al Comune di Pontinia e agli altri enti coinvolti di aver rinunciato alla realizzazione del progetto. "Per noi è una grande vittoria" ha dichiarato con soddisfazione il sindaco di Pontinia, Eligio Tombolillo, che aveva guidato l'amministrazione locale nella battaglia giudiziaria contro il colosso energetico francese. La Gdf Suez, che nel 2010 ha rilevato l'Acea Electrabel ha perso interesse per un progetto su cui è nata una disputa giudiziaria durata anni tra ricorsi al Tar, al Consiglio di Stato e al presidente della Repubblica. Il motivo della rinuncia è ufficialmente legato a un cambio di scelte aziendali. Del resto la prima valutazione d'impatto ambientale rilasciata dal ministero dell'Ambiente risale addirittura al dicembre 2005. "Ogni tanto Davide può battere Golia - gongola il sindaco Tombolillo - è una bella vittoria anche alla faccia di chi pensava che non potessimo fronteggiare una multinazionale. Ci abbiamo speso soldi per i ricorsi giudiziari ma siamo soddisfatti. È una vittoria che premia le nostre scelte - aggiunge il primo cittadino di Pontinia - il nostro indirizzo è orientato verso lo sviluppo di altre fonti d'energia, come il fotovoltaico, che ha il suo impatto ma ben diverso. In questo modo pensiamo di rafforzare il nostro impegno per lo sviluppo di un settore agro-alimentare d'eccellenza nel nostro territorio".

mercoledì 6 giugno 2012

La battaglia dell'acqua

www.insidefaccialibro.com
Da Latina Oggi del 5 giugno 2012

IL COMUNE DI PONTINIA ADOTTÒ DUE DELIBERE PER LA GESTIONE PUBBLICA DELL’ACQUA. I DOCUMENTI RESTANO NEL CASSETTO. INTANTO I COMITATI SONO PRONTI ALLA PROTESTA

di Riccardo A. Colabattista
Ad un anno di distanza dal referendum a favore del ritorno all’acqua pubblica Pontinia si mobilita nuovamente per accelerare i tempi per far rispettare il volere popolare sancito nello scorso giugno. L’amministrazione comunale locale ha sempre professato il voler di abbandonare Acqualatina e tornare alla gestione pubblica dell’acqua. Il primo documento della vecchia amministrazione Tombolillo è datato 2007 con una delibera ufficiale. Da quella data, dopo cinque anni di distanza, poco si è fatto veramente. Il sindaco ha sempre imputato questo ritardo alla mancanza di leggi nazionali che impongano un netto taglio con le società private. Basti pensare che in una seconda delibera del 2008 si legge che il Comune di Pontinia respinge «le modifiche alla Convenzione di cooperazione Ato4 poiché non conformi alla convenzione di cooperazione tipo prevista dalla legge regionale 6/96 ed introdotte successivamente senza l’approvazione espressa dal Consiglio comunale di Pontinia». In attesa che il governo faccia rispettare il volere popolare emerso dal referendum il Comitato al Ritorno all’Acqua pubblica, che presto si costituirà ufficialmente anche a Pontinia, sta già lavorando all’iniziativa nazionale denominata «Obbedienza Civile». «Questo progetto – afferma Gianpaolo Danieli, attivo per la costituzione del comitato – partito già a livello nazionale e attivo in maniera positiva ad Aprilia, punta a far rispettare il risultato del referendum. Con questa “Obbedienza Civile” si punta a sensibilizzare la cittadinanza affinché si possa eliminare il 7% dalle bollette di Acqualatina». Una percentuale, quella del 7%, derivante dal guadagno massimo che una società privata può chiedere per la gestione dell’acqua pubblica. Il Comune di Pontinia, quindi, pur avendo ben due delibere a suo favore, per il ritorno alla gestione pubblica, ancora non ha saputo staccarsi dalla società Acqualatina. Nonostante poi il referendum, il sindaco Tombolillo e la sua Giunta sembra non possano, o non vogliano, spingere sull’acceleratore ed assecondare un volere popolare rilevante, in Italia e a Pontinia.

lunedì 4 giugno 2012

Consiglio Comunale finito all'oscuro

Tra.Sco srl, il comune non rinnova il contratto per 7 lavoratori
poche delucidazioni per i lavoratori, si attendono soluzioni

Consiglio Comunale finito nella notte. Lunedì 28 maggio scorso l’assise comunale ha tenuto alta l’attenzione fino all’una e mezza di notte. Solo tre i punti all’o.d.g., ma l’ultimo il più atteso dai cittadini e dai lavoratori della Tra. Sco – la società municipalizzata addetta ai servizi strumentali e pubblici –, rinviato già dal precedente Consiglio, ha portato gli amministratori a sviscerare attente riflessioni notturne. Sono di solito i consiglieri di minoranza a tenere maggiormente il possesso della parola durante l’incontro, per effetto di opposizione cercano in tutti i modi di far cedere le decisioni prese dalla forza di maggioranza, arrivando anche a esplicare proposte contrarie alle loro idee politiche. E’ il caso di Paolo Torelli (Pdl), consigliere comunale da sei anni, il più giovane, che per far cedere alla votazione dell’ultimo punto: “Ricognizione servizi gestiti dalla Soc. Trasco srl“, propone di attendere rispetto alle decisioni prese in merito al non rinnovo del contratto con gli operatori strumentali della società (manutenzione e verde pubblico), non rispettando gli obblighi di legge imposti dal Governo Nazionale con il Decreto Legge Monti del 24 gennaio 2012, dove s’impone di urgenti disposizioni in materia di sviluppo, concorrenza e competitività. La proposta del giovane consigliere non si esaurisce con un atto di attesa, dimostrando così di voler rinnovare il contratto di lavoro agli operai in scadenza il 30 giugno, propone inoltre di creare un societariato popolare, facendo acquistare ai cittadini il 35 % della Società. Proposta che secondo il consigliere andrebbe portata all’attenzione dell’Anci. In netto contrasto con le idee liberali dove alloggia la sua rappresentanza. Infatti, non perde l’occasione, il Sindaco Eligio Tombolillo, nel ricordare ai consiglieri di opposizione: “Che fate? Voi che siete liberali volete fare i socialisti”? Tornando nella realtà, le due parti politiche: socialisti e liberali, non si sono ribaltate, forse mischiate confusamente, creando quell’appiattimento dovuto agli interessi nascosti nell’ombra. La maggioranza (Pd e Udc) è attenta a non dissentire dalla legge, argomento di acuto interesse in questo periodo per il Sindaco e altri assessori coinvolti nella sentenza della corte dei conti nel risarcire circa ottocento mila euro. Le proposte della minoranza esercitate con il voto contrario al punto in questione non hanno portato a nessun risvolto, la maggioranza compatta vota favorevole e poi tutti a casa, compresi i sette lavoratori che dal primo luglio non avranno più un’occupazione. A ora tarda della notte, orami gran parte dei cittadini aveva lasciato la sala consiliare, pochi i superstiti, così come le soluzioni condivise per risolvere uno dei tanti problemi che riguarda la società partecipata. Soluzioni per il momento lasciate all’oscuro (dov’è la decantata trasparenza? Ndr.) che attenderemo di conoscere dalla giunta Tombolillo. Così come attenderemo di conoscere soluzioni all’articolo 25 del decreto Monti, atto ad eliminare la gestione pubblica dei servizi entro il 31 dicembre 2012. Non mancheranno aggiornamenti utili a capire ancora quanta sovranità possiede la Repubblica Italiana, di cui oggi festeggiamo la nascita del 1946. “La storia siamo noi”, scriveva Francesco De Gregori nel 1985, ma quale storia siamo o vogliamo essere noi cittadini italiani, privati dei nostri fondamenti e diritti?

Articolo di Gianpaolo Danieli 
pubblicato su Il Settimanale di Latina
2 giugno 2012

mercoledì 30 maggio 2012

Intreccio di questioni, acqua, arsenico e rifiuti

Acqua pubblica
Qual'è la quantità di arsenico presente nell'acquedotto pubblico? È superiore al limite di 10 µg/L ritenuto pericoloso dalla comunità scientifica per la salute umana? E se è superiore a tale limite rientra nella deroga concessa (per la 3.a volta) dalla comunità europea ad alcuni comuni della provincia di Latina? E i cittadini sono informati del pericolo che corrono utilizzando l'acqua per usi alimentari con percentuali superiori al limite di 10 µg/L?La deroga vale fino al 31 dicembre di quest'anno per i Comuni di Aprilia, Cisterna, Cori, Latina, Sermoneta, Sezze, Pontinia e Sabaudia. Nel 2010 la deroga era scaduta e non prorogata eppure la Asl (l'ente deputato al controllo della qualità dell'acqua e dell'informazione) dopo numerose richieste di cittadini, associazioni e comitati pubblicava notizie false. Una denuncia in Procura dei verdi e di Legambiente portava a modificare le informazioni contestate anche dall'ordine provinciale dei medici e la rimozione del responsabile dell'informazione sbagliata. Anzi la serie di denunce otteneva che venivano effettuati anche controlli e analisi che per alcuni comuni o non erano stati effettuati oppure erano in misura inferiore al minimo di legge. Per esempio a Pontinia ne venivano effettuate 2 o 3 l'anno (il minimo è 4). Le analisi trascurate per il 2010 con un prelievo del 1 dicembre non riscontrava la qualità desiderata e venivano quindi ripetute il 9 dicembre con percentuali al di sotto del limite di 10 µg/L, quindi utilizzabili senza limitazioni per uso alimentare. La pressione mediatica e professionale faceva allineare la Asl che effettuava prelievi , informava almeno sul proprio sito. Invece da qualche tempo dal sito web ufficiale della Asl sono nuovamente spariti i dati sull'arsenico e facendo la ricerca per argomento la parola arsenico risulta sconosciuta. I verdi si sono nuovamente attivati per chiedere la dovuta e necessaria informazione negata ancora una volta. Vedremo il risultato nei prossimi giorni. Intanto sembra ci possano essere altri tipi di problemi per chi gestisce il ciclo dell'acqua che comunque sul proprio sito pubblica i dati sulla qualità dell'acqua ma non le singole analisi solo la media addirittura annuale. Quindi se ci sono stati dei picchi nessuno lo saprà. Continua la protesta dei cittadini per chiedere il rispetto del referendum dello scorso anno e la conseguente richiesta di riduzione della tariffa.

Rifiuti
Il governo è diviso sull'ubicazione della discarica del dopo Malagrotta. Il conferimento in discarica sappiamo che viene sanzionato dalla comunità europea. Quindi la maggior parte dei comuni laziali e della provincia di Latina sono fuori legge. Anche per la percentuale di differenziata di circa il 20/30% per molti comuni e come media provinciale ben lontano dal limite di legge del 65%. Intanto anche la discarica di Latina ha esaurito il suo ciclo. Almeno così dovrebbe essere essendo scaduta l'autorizzazione il 6 aprile e che non potrà essere prorogato. Per questo si lavora sui progetti di trattamento dei rifiuti. La conferenza dei servizi è bloccata per opposizione di comune e provincia di Latina. Cusani ha annunciato l'ennesimo ricorso amministrativo contro il piano regionale dei rifiuti perchè vuole un inceneritore in provincia. I verdi della regione Lazio ricorrono anch'essi al Tar ma per tutelare salute e ambiente. Intanto è stato aggiudicato l'appalto per lo scavo dei rifiuti tossici nella discarica di Borgo Montello. Il comune, Libera, Legambiente, i cittadini di Borgo Montello si costituiranno parte civile nel processo che inizierà il 30 per inquinamento. Il comune di Latina sta lavorando ad una delibera per contrastare il progetto di ampliamento della discarica. Intanto non riesce nemmeno ad approvare la tariffa agevolata per risarcimento danni a chi subisce inquinamento, malattie e altri danni dalla discarica.

Articolo di Giorgio Libralato
pubblicato su Il  Settimanale di Latina il 26 Maggio

martedì 29 maggio 2012

Processo Turbogas Molise

 E' di sabato 26 maggio la notizia dell'assoluzione. Processo Turbogas tutti assolti.

Processo Turbogas, "il fatto non sussiste". Assolti Iorio, Vitagliano e i quattro dirigenti
Quasi due ore di camera di consiglio al termine della lunga giornata in Tribunale, poi la lettura del dispositivo a mezzanotte e 5 minuti: assolti con formula piena, il fatto non sussiste. Il collegio non ha differenziato le posizioni tra i sei imputati. Il pm aveva chiesto la condanna per abusi e falso del Governatore Iorio, dell’assessore Vitagliano, del dirigente regionale Giordano e dei due alti dirigenti di Sorgenia Massimo Orlandi e Francesco Dini. L’Assessore Vitagliano: «Verità e giustizia hanno vinto assieme». 
di Redazione Campobasso


Il fatto non sussiste: assolti tutti. Finisce così il processo sull’installazione della centrale termoelettrica di Termoli. Il primo grado dà ragione alla difesa e torto all’accusa.
Prescrizione sì, prescrizione no: gli ultimi minuti prima del ritorno in aula della Corte si consumano tutti in un gioco a risolvere il rebus sui tempi dei reati. E invece niente: la prescrizione non è nemmeno contemplata, in un senso o nell’altro. Per i giudici del Tribunale di Campobasso il reato non è stato proprio commesso. A mezzanotte e cinque minuti del 26 maggio, dopo quasi due ore di camera di consiglio, la sentenza di assoluzione con formula piena per tutti i sei imputati per la vicenda turbogas. «Il fatto non sussiste», così legge il presidente del collegio Michele Russo, affiancato dai giudici Cardona Albini e Scarlato.

La difesa aveva chiesto l’assoluzione, e questa volta ha avuto i giudici dalla sua. Il governatore Michele Iorio, l’assessore alla Programmazione Gianfranco Vitagliano, l’amministratore delegato di Sorgenia Massimo Orlandi, il direttore dell’impianto Francesco Dini – e i due dirigenti pubblici della Regione Molise Giancarlo Giordano e Francesco Fimiani, rispettivamente responsabile della sezione tutela e igiene ambientale e responsabile del Servizio di Opere Idrauliche e Marittime, sono stati assolti. Ad eccezione di Fimiani per il quale anche l’accusa aveva chiesto l’assoluzione, il pm aveva chiesto la condanna di un anno e sei mesi per l’assessore Vitagliano e il funzionario Giordano, 8 mesi per il governatore Iorio e due anni per i manager della Sorgenia.
Il verdetto annulla tutto questo. La pubblica accusa si gela: il pm Fabio Papa ha un gesto di stizza mentre ascolta la lettura del dispositivo. La sentenza non gli piace e infatti già pensa all’appello.
Impassibile invece Gianfranco Vitagliano: dal suo viso non traspare ora nessuna emozione. In tribunale per tutta la giornata, l’assessore vive con molta partecipazione la fatidica ultima udienza, lanciando aggiornamenti continui sul socialmedia (Vitagliano scrive su Twitter e Facebook in presa diretta la condanna che ha chiesto per lui l’accusa) e adesso nel momento per lui liberatorio è come pietrificato. Seduto al banco in prima fila del Tribunale di Campobasso, Vitagliano non stringe nemmeno la mano al suo avvocato Di Michele. Incassato il verdetto più che favorevole, l’ingegnere di Termoli si fa spazio tra telecamere e microfoni: «Non ho nulla da dire». Mentre si avvicina all’uscita parla al telefono. «Tutti assolti», si limita a dire e chiude la conversazione.
Non passano nemmeno venti minuti e l’assessore ritorna sulla Rete: da Twitter fa sentire la sua gioia. «Verità e giustizia hanno vinto insieme. Notte a tutti». La frase rimbalza anche su Facebook e incassa una serie di "mi piace", tra cui Carlo e Andrea, i suoi due figli.

Un commento, ancorché laconico, al contrario, lo rilascia alla stampa il magistrato deluso. Preferirebbe non dire nulla, ma i giornalisti lo incalzano: «Ovviamente non sono d’accordo - taglia corto Papa -. Poi vedremo che tipo di valutazione hanno fatto i giudici». Ci sarà l’appello, l’accusa andrà avanti: «Certamente sì».
Il processo sulle autorizzazioni della centrale era iniziato due anni e mezzo fa, ad oggi erano rimasti in piedi i reati di falso ideologico e materiale e l’abuso di ufficio. Reati che però secondo la decisione del giudici di Campobasso non sarebbero stati commessi.

La difesa esulta, gli avvocati abbracciano i loro assistiti. Quelli che ci sono, perché l’avvocato Arturo Messere e Michele Iorio sono assenti. Il governatore stavolta non s’è presentato all’udienza, il suo legale invece lascia il tribunale subito dopo l’arringa.
Ma c’è ancora l’avvocato Di Michele, difensore di Vitagliano: «E’ andata benissimo: è la sentenza che aspettavamo - si lascia andare il legale -. Io l’ho sempre detto: questa indagine era un’indagine che non poteva che portare a una sentenza di assoluzione. I fatti contestati era chiaro che non fossero stati commessi, addirittura non sussistevano». Per l’avvocato adesso è importante che «per l’assessore è venuto meno un incubo perché rimanere sotto processo per più anni, sentire chiedere nei suoi confronti una condanna pesante a un anno e sei mesi è una cosa che non può lasciare indifferenti. Come avete visto si è allontanato e non ha voluto proferire parole. Evidemente è voluto rimanere con se stesso». Soddisfatto anche l’avvocato Maria Alicia Fritsch, legale dei funzionari Sorgenia: «Voglio dare riconoscimento di un corretto operato in questo processo. Nei confronti dei nostri assistiti non c’era assolutamente nessun tipo di contestazione solida. La procedura seguita per l’apertura della centrale si è rivelata legittima davanti a tutti gli organi giurisdizionali che l’hanno sottoposta a vaglio». 

Per capire i motivi del processo riporto il contenuto del link qui di seguito:

 da: http://www.infiltrato.it/notizie/molise/processo-turbogas-il-pm-condannate-iorio-e-vitagliano

Assoluzione per prescrizione soltanto per il tecnico Francesco Fimiani. Il presidente Iorio é stato accusato di aver mandato avanti il progetto in spregio di molti pareri negativi e di aver ridotto il consiglio regionale ad amministratore di condominio. Vitagliano era presente in aula. Sguardo teso e sorriso tirato: vuole ascoltare in prima persona la sua sorte.

25052012148 
di Viviana Pizzi

Assoluzione per il reato di falso, m condanna a due anni di reclusione per gli altri capi d'imputazione per Fimiani Orlando e Dini. Un anno e sei mesi per Vitagliano e Giordano in qualità di tecnici e otto mesi di reclusione per il presidente della Regione Michele Iorio.
Per il governatore il pm Papa ha chiesto una condanna inferiore semplicemente perché non conosceva gli atti precedenti alla sua elezione di presidente della Regione. Così ha concluso il pm Papa la sua requisitoria sul processo sulla realizzazione della Centrale Turbogas di Termoli.
L'accusa ha immediatamente sottolineato che non si sarebbe trattato di stabilire se la centrale fosse dannosa per il territorio, ma se fossero state rispettate le regole per l'iter di realizzazione. "Il collegio ha ben chiare le questioni -ha sottolineato Papa - non mi dilungherò molto. Qui non si parla di bontà tecnica, ma di corretta applicazione della legge. Che non doveva essere solo formale ma sostanziale.  Al di la di irregolarità contestata l'iter é comunque andato avanti. Si dirà che non ci sono firme riconducibili a singoli soggetti. In questo processo abbiamo ascoltato diversi testimoni e abbiamo le intercettazioni di telefonate avvenute tra i vari imputati. Ci sono prove che altrimenti non si possono ottenere diversamente. Compiti di società private o pubbliche.  La procedura poteva essere interrotta in qualsiasi momento ma così non é stato".
Non solo. Secondo il pm Papa si sarebbe esagerato nel parlare dell'alluvione. A dimostrazione di ciò, ha snocciolato l'iter delle delibere che hanno portato alla realizzazione della centrale. "Ci siamo interessati negli anni 99 e 2000 all'iter della Turbogas - ha continuato Papa- quando i politici di riferimento erano Di Stasi e Di Bartolomeo. Non abbiamo avuto nessuna preferenza su Di Stasi e Iorio. Semplicemente nei confronti di Di Stasi non abbiamo nulla o quasi di penale. La giunta di centrosinistra non aveva mai fatto partire l'iter. Cosa che é avvenuta il primo giorno del governo Iorio scambiando una determina per una delibera. La turbogas su un territorio a rischio idrogeologico non era una cosa buona. Di Stasi ce lo aveva detto. Nonostante questo, Orlando e Dini risulta che abbiano gestito l’affare turbogas Molise. L'approvazione della delibera non é un atto tecnico ma politico. In quella zona si poteva puntare sul turismo, anche perchè già c'erano le chimiche”.
L'illegalità più grave secondo Papa si sarebbe verificata quando l'iter é passato, nonostante il consiglio regionale e la provincia avessero espresso parere contrario. "Il consiglio, organo autorevole a livello regionale - evidenzia Papa - ci fa la figura dell'amministratore di condominio. L'avviso per la realizzazione é poi uscito ad agosto sperando in una bassa attenzione da parte dei media. E d’altronde chiunque abbia tentato di ostacolare questa procedura, è stato fatto fuori. Il primo é stato Alberto Montano: sono state espresse perplessità per iscritto, ma la procedura é andata lo stesso avanti, non tenendo conto di pareri e opposizioni. Poco importava del no del sindaco di Larino e di  Rifondazione Comunista”. E ancora: “La società Sorgenia quando si è mossa, si è mossa bene anche tramite pubblicità e sponsorizzazioni all'emittenza locale. L'obiettivo era mettere in sordina tutto per far passare atti viziati per atti corretti basati su omissioni di parere. Non si é tenuto conto di  complessi pareri tecnici e di studi attentissimi". Il ministero, per giunta, aveva chiesto a Michele Iorio informazioni precise, ma il presidente della Regione non ha saputo fornirle perchè non sapeva dove la centrale fosse stata costruita.
Il processo non é stato seguito dal presidente Iorio, ma c'era l'assessore Gianfranco Vitagliano. Poche parole con tutti e sorriso tirato. Segno che teme il giudizio dei magistrati, ma non lo vuole dare a vedere. La sentenza è prevista in nottata o al massimo domani mattina.

Comuni dissidenti


Rifiuti, sette comuni dissidenti per formare un piccolo Ato

_Lo pseudo piano rifiuti (filo lobby) di Nanopolveri-ni è già carta straccia  (per tutti).
_(Fonte articolo, clicca qui) Si allarga il «piccolo Ato» proposto dal Comune di Aprilia in alternativa al «grande Ato» previsto nel piano dei rifiuti della Regione Lazio. Dopo la firma di quattro Comuni (Aprilia, Anzio, Ardea e Cori)di un protocollo per la costituzione di un sub-ambito territoriale per la gestione ottimale del ciclo dei rifiuti, in settimana è prevista l’adesione di Cisterna e Lanuvio. «Ne ho parlato con il sindaco Merolla nel corso della festa della Polizia – rivela Antonio Terra – e mi ha anticipato che ha ottenuto il via libera dalla sua maggioranza». La proposta del Comune di Aprilia è costituire un ambito più omogeneo tra Comuni del nord della provincia di Latina e Comuni del sud della provincia di Roma. Questa proposta verrà presentata nelle prossime settimane alla presidente Polverini che invece nel piano dei rifiuti regionale aveva istituito cinque Ato corrispondenti grosso modo con le province del Lazio. Queste dimensioni sono ritenute troppo grandi. «Realizzare un ambito formato da sette Comuni – spiega il sindaco Terra – garantirà al servizio maggiore efficienza. La Regione invece ha disegnato un Ato simile a quello del servizio idrico integrato formato da circa 35 Comuni. Vogliamo evitare un nuovo carrozzone. Perseguiremo perciò tutte le strade possibili per raggiungere questo risultato». La firma dell’accordo per la costituzione del sub-ambito territoriale per la gestione del ciclo dei rifiuti non è stata accolta bene nel capoluogo pontino. Il presidente della provincia Armando Cusani, che è già in guerra con la Regione sul piano dei rifiuti (è stato fatto un ricorso al Tar), non ha accolto bene la secessione di Aprilia e Cori perché sottrae forza alla provincia. E in questi giorni sono state esercitate pressioni su Cisterna per evitare che si aggreghi ad Aprilia. Evidentemente le pressioni non sono servite perché in settimana il sindaco Merolla dovrebbe firmare il protocollo che da quattro dovrebbe portare a sette i Comuni con l’aggiunta, oltre che di Cisterna, anche di Lanuvio e Sermoneta. Di Lanuvio se n’è parlato nel corso di un incontro a Campoleone. È qui che il sindaco di Aprilia ha preannunciato l’imminente accordo tra i sette Comuni. Durante la riunione è stato spiegato che i sette enti locali vogliono «chiudere il ciclo dei rifiuti senza ricorrere a interramento e nuove discariche e senza l’insediamento di impianti di incenerimento». Si punta a incrementare la percentuale di riciclo dei rifiuti solidi urbani. E a tal fine è stato annunciato l’avvio di un «rilevamento di dati finalizzato alla sperimentazione della raccolta differenziata porta a porta, a partire dalle utenze non domestiche (aziende ed esercizi commerciali) per poi essere esteso a quelle domestiche». Si tratta, è stato detto, «di una fase esecutiva della progettazione utile a conoscere le esigenze del territorio specifico e così attivare un servizio il più rispondente possibile all’interesse della comunità».

http://differenziati.com/2012/05/28/rifiuti-sette-comuni-dissidenti-per-formare-un-piccolo-ato/

lunedì 28 maggio 2012

Quel traffico di fanghi

foto dal corriere.it
Ogni anno ventimila tonnellate transitano su camion attraverso la provincia 
Trasportare i residui di depurazione costa quasi 3 milioni di euro 
E’ un traffico strano, silenzioso, inosservato, molto costoso, irrisolto. E’ il traffico dei fanghi dei sessanta depuratori della provincia di Latina che ogni giorno, stoccati sui camion, attraversano in lungo e in largo il territorio per raggiungere gli impianti di trattamento in Puglia e nelle Marche. Questo «giochetto » costa un fiume di denaro: tre milioni di euro l’anno per trasferire ventimila tonnellate al costo variabile tra i 140 e i 180 euro a tonnellata e di questi 80 euro vengono assorbiti per il solo trasporto, che oltre ad inquinare ha dunque un prezzo che incide pesantemente sul resto. Chi paga tutto questo? In parte i cittadini attraverso la quota di depurazione che sta nelle bollette del servizio idrico; in parte la Provincia. La storia era in parte emersa nel corso della presentazione dell’ultimo bilancio di Acqualatina spa ma è «deflagrata » durante l’audizione recente del presidente della Provincia, Cusani, in Commissione Ambiente e Territorio del Senato. Per costruire un impianto di trattamento dei fanghi serve un investimento più o meno equivalente al costo di un paio di anni di trasporto fuori regione ma una scelta del genere dovrebbe impegnare anche la Regione oltre agli enti locali. C’è dell’altro: la provincia di Latina ha aumentato il numero dei depuratori funzionanti ma anche la rete attuale non è sufficiente a coprire tutto il territorio e la realizzazione di altre strutture può incidere sul futuro della balneabilità di lunghi tratti di costa. Cioè: più depuratori si costruiscono per migliorare la qualità del nostro mare, più crescono le tonnellate di fanghi residui e con esse il costo del trasporto e dello smaltimento in un gioco perverso che da un lato aiuta l’ambiente e dall’altro lo danneggia; un sistema che in qualche modo fa risparmiare ma in fondo produce uno spreco che non è neppure prevedibile fino in fondo. Tecnicamente quello che serve a fermare le centinaia di camion che trasportano i fanghi è un impianto di trattamento della cosiddetta «frazione organica», che al momento non è previsto. Ed è peraltro tra i motivi alla base del contenzioso in essere tra la Provincia e la Regione a proposito del piano rifiuti per il Lazio. Nel quale il «caso fanghi» è un dettaglio minimale che, peraltro, si porta dietro un groviglio di interessi legati all’indotto, ossia lo stoccaggio, il trasporto e infine il trattamento. Realizzare un impianto a Latina equivale a sottrarre contratti al sistema attuale dello smaltimento. Ed è probabilmente uno dei motivi per cui tutto resta immutato. 

Graziella Di Mambro 
Latina Oggi

Corinaldo vince contro la turbogas


Corinaldo: archiviazione del procedimento della Turbogas, soddisfatta la Provincia

Con una nota del ministero dello Sviluppo economico inviata venerdì mattina a tutti gli enti interessati, viene definitivamente archiviato il procedimento per la realizzazione della centrale Turbogas a Corinaldo (Ancona).immagine Si tratta del suggello ufficiale e definitivo alla vicenda, che conferma l'esito auspicato dopo che nei giorni scorsi la società Edison aveva ritirato il progetto.

"Una vittoria dei cittadini e delle istituzioni - commenta la presidente della Provincia di Ancona Patrizia Casagrande - che hanno saputo parlare a una sola voce grazie all'impegno di tutti, dimostrando grande capacità di affiancare con intelligenza e capacità all'impegno assunto dalla Regione Marche. Per il nostro territorio è una doppia vittoria: da un lato abbiamo scongiurato un'opera inutile, visto che la nostra provincia, come del resto la regione, produce un quantitativo di energia elettrica superiore al fabbisogno effettivo, dall'altro evitiamo di accollarci una nuova fonte di inquinamento, di cui francamente non sentivamo la mancanza considerate le tante problematiche inerenti la presenza di un'area Aerca".

Soddisfatto anche l'assessore provinciale all'Ambiente Marcello Mariani: "Il nostro impegno contro la realizzazione della centrale è stato sempre affrontato con la massima trasparenza e senza titubanze. Il progetto della Edison non corrispondeva ai bisogni individuati dal piano di attuazione provinciale del Pear, costruito attraverso la partecipazione dei cittadini e delle categoria economiche e sociali, e questo poteva essere l'unico epilogo possibile".

dalla Provincia di Ancona
www.provincia.ancona.it

Acqua pubblica la protesta di Aprilia



“Il mio voto va rispettato”, spiega con semplicità lo slogan. Ad un anno dal referendum sull’acqua, lo storico comitato di Aprilia – con alle spalle 8000 famiglie “ribelli” – decide di dare un segnale forte alla politica, restituendo la tessera elettorale al presidente della Repubblica. Una protesta contro la mancata attuazione dei risultati della consultazione popolare del giugno 2011: nessun gestore ha eliminato il profitto garantito, mentre continua la politica di privatizzazione del sistema idrico   
di Andrea Palladino
5 maggio 2012
 

domenica 27 maggio 2012

Acqua privatizzata nel pacchetto Monti

di Andrea Palladino 
da Il Fatto Quotidiano 

Emendamenti "bipartisan" puntano a rimettere sul mercato i servizi idrici, nonostante l'esito opposto del voto. A guidare l'assalto al Senato, Enzo Ghigo (Pdl) e i democratici Morando e Bosone


Negli emendamenti al decreto privatizzazioni presentati in Senato nei giorni scorsi si nasconde il tentativo – sostenuto soprattutto dal Pdl – di riproporre, ancora una volta, la privatizzazione dell’acqua. La discussione sul pacchetto Monti – che dovrà essere convertito in legge nei prossimi giorni –  è la ghiotta occasione per garantire ai grandi gruppi multinazionali dei servizi, veri giganti finanziari, l’apertura del mercato italiano dei beni comuni.

La battaglia parlamentare si sta giocando sull’articolo 25 del decreto Monti, che ha dato seguito agli ultimi provvedimenti sulla privatizzazione dei servizi pubblici locali del governo Berlusconi. Qui si parla di cultura, di trasporto, di reti e di acqua. Servizi che le stesse grandi corporation chiamano “l’essenziale per la vita”. Per ora nelle due sedute della commissione Bilancio del Senato questo nodo cruciale non è stato ancora affrontato. I lavori di discussione degli emendamenti proseguirà nei prossimi giorni.
La complessa legge sulle liberalizzazioni ha la struttura di una matrioska. Per quanto riguarda i servizi pubblici locali le norme rimandano sostanzialmente al decreto sviluppo del governo Berlusconi, che a sua volta richiama il pacchetto anticrisi varato il 13 agosto. Come dei novelli alchimisti, i senatori hanno dato sfogo alla fantasia, colpendo virgole, singole parole, pezzi di frasi che apparentemente sembrano innocue. In realtà all’interno delle centinaia di pagine depositate in commissione Industria ci sono vere e proprie trappole mortali. E, spesso, incostituzionali, considerando che su questo tema si è svolto un referendum popolare.
Degni di nota sono tre emendamenti, che puntano alla privatizzazione forzata dell’acqua. L’articolo quattro del decreto 138 di Ferragosto introduceva in sostanza l’obbligo per i comuni di cedere ai privati le aziende ancora pubbliche incaricate di gestire i servizi pubblici. In quell’articolo, nell’ultimo comma, il governo escludeva però il servizio idrico dalla ventata di privatizzazioni. Almeno tre emendamenti presentati oggi in Senato puntano ad eliminare questa esclusione, con il conseguente obbligo di cessione della gestione degli acquedotti ai privati.
Particolarmente attivo in questo senso è il senatore del Pdl Enzo Ghigo, firmatario degli emendamenti 25.62 e 25.119. Nel primo emendamento, Ghigo gioca con le parole, parlando di liberalizzazione del servizio idrico, per evitare la parola privatizzazione, da attuare – scrive – “solo qualora l’iniziativa pubblica non risulti idonea a garantire i bisogni della comunità”. Nell’emendamento 25.119 il discorso è invece più diretto: il comma 34 dell’articolo quattro sulle privatizzazioni – richiamato e incluso nel decreto Monti – viene radicalmente cambiato, eliminando l’esclusione dell’acqua dall’obbligo di cessione ai privati. In sostanza si ripropone tout court la legge Ronchi-Fitto, il cui articolo 18bis è stato abrogato dalla consultazione referendaria.
Punta al sodo il senatore del Pd Enrico Morando, firmatario dell’emendamento 25.0.2. Nel testo si chiede l’inserimento di un nuovo articolo nel decreto sulle liberalizzazioni, il 25 bis. Obiettivo dichiarato è la revisione della tariffa dell’acqua, reintroducendo – con altre parole – almeno parte della remunerazione del capitale investito abrogata dal secondo quesito dei referendum di giugno.
Morando, nel testo presentato al Senato, chiede di riconoscere ai gestori il “costo finanziario della fornitura del servizio”, mantenendo sempre e comunque “l’equilibrio economico finanziario” della gestione. Ovvero i due pilastri del sistema privato dell’acqua. E’ firmato dal senatore Daniele Bosone, Pd, un altro emendamento che ripropone una norma contenuta nella bozza del decreto Monti, poi cassata dopo l’opposizione del movimento per l’acqua pubblica. L’emendamento 25.105 prevede in sostanza che i servizi idrici possono essere gestiti solo da società di capitale, azzerando di fatto l’esperienza della giunta De Magistris, che nei mesi scorsi ha deliberato la creazione di un ente non economico – Abc Napoli – per sostituire la Arin Spa nella gestione dell’acqua.

Latina discarica borgo montello, minacce al pm

Latina, minacce al pm che indaga sulla discarica di Borgo Montello 
Recapitata al magistrato Giuseppe Miliano una lettera: "Una pallottola costa solo 50 centesimi". 

Proprio la settimana prossima inizierà davanti al Gup l'udienza per diversi reati connessi alla discarica, cui sono legati molti misteri della camorra e un lungo traffico di rifiuti pericolosi 
di Andrea Palladino 
da Il Fatto Quotidiano
 
"Una pallottola costa solo 50 centesimi”. Una minaccia chiara, diretta e preoccupante quella ricevuta nei giorni scorsi dal Pm di Latina Giuseppe Miliano, magistrato che da diversi anni segue i reati ambientali nel sud pontino. Nel suo archivio ha moltissime indagini delicate, soprattutto sul sistema di gestione dei rifiuti nella zona compresa tra il fiume Astura e il Garigliano, fino alle porte con la provincia di Caserta.
Sua è la firma sulla richiesta – poi accolta – di custodia cautelare per Romolo Del Balzo, ex presidente della commissione lavori pubblici della Regione Lazio, coinvolto in una gestione più che sospetta dei servizi ambientali a Minturno, che ha portato in carcere un importante imprenditore del settore. E sua è l’inchiesta sulla Terracina Ambiente, il gestore della monnezza che vede tra i soci il gruppo Colucci, principale azienda attiva nella raccolta e gestione dei rifiuti in provincia di Latina. Il fascicolo più delicato riguarda, però, la collina di veleni e misteri al confine con il comune di Nettuno, Borgo Montello. Una discarica nata negli anni ’70 come una semplice buca dove finivano i sacchetti di immondizia di Latina, divenuta oggi il secondo invaso della regione Lazio, diviso a metà tra la Ind.eco (Gruppo Grossi di Milano) e la Ecoambiente (azienda mista con all’interno il comune di Latina, la Unendo di Colucci e il gruppo dell’avvocato Manlio Cerroni). Martedì prossimo inizierà davanti al Gup l’udienza per decidere il rinvio a giudizio di diversi manager e direttori di Ecoambiente, indagati dal pm Giuseppe Miliano per avvelenamento delle falde acquifere.
Un processo chiave, che dovrà ricostruire una parte della storia di questo piccolo borgo di 3000 abitanti, dove nel 1995 don Cesare Boschin, il parroco in prima fila nella lotta contro la discarica, venne trovato incaprettato nella sua canonica. Fu un omicidio rimasto senza colpevoli e senza una verità, che ancora oggi rappresenta un vero mistero. Solo due mesi fa un giornalista di una testata locale, La Provincia, aveva chiesto di poter consultare il fascicolo chiuso in archivio tra i casi irrisolti e senza neanche un sospettato. Nulla da fare, il procuratore di Latina Andrea De Gasperis - noto per aver condotto le prime indagini sulla morte di Ilaria Alpi – ha negato l’accesso.  E’ una procura di frontiera quella dove lavora il Pm Giuseppe Miliano. Mentre apriva la lettera con le minacce, a Borgo Montello le ruspe iniziavano a scavare il vecchio sito S0, alla ricerca dei fusti tossici. Un collaboratore di giustizia dei casalesi - Carmine Schiavone - fin dal 1996 aveva raccontato che quella discarica, negli anni ’80, era zona loro. Decine di “soldati” pagati all’epoca 3 milioni di lire presidiavano il territorio, dal Garigliano fino alle porte di Roma. Nomi mai usciti fuori, indagini condotte con grandi difficoltà dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma che hanno portato alla scoperta di quel cartello attivo nella città di Fondi guidato dai fratelli Tripodo, recentemente condannati come esponenti della ‘ndrangheta in provincia di Latina.
Gruppi criminali cresciuti negli ultimi trent’anni grazie ad un’alleanza – confermata da diverse sentenze – stretta con i casalesi. Tra gli affari più redditizi – ricordava Schiavone – c’erano i rifiuti e quella collina di Borgo Montello, dove alcuni esponenti incensurati e insospettabili della famiglia Schiavone di Casal di Principe acquistarono delle terre, vendute recentemente al gruppo Ind.eco, pronto a sfruttarle per ampliare gli impianti di trattamento dei rifiuti. Mentre la discarica cresceva i viaggi dei camion sospetti continuavano. Gli abitanti ancora oggi ricordano la meticolosità di don Cesare Boschin nell’annotare quello che accadeva. Ogni domenica andava a visitare le famiglie dei coloni veneti che contornano la discarica, vendendo le copie di Famiglia cristiana. E ascoltava. Le donne gli raccontavano con preoccupazione di viaggi realizzati dai figli verso la Toscana e l’Emilia Romagna, alla guida di camion che tornavano carichi di bidoni. I cacciatori ancora oggi hanno davanti agli occhi le montagne di rifiuti farmaceutici che incontravano attorno all’invaso ufficiale dove finiva la monnezza della provincia di Latina. Racconti che sono stati puntualmente riscontrati dalle analisi che il Pm Giuseppe Miliano e l’Arpa Lazio hanno realizzato negli ultimi due anni nella zona di Borgo Montello, scoprendo quei veleni di origine industriale che hanno contaminato le falde acquifere.
Sulle minacce al magistrato di Latina c’è il massimo riserbo. Nessun commento è trapelato dalla Procura, nessuna pista sembra per ora prevalere. Ma un segnale inquietante ed importante per quella terra di ‘ndrangheta e camorra chiamata provincia di Latina, alle porte della capitale.

Tra.sco società partecipata, domani sera Consiglio Comunale

Pontinia, si cercano soluzioni per la partecipata
Giovedì scorso 24 maggio si sarebbe dovuto svolgere un consiglio comunale con un solo punto all’ordine del giorno: approvazione del rendicontofinanziario del 2011. Un appuntamento rimandato improvvisamente, la nota ufficiale è datata 23 maggio (il giorno precedente) per essere spostato alla serata di lunedì 28 con l’integrazioni di altri punti a ll’ordine del giorno in cui spiccano le vicende legate alla Trasco. Dopo l’attacco di Giuseppe Mochi, la presa di posizione dei sindacati e il punto di vista del rappresentante della Trasco, Sebastiano Gobbo, nella serata di lunedì l’argomento società partecipata entrerà nell’agenda politica del consiglio comunale. Sono due i punti all’ordine del giorno dedicati alla Trasco: l’uscita del Comune di Norma dalla partecipata e la riorganizzazione della stessa società. Argomenti, questi, già toccati marginalmente durante l’ultimo consiglio di inizio maggio ma non approfonditi. Infatti, in quel caso, i due punti all’ordine del giorno furono ritirati di gran fretta. Adesso c’è stato anche il rinvio dell’appuntamento di giovedì 24. Tutto ciò testimonia il nervosismo di una situazione scomoda per la Trasco e per l’amministrazione comunale che non ha il pieno potere decisione sulla riorganizzazione della società partecipata ma che resta in attesa degli sviluppi presenti a livello nazionale. 
R.A.C Latina Oggi

sabato 26 maggio 2012

dal 31 Maggio Cinemambiente Torino

La 15^ edizione di CinemAmbiente, il più importante festival di film a tematica ambientale, avrà luogo a Torino, da giovedì 31 Maggio a martedì 5 Giugno 2012, data in cui si festeggia il World Environment Day (WED), la Giornata Mondiale dell'Ambiente promossa da United Nations Environment Programme (UNEP). Presidente della giuria del Concorso Internazionale Documentari della 15^ edizione sarà Yann Arthus-Bertrand, regista di capolavori pluripremiati del cinema ambientale come HOME-La nostra terra. Come ogni anno il Festival si struttura con un progr amma ricco e variegato, sia in termini di tematiche affrontate che di linguaggi utilizzati. Saranno presentati durante l'evento circa 100 film suddivisi tra le sezioni competitive nazionali ed internazionali (Concorso Internazionale Documentari, Concorso Documentari Italiani, Concorso Internazionale Mediometraggi), la sezione Ecokids -dedicata al pubblico più giovane- e la sezione Panorama, che approfondisce alcuni temi cardine del festival, come la crisi, l'alimentazione e l'energia. Oltre al cinema, il festival propone numerosi appuntamenti letterari e tante iniziative collaterali come FierAmbiente, Park(ing) Day, mostre e tanto altro. La conferenza stampa di presentazione del festival è fissata per il 24 maggio prossimo alle ore 11.30 presso la Mole Antonelliana - Museo Nazionale del Cinema, Torino.

martedì 22 maggio 2012

Esce il libro: "SALVIAMO IL PAESAGGIO!"



Esce per Altreconomia il libro:
"SALVIAMO IL PAESAGGIO!"


Care amiche e cari amici,
vi presentiamo “Salviamo il paesaggio!” , un manuale pratico per difendere l’Italia dal cemento, in formato tascabile. Il libro è scritto da Luca Martinelli (già autore de “Le conseguenze del cemento”) per “Altreconomia Edizioni” (tra i promotori del Forum).

Il libro fa parte della collana “Io lo so fare”, e nasce con l'obiettivo di fornire strumenti, sia attraverso un'analisi della normativa sia presentando numerose esperienze di comitati locali e amministrazioni coraggiose. Le loro storie vanno condivise, perché sono ricche di “idee di copiare”!
La prefazione è di Carlin Petrini, di Slow Food, che ha scritto: “Questo libro si rivela un altro strumento indispensabile per orientare la nostra azione, per renderla consapevole e competente. Ci richiama alle nostre responsabilità ma ci indica anche degli strumenti per fare pressione, per agire concretamente, sia a livello locale sia a livello nazionale. Fermare il cemento e il consumo di suolo fertile deve diventare una delle priorità di un Paese che si voglia chiamare civile; lo scempio è andato troppo avanti senza nessun freno, è ora di porre un limite, più in generale di riprendere coscienza dei limiti”.

Il libro ha un costo di 4 euro (per 104 pagine) e verrà distribuito tramite le librerie, le botteghe di commercio equo e attraverso il sito di Altreconomia.

LEGGI LA SCHEDA DEL LIBRO >

lunedì 21 maggio 2012

La terra trema e lo stoccaggio di metano nel sottosuolo

 Dal blog ecoalfabeta.blogosfere.it vogliamo riportare un interessante argomento che si aggiunge alla lista. Non abbiamo bisogno di Turbogas e la situazione del metano diventa pericolosa.

 ENI continua a stoccare gas metano nel sottosuolo della pianura padana in prossimità delle faglie tettoniche, note da oltre 10 anni e sta aumentando la pressione di stoccaggio. Una pratica rischiosa, soprattutto dopo il terremoto di domenica.

Il fisico e sismologo fa notare nel suo blog il fatto che ENI abbia continuato a stoccare gas metano (1) nei siti esausti della pianura padana, nonostante fosse noto da tempo che la zona è attraversata da diverse faglie.

Ho creato la mappa qui sopra per mostrare la posizione dei siti di stoccaggio della pianura padana, la posizione delle principali faglie e la localizzazione del terremoto di domenica scorsa (sud: indicazione USGS, nord: indicazione INGV). La mappa è disponibnile anche in Google maps.
Attenzione: non sto affermando che ENI ha causato il terremoto, naturalmente, ma è opportuno osservare che:
  • I siti di stoccaggio si trovano praticamente tutti in prossimità delle faglie;
  • ENI nega in modo un po' blando il fatto che esista una correlazione tra stoccaggio e attività sismica; (2)
  • normalmente il gas viene immagazzinato alla pressione originaria del giacimento. Per aumentare le riserve di gas (e venderne di più) ENI sta iniziando ad usare la discutibile pratica della sovrapressione.
Esistono almeno tre siti (Settala, Sergano e Ripalta) in cui il gas è stoccato a pressioni del 107-110% di quella originaria.
Il principio di precauzione dovrebbe fermare queste pratiche, oltre a evitare nuovi siti di stoccaggio (ENI vorrebbe aumentare la capacità complessiva da 14 a 22 km³), perchè il nostro obiettivo è diminuire i consumi di gas.
Un ringraziamento a Paolo che mi ha messo la pulce nell'orecchio sulla questione.
(1) Lo stoccaggio del gas importato dall'estero nel sottosuolo viene fatto durante la stagione estiva, per aumentare le riserve per il periodo invernale. Questo è l'elenco dei siti di stoccaggio italiani. Ognuno dei siti di stoccaggio indicati sulla mappa include decine di pozzi diversi.
(2) Nella pagina della FAQ si afferma che "Nessuno degli studi e delle analisi condotte in questi anni ha evidenziato possibili correlazioni fra fenomeni sismici e lo stoccaggio di gas nel sottosuolo. Come ulteriore e continua verifica, tutti i giacimenti sono costantemente monitorati con appositi sensori inseriti nel sottosuolo al fine di rilevare eventuali eventi microsismici nel corso delle fasi di iniezione ed erogazione."

Il mio voto va rispettato

 Comitato Acqua pubblica di Aprilia: restituire 300 tessere elettorali

In una sola settimana RESTITUITE OLTRE 300 TESSERE ELETTORALI.
Oltre 300 cittadini hanno aderito alla campagna di restituzione della tessera elettorale lanciata dal Comitato lo scorso 5 maggio. Ormai ad un anno dai referendum del 12 e 13 giugno 2011 sull'acqua bene comune, senza profitti e contro la privatizzazione dei servizi pubblici essenziali, il voto di 27 milioni di elettori è stato raggirato dal parlamento e noi non possiamo tacere per questa antipolitica istituzionale avversa alla volontà popolare. Invitiamo tanti ad unirsi a noi da ogni territorio per affermare che ci siamo recati a votare per i referendum e vogliamo dare un segnale forte affinché il NOSTRO VOTO NON SIA CONSIDERATO CARTA STRACCIA, MA UN VICOLO POLITICO PER IL PARLAMENTO. Per festeggiare il compleanno del “referendum acqua bene comune” invitiamo tutti a restituire la tessera elettorale al Presidente della Repubblica accompagnata dalla seguente lettera, entro il 12 giugno. 

Comitato cittadino acqua pubblica di Aprilia

domenica 20 maggio 2012

Differenziata parcheggiata

PONTINIA, SI ATTENDE LA PRIVATIZZAZIONE DELLA TRASCO
Raccolta differenziata, investimenti «congelati»
In garage un mezzo da 130mila euro

In uno dei garage comunali, ci sono 130 mila euro parcheggiati e inutilizzabili. È questa la metafora realistica rispetto al nuovo mezzo comprato dall’amministrazione comunale che avrebbe dovuto aiutare la raccolta differenziata a diffondersi su tutto il territorio comunale. Infatti, il comune, a fine dicembre, ha comprato un nuovo camion, da tempo richiesto dalla Trasco, per poter allargare la raccolta differenziata anche in zone che, ad oggi, rimangono scoperte da questo fondamentale servizio. Senza nuovi mezzi è difficile fare il porta a porta, raccogliere la differenziata anche nelle campagne e in zone lontane dal centro. L’obiettivo del comune, dell’assessore all’Ambiente, Valterino Battisti, della Trasco stessa, quella di coinvolgere tutte le arterie più importanti della campagna e i centri abitati come Quartaccio e La Cotarda. Un progetto che, con l’acqui - sto del camion, sembrava dover partire già nei primi mesi di questo 2012 tanto da far direall’assessore Battisti, alla fine del 2011: «con questo mezzo la Trasco sarà in grado di implementare la raccolta differenziata anche in alcune zone nevralgiche della campagna. L’obiettivo è quello di ripetere la situazione del Tavolato e aumentare così la percentuale totale di raccolta differenziata». Delle dichiarazioni lecite che, purtroppo, non trovano riscontro nella realtà per alcuni problemi burocratici legati soprattutto alla posizione della Trasco, società partecipata dal comune che, entro settembre 2013, dovrà diventare a maggioranza privata. «Finché non si chiarisce la posizione che dovrà assumerela Trasco – afferma oggi Battisti – non possiamo permetterci, come amministrazione comunale, di dargli in affidamento il mezzo di raccolta differenziata. Abbiamo bisogno di altri documenti e di un consiglio comunale che sblocchi questa situazione in attesa di capire come poter riorganizzare interamente la società che, oggi, è partecipata dal comue». La burocrazia e lincertezza legislativa bloccano un progetto valido ed utile per tutta la città. Quel che è ancora più grave è avere il mezzo, costato 130 mila euro, nuovo e funzionante ma incredibilmente inutilizzabile.
 
Articolo di Riccardo A. Colabattista
Latina Oggi 17 maggio 2012