mercoledì 28 settembre 2011

Latina crocevia del traffico illegale di rifiuti pericolosi

Ecomafia 2011 di Legambiente, storie numeri della criminalità

Il pentito casalese Carmine Schiavone denuncia la provincia di Latina quale crocevia del traffico illegale di rifiuti pericolosi!!

Una situazione drammatica che abbiamo denunciato più volte. Il dossier Ecomafie 2011 restituisce la fotografia di una provincia preda degli appetiti degli ecomafiosi. Contro le ecomafie serve un coordinamento unitario e un'azione più incisiva da parte della politica. Basta complicità e negazionismo. Si lavori su proposte concrete, sulla bonifica immediata delle aree contaminate, su una cultura della legalità e dello sviluppo ecosostenibile diffusa e si sostenga l'opera delle forze dell'ordine e della Magistratura. Salviamo il nostro territorio da speculazioni, abusivismo, rifiuti pericolosi, corruzione, violenza e criminalità ambientale. Le cifre ufficiali del rapporto Ecomafie 2011 di Legambiente sono impietose e drammatiche. Restituiscono la fotografia di una regione e di una provincia che vedono nella criminalità ambientale uno dei loro problemi più diffusi ed allarmanti, ancora non adeguatamente affrontati dalla classe dirigente. Negazionismo del fenomeno e ostruzionismo devono terminare. Nel Lazio si verificherebbero 8,5 illegalità ambientali al giorno, 3.124 infrazioni nel 2010, il 10,1% del totale nazionale, con una crescita decisamente preoccupante del ciclo dei rifiuti. Il Lazio quest'anno scala una posizione e passa da sesta a quinta regione in Italia per ecomafie nei rifiuti (dopo le quattro regioni storicamente caratterizzate da infiltrazioni mafiose), con un incremento del 30% dei reati accertati che arrivano ad essere 376, pari al 6,3% del totale nazionale, con 341 persone denunciate, 169 sequestri e nessun arresto. Una situazione critica, tanto da far affermare alla Direzione nazionale antimafia (Dna) nell’ultima relazione annuale che la “dispersione dell’attività investigativa nelle varie procure ordinarie (...), in funzione di un coordinamento utile a evidenziare segnali di presenza di sodalizi mafiosi dietro le organizzazioni o i traffici individuati, ha di fatto reso impossibile o estremamente difficoltoso comprendere quali siano le dimensioni degli interessi delle altre mafie verso questo fenomeno criminale, interessi che non possono certamente escludersi”.

Le recenti dichiarazioni del pentito casalese Carmine Schiavone, ha messo in evidenza l'esistenza di un incrocio perverso di mafiosi, massoni targati P2, imprenditori senza scrupoli del nord Italia ed europei che avrebbero destinato il sud della provincia di Latina a discarica clandestina di rifiuti altamente pericolosi. Una situazione che deve essere affrontata con il massimo della determinazione, sostenendo le forze dell'ordine, la e tutti coloro che sono impegnati sul fronte della legalità e delle lotte antimafia. Il pentito afferma che «i rifiuti tossici portati dalla camorra dei Casalesi hanno inquinato anche il ventre di Latina, avvelenando pure il Basso Lazio. Io non ero d'accordo coi miei del clan, rovinavano la vita dei nostri figli. E mi sono pentito». Il carico tossico di rifiuti, sempre secondo Schiavone, sarebbe giunto « dalle società del Nord, ma anche da Svizzera, Francia e Germania. Nei primi del '90 seppi che i miei uomini e mio cugino Sandokan si erano buttati in questo affare sciagurato, sia in Campania, a Casal di Principe, che in altre zone, per esempio il Basso Lazio. Come teste di ponte dei loro traffici usavano le famiglie Nuvoletta, i Mallardo, mentre gli intermediari delle ditte erano teste di legno e soprattutto un esponente della massoneria targata P2 ». Si tratta di notizie già note ai magistrati, alla Commissione parlamentare antimafia e alla Scuola superiore di polizia. Ancora Schiavone ricorda che in seguito ad un sopralluogo nei luoghi dove sarebbero stati interrati i rifiuti, effettuato anche con i tecnici dell'Enea per verificare la radioattività, furono tutti costretti a fuggire considerando che gli strumenti per la rilevazione dei livelli di inquinamento erano letteralmente impazziti.
Ricordiamo che già don Cesare Boschin denunciò il traffico illegale di rifiuti che interessava la discarica di borgo Montello(Latina) e per questo pagò con la vita il suo coraggio di uomo libero. Su questa vicenda, con Libera, da anni chiediamo la riapertura delle indagini. Un business delle ecomafie è particolarmente lucrativo e compromette gli equilibri ecologi del territorio, avvelenando il tessuto sociale ed economico con complicità che devono essere smascherate. Un crimine di queste dimensioni e gravità non può essere stato realizzato nella piena clandestinità. Si indaghi anche quindi
sulle complicità eventuali di amministratori pubblici, funzionari e pubblici ufficiali compiacenti e si sostengano senza tentennamenti le forze dell'ordine e la Magistratura.

martedì 27 settembre 2011

Pontinia Libera la Legalità




Incontro pubblico del gruppo Libera Pontinia, presso il teatro Fellini, domenica 18 settembre. Interventi e discussione sugli aspetti legati alla mafia del territorio e proiezione del documentario "La Quinta Mafia", realizzato da Antimo Lello Turri, giovane studente di Latina e coordinatore provinciale di Libera, impegnato da anni nell'informazione sui temi della corruzione e della criminalità. Un documentario che denuncia episodi e vicende del nostro territorio in cui si palesa la presenza della malavita in ambito immobiliare, finanziario e specialmente per quanto riguarda la cosidetta "Ecomafia", con particolare riferimento ai legami fra attività illecite e smaltimento dei rifiuti.

http://cantierecreativotvblog.blogspot.com

Pontinia: Trasco, ora le accuse

 I guai a Pontinia hanno un tempo d'incubazione lungo e percorrono sempre le solite strade della non comunicazione e della concorrenza. Pontinia è una città di mercato. Anche questa storia è incastrata totalmente nel reparto delle merci. Noi del blog abbiamo acquisito la notizia giorni fa, sconvolti come un fulmine a ciel sereno, per riprendere le parole di Riccardo Colabattista nel recente articolo. Notizie giunte, subito dopo le news del sequestro delle discariche abusive illegali coordinate dalle EcoMafie a Pontinia, Prossedi, Priverno, Sezze e Latina. Due notizie colossali in poco tempo, devi avere un pò di fiato per riprenderti. I guai quando arrivano di solito sono un pò per tutti, anche quelli della sfera personale. In questo caso il dispiacere per quelle persone che devono pagare, si associa alla tristezza tipica di quando ti trovi davanti una bancarella vuota. Dalla bancarella alla giunta il salto non è poi così lungo. Leggendo l'articolo qui sotto, provo queste sensazioni e mi domando, sperando che anche voi lettori lo facciate: "Quali ripercussioni ambientali provocherà questa sentenza?" ; "La Trasco rimarrà la municipalizzata del Comune di Pontinia?". Le ripercussioni del caso possono arrivare lontano, dipende dalla posta in gioco. Per il momento sono solo 831 mila euro. Dalle merci alla comunicazione. Rifletto. Sono giunti a questo incubo, per il motivo che non hanno mai intenzione di rendere trasparente la gestione pubblica, anche se si trovano nella posizione del giusto. Ma la trasparenza e la comunicazione sono due dati importanti che mancano da anni a Pontinia. Così come la gestione degli appalti e la relativa pubblicazione, sempre nel sottosuolo delle minime conoscenze. Sono questi i veri e reali guai per Pontinia. Sperando che la situazione si risolga nei migliori dei modi, cioè non danneggiando la salute di nessuno, l'economia del paesello e i servizi annessi, vi lascio con la lettura dell'articolo.

L’opposizione già chiede le dimissioni: errori gravi
DOPO la notizia sul caso Trasco che ha colpito il mondo politico di Pontinia, in città si respira un’aria di calma apparente. Tutti adesso attendono che la Corte dei Conti divulghi pubblicamente le motivazioni della sentenza così da poter capire, in maniera ufficiale ed esauriente, quali siano le reali decisioni su Tombolillo e soci e le possibili ripercussioni a livello politico. Si, perché fino ad ora si è certi solamente degli 831 mila euro che gli amministratori interessati in prima persona nella creazione della società partecipata Trasco dovranno restituire alle casse comunali. Se nell’attuale maggioranza nessuno ha voglia di parlare prima di conoscere il verdetto per intero (c’è la possibilità, infatti, per sindaco e assessori di essere interdetti dai pubblici uffici) dai banchi dell’opposizione iniziano a delinearsi alcune posizioni, come se si fosse ai nastri di partenza per un nuovo capitolo politico. Paolo Torelli il giorno stesso della notizia aveva invocato le «dimissioni e un cambiamento radicale». Ci va più cauto il suo compagno di partito Giuseppe Mochi che mostra grande solidarietà per i consiglieri comunali interessati a questa vicenda e poi si dichiara vincitore morale di questa situazione dichiarando che « è una sorta di rivincita politica, quello che sostenevo da sindaco ora è stato confermato». Adesso per il PdL, però, c’è da capire quale posizione prenderà Ernesto Bilotta, capogruppo in consiglio comunale proprio per il PdL e coinvolto direttamente nella vicenda Trasco per il ruolo avuto all’epoca dei fatti contestati all’interno della coalizione Tombolillo. Si deve dimettere anche lui come chiede Torelli? O dovrà sostenere la battaglia del centrodestra contro Tombolillo? Insomma, una decisione difficile per il candidato sindaco del Popolo delle Libertà. Giuseppe Belli, esponente de La Destra, si dice dispiaciuto per le ripercussioni personali ma a livello politico è pronto a chiedere le dimissioni del sindaco «per la leggerezza con la quale ha condotto l’amministrazione». Infine un pensiero distensivo e di buon senso arriva da Luigi Subiaco, ora all’opposizione ma ex compagno proprio di Tombolillo. «Questa vicenda fa assolutamente male alla città. – commenta - Qui si tratta di avere a che fare con persone oneste. Se c’è stato un errore è stato fatto in assoluta buona fede. Dimissioni? Se fossi io il sindaco mi dimettermi subito ma conoscendo Tombolillo difficilmente rassegnerà le proprie dimissioni».
Articolo di Riccardo Colabattista su Latina Oggi

Pontinia: Discariche col «marchio dannose per la salute»

Continua la verifica sui siti inquinati su terreni del Consorzio di Bonifica
Partito il ripristino dei luoghi, restano i timori per la presenza di diossina vicino al fiume
E’ cominciata su ordine della Procura di Latina la bonifica delle arre contaminate dai rifiuti speciali e individuate tra Latina, Priverno e Pontinia. I primi interventi vengono effettuati dai proprietari dei terreni nel caso dei due soggetti pubblici, ossia la Regione Lazio (a Priverno) e il Consorzio di Bonifica (a Latina); per i terreni trasformati in discariche pericolose perché piene di materiali tossici, procedono i Comuni di competenza, in attesa che vengano identificate le persone fisiche responsabili del disastro ambientale causato dallo stoccaggio in superfice di rifiuti nei quali è stato ritrovato anche amianto e dalle analisi sono emerse altresì tracce di diossina. Parallelamente però continua la verifica sulla eventuale presenza di fusti interrati con rilievi dall’alto con l’ausilio degli elicotteri della guardia di finanza, che ha scoperto l’inquina - mento in seguito ad accertamenti su una società immobiliare, e la collaborazione di Arpa Lazio. La prima emergenza dovuta all ’abbandono dei rifiuti speciali sta rientrando ma i timori ora riguardano sia il fiume Ufente, che scorre a breve distanza che le falde acquifere, nonché le vicine aziende agricole che fino a poco tempo fa utilizzavano quell’acqua per irrigare. I controlli su tutta la zona dureranno ancora per settimane, quando sarà possibile ripetere le analisi da parte dell’Arpa e si potrà stabilire se la bonifica ha fermato i temuti fenomeni di inquinamento ambientale. Più difficile l’attività investigativa sul fronte delle responsabilità. I titolari privati dei terreni sono stati già denunciati ed è possibile un accertamento anche sull’inerzia dei due enti pubblici (Regione e Consorzio) proprietari di due dei siti su cui sono state sequestrate le sette discariche abusive. Non ci sono prove che alcuno sapesse cosa stava succedendo in quella zona, ma non è neppure ancora escluso che né il Consorzio né la Regione, attraverso i funzionari che operano sul posto, ignorassero il traffico dei rifiuti, quantomeno il via vai di mezzi pensanti che è stato certamente necessario ad accumulare quei quattromila quintali di sostanze tossiche al punto che alcune delle discariche sequestrate sono state definite «dannose per la salute». Sul ruolo e la possibile leggerezza con cui il Consorzio di Bonifica ha affrontato il problema sono state avanzate già molte critiche da parte dell’opposizione che chiede di affrontare il caso in consiglio regionale e lega questo rinvenimento al fenomeno dell’ecomafia che ha già pesantemente interessato la provincia di Latina. Due mesi fa ad un’area limitrofa a quelle sequestrate tre giorni fa sono stati apposti i sigilli da parte della polizia provinciale a seguito di un sopralluogo su segnalazione degli abitanti del posto. Con un successivo accertamento presso la Camera di Commercio è emerso che la società proprietaria del terreno aveva sede in provincia di Caserta ed aveva portato in quel sito a pochi metri dal fiume Ufente fanghi prodotti con lo scarto della lavorazione delle mozzarelle. Alla bonifica del sito disposta dalla Procura su conforme richiesta della polizia provinciale ha provveduto il Comune di Pontinia, salva la possibilità di rivalsa contro i responsabili dell’inquinamento nel corso del processo che, però, non è ancora iniziato.

 Fonte: Latina Oggi

Roberto Brambilla della Rete Lilliput




Un ritmo assolutamente insostenibile. E, avvertono gli esperti, le green tech saranno utili, ma non risolutive. Roberto Brambilla della Rete Lilliput – associazione che da anni promuove la nonviolenza nel nostro Paese – ha chiarito bene le questioni in gioco:
Spingere sul miglioramento tecnologico è necessario e in particolare l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili giocheranno un ruolo fondamentale. Ma non possiamo pensare di vincere questa partita senza intervenire anche sugli stili di vita. Prendere l’autobus al posto della macchina una o due volte in più a settimana, ridurre il consumo della carne, sostituire lo spostamento materiale con lo spostamento di informazioni sul Web sono tutti modi per migliorare la nostra vita alleggerendone l’impatto ambientale.

Arriva l'Earth Overshoot Day

www.net1news.org
Oggi è il giorno dell'andare oltre, del sbagliare la mira, del tirare troppo lungo, del lanciare troppo alto, del sparare al di là del bersaglio, se vogliamo utilizzare tutte le possibili definizioni e interpretazioni dell'inglese. Oggi, può sembrare strano, ma abbiamo finito le riserve delle risorse naturali di questo pianeta, chiamato Terra. Se non ne troverete un altro che potrà sostituire il bisogno umano, animale e vegetale, potete anche iniziare a pensare che vivremo (non si sà fino a quando e come!?) i prossimi minuti, ore, giorni, anni con la percezione di andare a fare la spesa di giorno in giorno, ma una spesa diversa, dove sai che quel che stai per prendere non è sicuro che lo ritroverai anche il giorno dopo. Pensare questo non sarà difficile per noi figli del padre consumismo, ma pensare che le risorse di questo pianeta giungono al rosso, sarà difficile da assimilare, perchè un nome come "Overshoot Day", ci porterà sulla strada di lettura del "Day", ah si tutto apposto, un'etichetta che ci farà sentire la sensazione di salvataggio. E si perchè noi italiani siamo abituati ai salvataggi. Ma in questo caso, non ci sarà nessuno a salvarci, dobbiamo salvare il pianeta ognuno con le proprie forze.

Dall'articolo pubblicato ieri su Repubblica, si apprende che abbiamo consumato tutte le risorse rinnovabili che la Terra ha a disposizione e per andare avanti dobbiamo indebitarci, cioè utilizzare ricchezza che non ci appartiene. Dobbiamo tagliare le foreste che servono a rallentare la corsa del caos climatico, rubare altri pesci a un mare che si impoverisce anno dopo anno, prelevare acqua dalle vene fossili che non si ricaricano, usare energia fossile turbando l'equilibrio dell'atmosfera, azzerare prati per darli in pasto al cemento. E questo è ciò che facciamo ogni giorno.
Il calcolo di questo conto naturale, viene dal Global Footprint Network, la rete che calcola la biocapacità globale e la confronta con l'impronta ecologica, cioè con la quantità di risorse e di servizi richiesta dalla specie umana.
Rispetto a 30 anni fà, estraiamo e utilizziamo circa 60 miliardi di tonnellate di materie prime l'anno, cioè il 50% in più, osserva Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf. "E' come se mettessimo in circolazione ogni anno 40 miliardi di automobili che per essere parcheggiate richiederebbero uno spazio delle dimensioni di Italia e Austria messe insieme. Ogni essere umano utilizza in media oltre 8 tonnellate di risorse naturali l'anno, 22 chili al giorno. Se si includono i materiali di estrazione inutilizzati, il conto sale a 40 chili pro capite al giorno".

giovedì 22 settembre 2011

Guai a Pontinia

IL SINDACO E NOVE AMMINISTRATORI NEL MIRINO DELLA CORTE DEI CONTI
Condannati a risarcire,piove la tegola «Trasco»

Pontinia Piazza Indipendenza
È stato un fulmine a ciel sereno. È proprio il caso di dirlo per descrivere la notizia della condanna arrivata dalla Corte dei Conti nei confronti del sindaco Eligio Tombolillo e ad altri nove amministratori ed ex amministratori di Pontinia. La storia è sempre la stessa ed è quella legata alla costituzione della società partecipata Trasco avvenuta nel 2007 durante il mandato della giunta Tombolillo. Ad essere coinvolti, quindi, ci sono in primis l’al - lora e attuale sindaco Tombolillo e l’allora assessore Giovanni Farris. Con loro sono coinvolti anche gli attuali consiglieri comunali Ernesto Bilotta, ora passato all’opposizione, Massimo Mantova, Antonio Pedretti, attuale vice sindaco e Patrizia Sperlonga, assessore alla Cultura di Pontinia e anche allora al fianco del sindaco Tombolillo, e gli ex amministratori comunali Luigino De Angelis, Francia Massimo, Paolo Guidi e Pompilio Gasparini. Ad essere prosciolti, invece, sono solamente i tre revisore dei conti Tonino Del Giovine, Gianpiero Macale e Roberto Bordignon. La vicenda va avanti da diversi anni e la sentenza di primo grado, pubblicata nel gennaio del 2008, assolveva tutti e tredici gli imputati respingendo la richiesta di condanna formulata dalla Procura regionale della Corte dei Conti a risarcire la complessiva somma di un milione 341 mila, oltre rivalutazione monetaria ed interessi legali, a favore del Comune di Pontinia. A quasi quattro anni di distanza, in secondo grado, la situazione si è capovolta con la condanna per le dieci persone coinvolte ad un risarcimento di 803 mila euro da dividere, in parti diverse, tra le dieci persone condannate. Il sindaco Tombolillo ha appreso la notizia telefonicamente intorno all’ora di pranzo di ieri. C’è incredulità e sconforto per un caso che sembrava definitivamente ed è invece tornato ad abbattersi con una violenza imprevista sul palazzo comunale di Pontinia. Ieri nessuno ha voluto lasciare dichiarazioni. Nessuno lo farà finché non verrà pubblicata per intera la sentenza con le varie motivazioni e pene. Di certo la notizia è di quelle forti. La maggioranza ora, con ben quattro persone direttamente coinvolte, si trova a far fronte ad una situazione tra le più difficili nella quasi ventennale esperienza politica di Tombolillo. 
Articolo di Riccardo A. Colabattista - Latina Oggi 22 Settembre 2011

Pontinia: "Via dei laghi e dei mari"

Ieri il via libera al progetto
Ora la parola ai privati

Entrato nel vivo dell'approvazione il progetto inserito nel Gal Terre Pontine. Martedì mattina nella conferenza dei servizi il via libera al progetto, è attesa per il 7 Ottobre il consenso di un privato, proprietario di un terreno inserito nel progetto. L'assessore Patrizia Sperlonga è fiduciosa e ritiene insieme alla giunta che "la via dei laghi e dei mari" è uno dei progetti più validi per rilanciare un territorio spesso dimenticato. Un momento di rilancio dell'attività turistica per Pontinia, in attesa che anche il Museo e il restauro della Torre Idrica venga completato, con un passo alla volta si vuole cambiare, migliorando la vocazione di una città rurale e l'immagine della città di Pontinia.

Tratto da La Provincia

Pontinia: Incubo Fusti tossici

Carmine Schiavone indicò altre zone oltre a Montello
NON solo Montello, ci sono altri siti contaminati da rifiuti speciali in provincia di Latina.

Immagine di repertorio
Lo prova il sequestro delle sette discariche effettuato ieri mattina dalla guardia di finanza. Ma lo aveva già detto il pentito Carmine Schiavone, sempre nell’interrogatorio del marzo del lontano 1996. «So che abbiamo messo fusti anche in altri posti qui in provincia di Latina, mi pare che nella zona ci fossero degli allevamenti di bufale ma non mi ricordo il nome». E’ scritto così nel verbale del collaboratore acquisito agli atti del processo «Anni 90». Carmine Schiavone non si ricorda però adesso, quindici anni più tardi, gli elicotteri della Finanza sono sorvolano la zona compresa tra Pontinia e Priverno, esattamente quella dove più alta è la concentrazione di allevamenti bovini e bufalini. Forse è solo una coincidenza ma basta per continuare a cercare e forse è giunto il momento perché l’Arpa vada anche a scavare. Negli stessi mesi in cui comincia, finalmente, lo scavo nella discarica S0 di proprietà del Comune di Latina, dove proprio Schiavone disse che si trovano i fusti portati dalla camorra nelle notti incustodite della fine degli anni 80. Ci sono, forse, voluti venti anni per apprendere un po’ di verità sull’assalto ambientale condotto sul territorio.

Dal sito: Latina Oggi

Borgo Montello, la discarica incubo di Latina “Gestita” in passato da Gomorra






 di Riccardo Gardel

L'invaso della città laziale è gestito dalla Provincia e serve allo smaltimento dei rifiuti del pontino e dintorni. "Incriminata" più volte in passato come principale causa dell'inquinamento delle falde acquifere. Ora dopo oltre 20 anni la Regione dovrà chiarire anche se sotto tonnellate di mondezza sono sepolti fusti tossici, sotterrati lì dai casalesi
All'interno di una discarica
La tenda nel suo giardino Carla non l’ha mai voluta smontare. E’ rimasta tra le piante curate e il gazebo per un intero anno. Di fronte al suo cancello di casa, appena attraversata la strada, l’immenso ventre della discarica di Borgo Montello rilascia l’odore nauseabondo, acre, insopportabile anche la domenica, quando i cancelli sono chiusi. Così avviene da trent’anni nella terra della bonifica e dei contadini veneti, della camorra che punta a Roma e dei silenzi sui traffici più immondi. Qualche giorno fa Carmine Schiavone – collaboratore di giustizia del processo Spartacus contro il cartello dei casalesi – ha voluto ricordare perché dalla provincia di Caserta si puntava su questo lembo di terra a settanta chilometri da Roma, alle porte di Latina: lì buttavamo anche rifiuti radioattivi, ha raccontato al quotidiano Il Tempo. “Era una nostra zona”, aveva già dichiarato fin dal 1993.

Per Carla quelle sette buche, cresciute da quando lei era appena una ragazza, sono sempre state il suo incubo quotidiano: “Qui buttano la monnezza dell’intera provincia, ed è un inferno. Sapere poi che in fondo ci sono anche i rifiuti tossici è insopportabile”.

Dopo la morte del padre, colpito da un tumore, ha deciso di vivere come forma estrema di protesta in una tenda nel suo giardino. Ha steso gli striscioni sui cancelli, a una decina di metri dall’ingresso dell’invaso, dove arrivano i camion da Latina. Non è accaduto nulla. Dopo anni di proteste ha ottenuto solo una proposta che definisce umiliante, contenuta in due fogli firmati da Bruno Landi. Ovvero l’ex politico del Psi che da presidente della Regione Lazio ha sempre autorizzato le “emergenze” di Borgo Montello, negli anni ’90, e che oggi amministra la Ecoambiente, uno dei due gestori dell’invaso. Landi gli ha offerto 1400 euro al mese, fino al riempimento delle buche. Un indennizzo? No, “un puro atto di cortesia”, si legge sul contratto che la Ecoambiente le ha mandato.

Tutto era iniziato un po’ alla buona, negli anni ’70, quando un imprenditore locale, Proietto, aveva aperto la sua tenuta ai rifiuti. Poi, secondo il racconto di Carmine Schiavone, qui era nata la prima Gomorra dei rifiuti industriali: per ogni bidone il clan riceveva cinquecento mila lire, ha raccontato nel 1996 ai carabinieri. Fusti interrati almeno fino alla fine degli anni ’80. E poi scarti dell’industria farmaceutica, come racconta Sergio un cacciatore che scalava le montagne di fiale abbandonate per raggiungere le prede: “Interi Tir, una quantità enorme”. La discarica – che nel frattempo era divenuta l’unica nella zona sud di Roma, grazie ad una serie di ordinanze regionali – era cresciuta a dismisura. E abusivamente, visto che l’intera zona era inserita nel Prg di Latina come area agricola.

Dal Film: Gomorra
Tutti qui ricordano i camion che arrivavano la notte da Ferrara, da Lucca, dal nord industriale alla ricerca di sversatoi dove abbandonare le scorie. I Casalesi non avevano ancora firmato il patto del 1989, l’accordo che apriva le porte all’agro di Caserta. Ma erano già qui, con diverse terre comprate proprio di fianco alla discarica e oggi acquistate dall’Indeco del gruppo Grossi, il re delle bonifiche arrestato per Santa Giulia a Milano che a Borgo Montello gestisce la metà dell’invaso. La notte, raccontano i contadini, sentivi il rumore dei bidoni rotolare nelle scarpate, di fianco al fiume Astura. Viaggi silenziosi, viaggi ricchi, camion gestiti dalla prima gerenza dei clan, quando ai vertici del cartello c’erano ancora i Bardellino, come ricorda Schiavone.

La provincia di Latina, guidata da Armando Cusani, del Pdl, non ha mai voluto realmente approfondire fino in fondo il traffico di veleni nel sud pontino. Il Comune, quando l’Enea dimostrò la presenza di masse metalliche, parlò di vasetti di omogeneizzati scaduti interrati nel vecchio sito. Persino l’omicidio del vecchio parroco, don Cesare Boschin, trovato incaprettato nel 1995 dentro la sua canonica è rimasto senza colpevoli e senza testimoni. “Don Cesare era un prete all’antica – raccontano i parrocchiani – e la domenica girava casa per casa, vendendo le copie di Famiglia Cristiana. E le donne gli raccontavano tutto, anche degli strani viaggi compiuti dai figli, portando i bidoni”. Il vecchio prete annotava e denunciava. Fino al giorno del suo omicidio, quando dalla canonica sparirono solo due agende. Oggi l’associazione Libera di Don Ciotti chiede la riapertura delle indagini sull’omicidio. E un passo avanti nella ricerca della verità è stato fatto: la Regione Lazio ha dato, finalmente, il via libera a un finanziamento di 850mila euro che entro la fine del 2012 dovrà stabilire, grazie anche ad una commissione di esperti, se e cosa è sepolto sotto metri e metri di terra.


Pontinia: Discariche Abusive ed EcoMafie nell'operazione Demetra




Nel video le immagini della discarica abusiva in Via Migliara 49 , Pontinia


Il nascondiglio per i fusti
Ieri mattina i sigilli apposti dalla Guardia di Finanza, traffico 
controllato da un’organizzazione

Tra Pontinia e Priverno sette discariche di sostanze tossiche, c’è anche la diossina

SOMIGLIA terribilmente al disastro scoperto nell’agro aversano ciò che la guardia di finanza di Latina sta svelando in queste ore in una fetta di territorio compresa tra Pontinia e Priverno, a ridosso del fiume Ufente. Tante discariche di medie dimensioni in terreni nascosti o difficilmente raggiungibili dove sono stipati quintali di amianto, probabilmente anche fusti tossici interrati, come provano le tracce di diossina evidenziata dalleanalisi su un sito vicinissimo al corso d’acqua. Non è la prima volta che nella campagna profonda dell’agro pontino spuntano discariche tossiche, l’ultima sequestrata due mesi fa dalle guardie provinciali proprio a Pontinia. Ma l’inchiesta della Finanza dice, purtroppo, anche altro perché è cominciata «per vie parallele», ossia durante i controlli su una società di Latina che opera nel settore della compravendita di terreni in tutta la provincia; alcuni degli immobili della srl sono stati appunto utilizzati per le discariche sequestrate e per quanto sia difficile, al momento, stabilire se i titolari erano a conoscenza del traffico illecito di rifiuti tossici, ci sono alcune circostanze che portano sulla pista di un’organizzazione strutturata. La società è amministrata da un romano di 83 anni e prima di lui lo stesso ruolo era ricoperto da un altro anziano signore (classe 1916); l’attuale amministratore è stato denunciato insieme a due donne, proprietarie degli altri terreni trasformati in discariche. Chi utilizzava quelle aree certamente sapeva di poterlo fare in modo indisturbato. Perché? Probabilmente i proprietari erano consapevoli se non conniventi, ma in due casi c’entra la quiescenza della pubblica amministrazione, infatti la discarica di via Migliara 44 a Latina insiste su un terreno di proprietà del Consorzio di Bonifica, l’altra, a Priverno, è della Regione Lazio. Nessuno dei due enti ha controllato né denunciato la presenza di mezzi anomali. Invece i rilievi tecnici fatti in queste ore dall’Arpa Lazio hanno già evidenziato che in quelle aree c’è una tale concentrazione di materiale tossico (tra cui amianto e diossina) che sono considerate pericolose per la salute pubblica. Continuano quindi i rilievi con gli elicotteri della sezione aerea della Finanza, coordinati dal colonnello Paolo Kalenda e dal capitano Claudio Catalani, perché c’è il timore fondato che oltre alle discariche di superfice, ben sette, ci possano essere anche fusti interrati. Rifiuti di origine industriale sversati da queste parti per risparmiare sul costo stabilito per i processi di smaltimento legale. Sembra un film già visto. E’, purtroppo, esattamente questo che è accaduto in provincia di Caserta e la similitudine lascia spazio all’ipote - si che dietro al traffico di rifiuti sulla provincia di Latina ci sia lo zampino dei clan, o comunque di una struttura organizzata. La stessa che avrebbe messo a capo della società di Latina proprietaria dei terreni persone così anziane da non rischiare nulla in caso di contestazione di reati. Dunque qualcuno (o più di uno) sapeva che si stava mettendo in atto un’attività illecita di calibro eccezionale. Da oggi per Arpa, Regione Lazio e Settore Ambiente della Provincia comincia anche l’indagine parallela sui danni ambientali e su cosa si potrà fare per evitare ulteriori conseguenze, specie sul fiume Ufente che alimenta l’irrigazione di alcune aziende agricole del posto. E’ stato accertato che nell’acqua utilizzata fino a poco tempo fa c’erano quantità di diossina a riprova che altri rifiuti possono essere stati interrati o che le discariche non impermeabilizzate abbiano prodotto un inquinamento maggiore di quello che già si evince dai sopralluoghi esterni. Chi ha messo in piedi questo canale di stoccaggio illegale dei rifiuti tossici è forse in possesso di una sorta di «catasto parallelo», la disponibilità di aree remote e terreni dove nessuno va a curiosare, lontani dai centri abitati e dalla rete viaria. Ma per far questo serve anche una base logistica «locale» in grado di assicurare la copertura necessaria al traffico dei mezzi pesanti che trasportano tali rifiuti. Ed è questo il filone aggiuntivo dell’inchiesta in corso. Ieri in serata i primi interventi politici. «La scoperta di ben sette discariche abusive di rifiuti speciali e tossico-nocivi fatta dalla Guardia di Finanza nel corso dell’operazione ‘Demetra’ a Latina in diversi comuni è la prova di un livello d’illegalità che ha superato qualsiasi limite. Ormai in provincia di Latina le ecomafie possono fare ciò che vogliono, poiché i controlli preventivi sul territorio sono nulli. – ha detto Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio - Poiché addirittura alcune aree interessate sono di proprietà della Regione e del Consorzio di Bonifica ci chiediamo se si debba ravvisare ’solo’ il mancato controllo o se ci sia stata, a qualsiasi livello, complicità da parte delle istituzioni. Francamente vorremmo che fosse il primo caso, ma quando si tratta di un veleno come la diossina anche il mancato controllo da parte delle istituzioni è un fatto di una gravità inaudita».
Articolo di Graziella Di Mambro - Latina Oggi 22 Settembre 2011

mercoledì 21 settembre 2011

Operazione Gdf di Latina, sequestrate 7 discariche abusive





Latina, 21 set. - (Adnkronos) - Sette discariche abusive sequestrate, con circa 4.000 quintali di rifiuti speciali, pericolosi e tossici; una societa' e tre persone denunciate all'autorita' giudiziaria. E' il bilancio dell'operazione 'Demetra', coordinata dal comando provinciale della Guardia di Finanza di Latina ed eseguita dai finanzieri della compagnia pontina, che ha sottratto circa quindicimila metri quadrati di territorio della provincia al degrado ambientale.

Nel corso di un'attivita' di servizio, condotta nei confronti di una societa' di Latina, attiva nel settore della compravendita di terreni nella provincia, e' stato rilevato che alcuni fondi di proprieta' della stessa erano stati impiegati per lo sversamento illecito di rifiuti speciali.
E' stato dunque avviato un monitoraggio, in collaborazione con gli elicotteri della sezione aerea della guardia di finanza di Pratica di Mare, che ha consentito di individuare altre sei aree del territorio pontino destinate a discariche abusive, dove venivano depositati in modo incontrollato rifiuti di ogni genere, speciali, pericolosi ed addirittura estremamente tossici, come l'amianto.
Le aree sequestrate si trovano nel territorio dei comuni di Priverno, Prossedi, Pontinia, Latina e Sezze ed in alcuni casi riguardano terreni di proprieta' dei comuni, della Regione Lazio o del Consorzio di Bonifica dell'Agro Pontino. I rilievi tecnici effettuati dall'Arpa Lazio hanno evidenziato il degrado di alcune di queste aree e la loro pericolosita' per la salute pubblica.
In un caso, spiegano i finanzieri, una parte del fiume Ufente, utilizzato fino a poco prima dell'intervento dalle locali aziende agricole per l'irrigazione delle vicine coltivazioni, era stata destinata a discarica di rifiuti di ogni genere, sui quali le analisi chimiche hanno evidenziato la presenza di diossina.
L'esito delle attivita' fin qui svolte ha consentito di segnalare alla Procura della Repubblica di Latina la posizione della societa' e del suo legale rappresentante, un ottantatreenne romano, nonche' di due donne, una sessantacinquenne di Amaseno (Frosinone) ed una cinquantenne di Latina, proprietarie di altrettanti terreni. Al vaglio dell'autorita' giudiziaria anche la posizione degli enti locali proprietari dei terreni su cui insistevano le discariche. Proseguono le attivita' d'indagine, finalizzate alla valutazione e quantificazione dei danni all'ambiente.
FONTE DELL'ARTICOLO: ADNKRONOS
 
Anche il Tg1 della Rai ne parla. Leggi qui il servizio.

Finalmente tutte le incertezze sulla salvaguardia dell'ambiente sono state azzerate. Massimo rispetto alle forze della Gdf e a tutti gli operatori tecnici che hanno fatto in modo che le discariche abusive venissero rimosse. Forse anche la volontà dei cittadini nella costante informazione e denuncia dell'illegalità è stata prontamente ripagata. Adesso da cittadini onesti ci aspettiamo d'esser ripagati della stessa dose di legalità e rispetto dagli Enti responsabili di quelle aree e in particolare dell'area dei Gricilli.

Altri Post del Blog: Pontinia, discarica Migliara 49 sotto chiave - Pontinia, Fanghi Tossici, caso Nazionale  - Abolizione del Sistri, regalo alle Mafie  - Pontinia, Gal Terre Pontine

venerdì 16 settembre 2011

Trovare una Convergenza!

Riportiamo volentieri questo appello all’unità, pubblicato qualche giorno fa su facebook, perchè esprime lo stesso spirito della RETE DEI CITTADINI, che dalla sua nascita ha l’obiettivo di “unire nelle diversità“. E’ oggi più che mai necessaria un’ampia convergenza tra le forze che vogliono cambiare l’attuale sistema politico, una federazione trasversale agli schieramenti di destra, centro e sinistra, che sia in grado di rispondere ai gravi problemi che sta attraversando il nostro paese. 


AUTOCONVOCHIAMO GLI “STATI GENERALI DEI BENI COMUNI” E PROPONIAMO IL “MANIFESTO” AD UNA AMPIA “ALLEANZA” FRA LE FORZE SOCIALI 
da Lino Balza, Medicina democratica

Siamo fermi. Dobbiamo ripartire. Come movimenti, dobbiamo farci un’autocritica se il governo, con la complicità delle opposizioni e dei sindacati, si sta facendo beffe dell’esito referendario tramite la riproposizione tale e quale della messa in gara dei servizi pubblici locali (rifiuti, trasporti, energia, eccezione apparente l’acqua), e svendendo il nostro patrimonio collettivo – i beni pubblici sociali (Mattei) – che la sovrana volontà popolare, con 27 milioni di voti, ha invece sancito debba essere governato in termini ecologici, sociali e sostenibili, nell’interesse comune, e non espropriato. Ferme le responsabilità bipartisan di inaudita gravità politica giuridica e costituzionale, che vanno denunciate in tutte le forme di lotta possibili, i movimenti dei beni comuni dovrebbero però interrogarsi sui propri limiti che hanno favorito in pochi mesi il tentativo di svuotamento dell’esito epocale dei referendum. E porvi rimedio. Tramite due strumenti: organizzazione e programma.
Già all’indomani del voto c’è stato chi, fra noi, ha posto l’esigenza di una organizzazione stabile di tutti i movimenti. Sulla base di un MANIFESTO DEI BENI COMUNI (Lucarelli). Petrella ne ha perfino coniato la denominazione: STATI GENERALI DEL GOVERNO DEI BENI COMUNI . Però l’organizzazione è sempre stata il tallone d’Achille dei movimenti. Non è che ne siamo incapaci. Anzi. A novembre, ad esempio, abbiamo organizzato, improvvisando via internet, una vivacissima giornata contro il nucleare in un centinaio di località italiane, auto convocazione che ha posto le basi per la mobilitazione referendaria. Oppure pensiamo alla trionfale organizzazione del popolo dell’acqua: strutturata a livello nazionale e articolata localmente. E all’eroica resistenza dei No Tav, e non solo in Valsusa, e ai No Dal Molin e ai tantissimi altri esempi consolidati negli anni.
Esiste infatti un immenso ma disperso patrimonio di “democrazia partecipata” composto da mille vertenze sul territorio che si stanno scontrando con i poteri economico e politico, un patrimonio di movimenti ambientalisti, civici, non violenti, pacifisti, che però non hanno spiccato il salto di qualità. Sono sì innervati in una serie di formidabili reti nazionali (acqua pubblica, rifiuti, inceneritori, ogm, elettrosmog, nucleare, tav, grandi opere, pace, grillo, amianto, ecc.) tutte, di fatto, convergenti su un comune alternativo modello di sviluppo e di politica che, di fatto, è un vero e proprio programma nazionale, però sono da sempre senza una esplicita piattaforma comune, senza la spina dorsale di un coordinamento, senza mezzi di comunicazione unitari, con interne difficoltà e resistenze al collegamento e all’unità, dunque sempre sull’orlo della sconfitta epocale. Insomma: una forza politica straordinaria e inespressa. Si è finalmente espressa con i referendum. Poi si è di nuovo fermata. Eppure, dopo il referendum, nessuno, nessun partito o sindacato, se non il movimento dei movimenti sarebbe in grado credibilmente di opporre alla “manovra” di macelleria sociale (M. Bersani) una contromanovra di alternativa economica e democratica: tasse sui patrimoni e le rendite, tagli alle spese militari, alle grandi opere e Tav, sviluppo della green economy, energie rinnovabili, riciclo rifiuti, mobilità sostenibile, agricoltura biologica, lotta al precariato, sostegno alle pensioni più basse, recupero del fiscal drag, reddito di cittadinanza ecc. (Sbilanciamoci).
Dunque è dimostrato che a livelli settoriale e locale esiste, enorme, una potenzialità auto organizzativa pari a quella propositiva , però che ci sono dentro i movimenti prudenze esagerate, paure, anche resistenze culturali a capire la valenza strategica di darsi una organizzazione stabile a livello nazionale, addirittura resistenze miopi impastate di autosufficienza e separatezza, oltre alle ostilità ideologiche. Si è perfino stentato ad ammettere che ciascun quesito referendario sarebbe stato perdente se scollegato dagli altri. L’affermazione a giugno dei referendum ha illuso molti di noi che fosse finalmente giunto il momento di costruire una organizzazione nazionale stabile, sapendo che nessun partito è in grado di rappresentare le istanze del movimento o solo di contrastare i prevedibili stravolgimenti post referendari. “Usciamo subito da Roma,” fu proposto ” facciamo della Valsusa la sede ufficiale dei comitati dei beni comuni, per un modello alternativo di sviluppo e democrazia”. A qualche mese di distanza, lo spirito di quell’appello rimane valido. Restano valide le affermazioni fatte: “Con lo straordinario avvenimento politico del referendum ha trionfato un nuovo modello di fare politica. la fine di un ciclo politico e culturale. è nato un nuovo laboratorio politico. il conflitto, la partecipazione e i beni comuni sono le nuove categorie per la nascita di nuove soggettività politiche fuori e oltre il sistema dei partiti”. Resta dunque valida l’opportunità allora avvertita di impegnarci per un” MANIFESTO DEI BENI COMUNI”. Resta valido l’obbiettivo che gli “STATI GENERALI DEL GOVERNO DEI BENI COMUNI”, o come altrimenti si vuole chiamarli, “siano il primo e rapido atto costituente del popolo dei beni comuni”. Ebbene, convochiamo questi Stati generali, autoconvochiamoci! Di lì, in piena autonomia, tenteremo di costruire una “ALLEANZA PER I BENI COMUNI” (Giustini) cercando di coalizzare in un patto forze sociali, sindacali e politiche, centri sociali, circoli culturali, associazioni civiche, studentesche, reti, imprese sociali ecc. (Viale) . Autoconvochiamoci. Chi è d’accordo alzi la mano (via internet). Ci siamo già riusciti, ripeteremo il miracolo. Abbiamo i programmi alternativi e gli uomini e le donne, ci manca l’organizzazione. Con l’organizzazione poniamo le basi per la creazione dal basso di una nuova classe dirigente che faccia fuori l’insopportabile occupazione del potere a tutti i livelli amministrativi e statali. Non siamo velleitari: proponiamoci solo di porre le basi. Nessuno vorrebbe abolire i partiti. Rivoltarli come un calzino, sì. Pensare globalmente e agire localmente: abbiamo sempre detto, però più che mai è tempo che la dimensione locale diventi quella nazionale. Come indirizza l’esito dei referendum. Se invece continuiamo a ragionare per compartimenti stagni, ognuno curando il proprio “bene comune”, non faremo molta strada, né globalmente né localmente. Saremo perdenti se non difendiamo, conquistiamo tutti i “beni comuni”. “Beni comuni” sono l’acqua, i servizi pubblici, l’aria, le energie, zero rifiuti, ma anche la salute, la sanità pubblica, i saperi, l’istruzione, ma anche il territorio, le fonti non rinnovabili, la vita del pianeta, gli ecosistemi, la biodiversità, ma anche il lavoro, la casa, il cibo, la sociodiversità, le relazioni sociali. Gli strumenti di conquista sono, dal basso, la partecipazione e la democrazia. Complessivamente, la difesa e la conquista , la riappropriazione e la messa in comune di questi “beni comuni” significano la conquista e la costruzione di un modello alternativo di politica e di sviluppo, alternativo all’espropriazione-privatizzazione capitalistica dei beni e dei luoghi comuni materiali e immateriali che si avvale (la “manovra”) della stessa provocata crisi economica e sociale per accrescere precarietà, povertà e profitti. Se tale è il progetto che ereditiamo dai referendum, non dobbiamo perdere tempo in compartimenti stagni, a lavorare separatamente chi per l’acqua, chi per le fonti rinnovabili, chi per i rifiuti ecc. Organizziamo la partecipazione, la democrazia. Organizziamoci, senza fonderci, conservando la propria specificità. Ma organizziamoci.

lunedì 5 settembre 2011

Il Punto sull'Ambiente, la prima puntata del Cantiere Creativo Tb Blog



 
 
Dalla Tv Blog del Cantiere Creativo   la prima puntata dell'appuntamento settimanale sull'ambiente. In questa puntata Giorgio Libralato ci parlerà sommariamente delle centrali elettriche, si soffermerà sulla raccolta differenziata, entrando nel dettaglio sull'inquinamento e l'abbandono di rifiuti nel Comune di Pontinia. Ma anche dei continui roghi che hanno degradato le fasce frangivento di eucalipti. Per comcludere sulla situazione amministrativa delle delibere ammazza poderi. Buona visione e buon ascolto.

trovi il video sul canale telematico cantierecreativotvblog.blogspot.com e sul canale youtube del Cantiere Creativo.

venerdì 2 settembre 2011

Pontinia poderi e poteri

IL PUNTO SULL'AMBIENTE DI GIORGIO LIBRALATO
Il comune di Pontinia aveva inserito nelle norme del Piano Regolatore Generale (PRG) il vincolo dei poderi e casali realizzati durante la fondazione della citt Il Consiglio Comunale quest'anno con 2 delibere cancella questo vincolo in quanto ne sono rimasti pochi di integri. Nel territorio comunale di Pontinia ci sono diversi fabbricati addirittura precedenti alla stessa bonifica. La chiesa di Sant'Isidoro nella frazione di Campo Ioso adiacente al consorzio industriale di Mazzocchio del 1773, poi c'il casale di Mesa, nota come stazione fatta costruire nel 1780 da Pio Vi denominata statio ad medias Nell'androne della stazione si trovano alcune scritture che ricordano i tentativi di bonifica iniziati da Teodorico dal 507 al 511. Della stazione di Mesa parla anche Goethe nel suo viaggio in Italia dopo avervi soggiornato nel 1787. Tornando ai poderi della bonifica ex ONC (opera nazionale combattenti) ne risultano costruiti 421 e nessuno sa quanti ne siano rimasti esistenti, quanti sono modificati e in quale modo. Eppure queste delibere non senso (evidente che vengono tutelate le opere di cui ne sono rimasti pochi esemplari e quando questi possono essere minacciati) fanno valutazione “spannometricheche” con l'ingegneria, l'urbanistica, l'amministrazione non hanno nulla a che vedere. Alcuni poco avveduti e preparati hanno difeso le delibere dicendo che si trattava di una “norma ridondante” in quanto sarebbero già vincolati dal PTPR (piano territoriale e paesistico della Regione Lazio) e che ci sarebbe un elenco preciso. Di questo elenco annunciato non c'traccia. Anche perchlo avrebbe dovuto effettuare il comune di Pontinia previo censimento. Che in parole povere significa prima avere una catalogazione precisa con uno stato di fatto attendibile. Contro queste delibere c'è stato un grosso movimento sul web di cittadini, artisti, associazioni, professionisti e urbanisti. Proprio l'attenzione mediatica (ne hanno parlato testate regionali e nazionali) ha provocato l'intervento della Soprintendenza che smentendo il comune e confermando le tesi di cittadini e associazioni, ha chiesto al comune di sospendere le delibere in attesa del censimento. Le stesse associazioni e cittadini hanno indicato il percorso e il metodo di arrivare al censimento e alla tutela e valorizzazione in seguito ad una riunione e ad una proposta dettagliata. Anzi si sono addirittura proposti a fare il censimento dei casali. Intanto su internet si trovano sia i progetti originari sia la foto attuale di diversi manufatti ancora integri o in uno stato che consente facilmente di tornare alle condizioni della fondazione. Le delibere sono risultate anche un controsenso rispetto alla nomina del direttore Alessandro Cocchieri ai 3 musei esistenti (quello della malaria) e in corso di costruzione (demo etno antropologico presso l'ex mercato coperto con materiale dell'epoca di fondazione e nella torre idrica) che dovrebbero costituire il percorso di visita dei turisti. Il comune di Pontinia fa parte anche dell'associazione delle città di fondazione dell'epoca del ventennio fascista. 
 Articolo di Giorgio Libralato pubblicato sul settimanale di Latina sabato 27 Agosto 2011
 
Prossima pubblicazione:
Lunedì 5 Settembre verrà messo in onda, sulla blog Tv del Cantiere Creativo il nuovo programma sull'ambiente, condotto dalla redazione del Cantiere Creativo. Un punto della situazione ambientale di Pontinia diretto da Giorgio Libralato.
Il Nuovo Canale telematico pontino è raggiungibile al seguente link:cantierecreativotvblog.blogspot.com

giovedì 1 settembre 2011

Pontinia,discarica Migliara 49 sotto chiave. Interviene Battisti

Pontinia, l’operazione del Corpo Forestale Discarica sotto chiave
Sequestrato il sito sulla Migliara 49
La discarica abusiva presente alla fine della migliara 49, oltre ad essere sotto l’occhio delle telecamere installate dalla Provincia di Latina, è tornata ed essere anche sotto l’occhio vigile di cittadini e associazioni di Pontinia che continuano a non accettare questo stato di degrado ed abbandono. Come più volte testimoniato la telecamera sembra non sortire i risultati sperati e gli ultimi incendi lo dimostrano. Il Comune, per un’eventuale bonifica della zona, sembra avere le mani legate perché, proprio la discarica della migliara49, è stata posta sotto sequestro dalla Guardia Forestale. Quindi, tutto fermo, nessuno può toccare nulla. Neanche per ripulire la zona dall’immondizia ormai presente sul posto da diversi mesi. I progetti e le proposte di costruire una recinzione sul luogo, dove abitualmente si abbandona di tutto, deve essere rimandato fino a quando la Guardia Forestale sarà pronta a togliere il sequestro. Se da una parte l’azione della Forestale assume una valenza positiva, finalmente qualcuno si sta interessando attivamente ad degrado ambientale di Pontinia, dall’altra rischia di peggiorare le cose. In questo momento l’ente comunale non può toccare nulla ma nessuno vieta a dei normali cittadini, indisciplinati, di dare fuoco liberamente ad eternit, mobili vecchi e varia. Il tutto sotto l’occhio «vigile» delle telecamere provinciali. Una situazione che appare paradossale ma che non è altro che la descrizione esatta della realtà.
articolo di Riccardo A. Colabattista
Discarica sotto sequestro, ma continuano a gettare rifiuti «Il Comune di Pontinia ha le mani legate per quanto riguarda la bonifica sulla via Migliara49». Questo è quanto afferma Valterino Battisti, assessore all’ambiente nel Comune di Pontinia. L’area rimane sequestrata da parte della Guardia Forestale e l’ente comunale non può toccare nulla. «Noi abbiamo più volte sollecitato la Guardia Forestale – afferma l’assessore Battisti – ma nessuno ci ha dato il via libera per il lavoro». Intanto nella discarica c’è chi approfitta nel gettare altra immondizia o, ancor peggio, nel darle fuoco. «L’ente comunale si è già portato avanti con il lavoro facendosi fare un preventivo di spesa per la bonifica della zona – continua Battisti -. Alle casse comunali la rimozione di tutti i rifiuti costerà circa 15mila euro, una spesa che sarà sborsata interamente dal Comune, visto che il passato è stata la Provincia a rimborsarci». Proprio la Provincia, a metà giugno, ha installato una telecamera per video sorvegliare la zona; ma fino adesso in Comune non sanno nulla sulla sua funzionalità e sui risultati conseguiti.
articolo di Riccardo A. Colabattista

Pontinia, fanghi tossici diventano caso nazionale

Pontinia, lo smaltimento abusivo di rifiuti scoperto dall’Arpa

Interrogazione alla Camera sulla discarica lungo l’Ufente
Fonte: Latina Oggi

La speranza è sempre l'ultima a morire, specialmente in Italia, ci siamo abituati ad una lunga ttesa, per ogni cosa, soprattutto su casi gravi e criminali. La speranza è che si risolva questa situazione di degrado, abbandono e inquinamento costante. La speranza di vivere un ambiente tutelato e protetto. Speriamo...altrimenti saremo costretti a chiamare Greenpeace e a dimostrare ai dormienti cronici che la situazione in corso, tra l'altro giunta fino in Parlamento, non è da sottovalutare!

Da Gricilli a Mazzocchio, i casi frequenti di stoccaggio illegali 


A fine maggio un blitz dell’Arpa ha scoperto e sequestrato 272 tonnellate di fanghi inquinanti in un campo agricolo adiacente al fiume Ufente. Nonostante il sequestro del terreno, di proprietà di un’azienda di Pontinia, i fanghi, proveniente da un’azienda casearea di Marcianise, ritenuti pericolosi per l’ambiente, non sono stati ancora bonificati. Sono passati tre mesi e, alle denuncie dei cittadini, delle associazioni locali e di Legambiente si aggiunge, ora, anche un’interrogazione parlamentare. 
A sottoscrivere il documento, rivolto al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Francesco Saverio Romano, al Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, al Ministro dell'interno, Roberto Maroni, sono stati alcuni parlamentari del Partito Democratico e precisamente: Elisabetta Beltrandi, Marco Beltrandi, Rita Bernardini, Maria Antonietta Farina Coscioni, Matteo Mecacci e Maurizio Turco. Nell’interrogazione si legge: l’abbandono dei rifiuti pericolosi sul lungo Ufente «non è un episodio isolato, poiché negli anni passati sono stati rinvenuti migliaia di fusti tossici nell'area industriale di Mazzocchio, si sono verificati alcuni incendi (all'azienda Sep 2, al centro di compostaggio e nei terreni circostanti), nell'area dell'ex Mira Lanza; c'è stato l'abbandono di rifiuti sulla sorgente Fontana di Muro, nell'area dei Gricilli (di proprietà della regione Lazio), nello stesso fiume Ufente, nella discarica abusiva della Migliara 49». Proprio a causa dei ripetuti episodi, i parlamentari del Pd chiedono ai Ministri di riferimento «quali informazioni disponga il Governo in merito ai fatti riferiti in premessa e quali iniziative di competenza intendano adottare a tutela della salute e dell'ambiente dei cittadini rispetto ad un'area che ha una forte vocazione agricola».
Fino adesso le denuncia agli enti locali non ha sortito alcun risultato. La bonifica della zona ancora non è stata fatta. Magari un’interrogazione parlamentare sarà in grado di accelerare i tempi dei lavori ed evitare un ulteriore inquinamento dei terreni e delle falde acquifere.
Articolo di Riccardo A. Colabattista 

http://noturbogaspontinia.blogspot.com