Latina, minacce al pm che indaga sulla discarica di Borgo Montello
Recapitata al magistrato Giuseppe Miliano una lettera: "Una pallottola costa solo 50 centesimi".
Proprio la settimana prossima inizierà davanti al Gup l'udienza per diversi reati connessi alla discarica, cui sono legati molti misteri della camorra e un lungo traffico di rifiuti pericolosi
di Andrea Palladino
da Il Fatto Quotidiano
"Una pallottola costa solo 50 centesimi”. Una minaccia chiara,
diretta e preoccupante quella ricevuta nei giorni scorsi dal Pm di
Latina Giuseppe Miliano, magistrato che da diversi anni
segue i reati ambientali nel sud pontino. Nel suo archivio ha
moltissime indagini delicate, soprattutto sul sistema di gestione dei
rifiuti nella zona compresa tra il fiume Astura e il Garigliano, fino alle porte con la provincia di Caserta.
Sua è la firma sulla richiesta – poi accolta – di custodia cautelare per Romolo Del Balzo, ex presidente della commissione lavori pubblici della Regione Lazio,
coinvolto in una gestione più che sospetta dei servizi ambientali a
Minturno, che ha portato in carcere un importante imprenditore del
settore. E sua è l’inchiesta sulla Terracina Ambiente, il gestore della monnezza che vede tra i soci il gruppo Colucci,
principale azienda attiva nella raccolta e gestione dei rifiuti in
provincia di Latina. Il fascicolo più delicato riguarda, però, la
collina di veleni e misteri al confine con il comune di Nettuno, Borgo Montello.
Una discarica nata negli anni ’70 come una semplice buca dove finivano i
sacchetti di immondizia di Latina, divenuta oggi il secondo invaso
della regione Lazio, diviso a metà tra la Ind.eco (Gruppo Grossi di Milano) e la Ecoambiente
(azienda mista con all’interno il comune di Latina, la Unendo di
Colucci e il gruppo dell’avvocato Manlio Cerroni). Martedì prossimo
inizierà davanti al Gup l’udienza per decidere il rinvio a giudizio di
diversi manager e direttori di Ecoambiente, indagati dal pm Giuseppe Miliano per avvelenamento delle falde acquifere.
Un processo chiave, che dovrà ricostruire una parte della storia di questo piccolo borgo di 3000 abitanti, dove nel 1995 don Cesare Boschin,
il parroco in prima fila nella lotta contro la discarica, venne trovato
incaprettato nella sua canonica. Fu un omicidio rimasto senza colpevoli
e senza una verità, che ancora oggi rappresenta un vero mistero. Solo
due mesi fa un giornalista di una testata locale, La Provincia,
aveva chiesto di poter consultare il fascicolo chiuso in archivio tra i
casi irrisolti e senza neanche un sospettato. Nulla da fare, il
procuratore di Latina Andrea De Gasperis - noto per aver condotto le prime indagini sulla morte di Ilaria Alpi
– ha negato l’accesso. E’ una procura di frontiera quella dove lavora
il Pm Giuseppe Miliano. Mentre apriva la lettera con le minacce, a Borgo
Montello le ruspe iniziavano a scavare il vecchio sito S0, alla ricerca
dei fusti tossici. Un collaboratore di giustizia dei casalesi - Carmine Schiavone -
fin dal 1996 aveva raccontato che quella discarica, negli anni ’80, era
zona loro. Decine di “soldati” pagati all’epoca 3 milioni di lire
presidiavano il territorio, dal Garigliano fino alle porte di Roma. Nomi
mai usciti fuori, indagini condotte con grandi difficoltà dalla
Direzione distrettuale antimafia di Roma che hanno portato alla scoperta
di quel cartello attivo nella città di Fondi guidato dai fratelli Tripodo, recentemente condannati come esponenti della ‘ndrangheta in provincia di Latina.
Gruppi
criminali cresciuti negli ultimi trent’anni grazie ad un’alleanza –
confermata da diverse sentenze – stretta con i casalesi. Tra gli affari
più redditizi – ricordava Schiavone – c’erano i rifiuti e quella collina
di Borgo Montello, dove alcuni esponenti incensurati e insospettabili
della famiglia Schiavone di Casal di Principe acquistarono delle terre,
vendute recentemente al gruppo Ind.eco, pronto a sfruttarle per ampliare
gli impianti di trattamento dei rifiuti. Mentre la discarica cresceva i
viaggi dei camion sospetti continuavano. Gli abitanti ancora oggi
ricordano la meticolosità di don Cesare Boschin nell’annotare quello che
accadeva. Ogni domenica andava a visitare le famiglie dei coloni veneti
che contornano la discarica, vendendo le copie di Famiglia cristiana.
E ascoltava. Le donne gli raccontavano con preoccupazione di viaggi
realizzati dai figli verso la Toscana e l’Emilia Romagna, alla guida di
camion che tornavano carichi di bidoni. I cacciatori ancora oggi hanno
davanti agli occhi le montagne di rifiuti farmaceutici che incontravano
attorno all’invaso ufficiale dove finiva la monnezza della provincia di
Latina. Racconti che sono stati puntualmente riscontrati dalle analisi
che il Pm Giuseppe Miliano e l’Arpa Lazio hanno realizzato negli ultimi
due anni nella zona di Borgo Montello, scoprendo quei veleni di origine
industriale che hanno contaminato le falde acquifere.
Sulle
minacce al magistrato di Latina c’è il massimo riserbo. Nessun commento è
trapelato dalla Procura, nessuna pista sembra per ora prevalere. Ma un
segnale inquietante ed importante per quella terra di ‘ndrangheta e
camorra chiamata provincia di Latina, alle porte della capitale.
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti verranno moderati per motivi legati al comma 49 del DDL Intercettazioni.