lunedì 28 maggio 2012

Quel traffico di fanghi

foto dal corriere.it
Ogni anno ventimila tonnellate transitano su camion attraverso la provincia 
Trasportare i residui di depurazione costa quasi 3 milioni di euro 
E’ un traffico strano, silenzioso, inosservato, molto costoso, irrisolto. E’ il traffico dei fanghi dei sessanta depuratori della provincia di Latina che ogni giorno, stoccati sui camion, attraversano in lungo e in largo il territorio per raggiungere gli impianti di trattamento in Puglia e nelle Marche. Questo «giochetto » costa un fiume di denaro: tre milioni di euro l’anno per trasferire ventimila tonnellate al costo variabile tra i 140 e i 180 euro a tonnellata e di questi 80 euro vengono assorbiti per il solo trasporto, che oltre ad inquinare ha dunque un prezzo che incide pesantemente sul resto. Chi paga tutto questo? In parte i cittadini attraverso la quota di depurazione che sta nelle bollette del servizio idrico; in parte la Provincia. La storia era in parte emersa nel corso della presentazione dell’ultimo bilancio di Acqualatina spa ma è «deflagrata » durante l’audizione recente del presidente della Provincia, Cusani, in Commissione Ambiente e Territorio del Senato. Per costruire un impianto di trattamento dei fanghi serve un investimento più o meno equivalente al costo di un paio di anni di trasporto fuori regione ma una scelta del genere dovrebbe impegnare anche la Regione oltre agli enti locali. C’è dell’altro: la provincia di Latina ha aumentato il numero dei depuratori funzionanti ma anche la rete attuale non è sufficiente a coprire tutto il territorio e la realizzazione di altre strutture può incidere sul futuro della balneabilità di lunghi tratti di costa. Cioè: più depuratori si costruiscono per migliorare la qualità del nostro mare, più crescono le tonnellate di fanghi residui e con esse il costo del trasporto e dello smaltimento in un gioco perverso che da un lato aiuta l’ambiente e dall’altro lo danneggia; un sistema che in qualche modo fa risparmiare ma in fondo produce uno spreco che non è neppure prevedibile fino in fondo. Tecnicamente quello che serve a fermare le centinaia di camion che trasportano i fanghi è un impianto di trattamento della cosiddetta «frazione organica», che al momento non è previsto. Ed è peraltro tra i motivi alla base del contenzioso in essere tra la Provincia e la Regione a proposito del piano rifiuti per il Lazio. Nel quale il «caso fanghi» è un dettaglio minimale che, peraltro, si porta dietro un groviglio di interessi legati all’indotto, ossia lo stoccaggio, il trasporto e infine il trattamento. Realizzare un impianto a Latina equivale a sottrarre contratti al sistema attuale dello smaltimento. Ed è probabilmente uno dei motivi per cui tutto resta immutato. 

Graziella Di Mambro 
Latina Oggi

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