![]() |
foto dal corriere.it |
Ogni anno ventimila tonnellate transitano su camion attraverso la provincia
Trasportare i residui di depurazione costa quasi 3 milioni di euro
E’ un traffico strano, silenzioso,
inosservato, molto costoso,
irrisolto. E’ il traffico
dei fanghi dei sessanta depuratori
della provincia di Latina
che ogni giorno, stoccati
sui camion, attraversano in
lungo e in largo il territorio
per raggiungere gli impianti
di trattamento in Puglia e
nelle Marche. Questo «giochetto
» costa un fiume di
denaro: tre milioni di euro
l’anno per trasferire ventimila
tonnellate al costo variabile
tra i 140 e i 180 euro
a tonnellata e di questi 80
euro vengono assorbiti per il
solo trasporto, che oltre ad
inquinare ha dunque un
prezzo che incide pesantemente
sul resto. Chi paga
tutto questo? In parte i cittadini
attraverso la quota di
depurazione che sta nelle
bollette del servizio idrico;
in parte la Provincia. La storia
era in parte emersa nel
corso della presentazione
dell’ultimo bilancio di Acqualatina
spa ma è «deflagrata
» durante l’audizione
recente del presidente della
Provincia, Cusani, in Commissione
Ambiente e Territorio
del Senato. Per costruire
un impianto di trattamento
dei fanghi serve un
investimento più o meno
equivalente al costo di un
paio di anni di trasporto fuori
regione ma una scelta del
genere dovrebbe impegnare
anche la Regione oltre agli
enti locali. C’è dell’altro: la
provincia di Latina ha aumentato
il numero dei depuratori
funzionanti ma anche
la rete attuale non è sufficiente
a coprire tutto il territorio
e la realizzazione di
altre strutture può incidere
sul futuro della balneabilità
di lunghi tratti di costa. Cioè:
più depuratori si costruiscono
per migliorare la qualità
del nostro mare, più crescono
le tonnellate di fanghi
residui e con esse il costo del
trasporto e dello smaltimento
in un gioco perverso che
da un lato aiuta l’ambiente e
dall’altro lo danneggia; un
sistema che in qualche modo
fa risparmiare ma in fondo
produce uno spreco che non
è neppure prevedibile fino in
fondo. Tecnicamente quello
che serve a fermare le centinaia
di camion che trasportano
i fanghi è un impianto di
trattamento della cosiddetta
«frazione organica», che al
momento non è previsto. Ed
è peraltro tra i motivi alla
base del contenzioso in essere
tra la Provincia e la Regione
a proposito del piano rifiuti
per il Lazio. Nel quale il
«caso fanghi» è un dettaglio
minimale che, peraltro, si
porta dietro un groviglio di
interessi legati all’indotto,
ossia lo stoccaggio, il trasporto
e infine il trattamento.
Realizzare un impianto a
Latina equivale a sottrarre
contratti al sistema attuale
dello smaltimento. Ed è probabilmente
uno dei motivi
per cui tutto resta immutato.
Graziella Di Mambro
Latina Oggi
Nessun commento:
Posta un commento
I commenti verranno moderati per motivi legati al comma 49 del DDL Intercettazioni.