sabato 29 ottobre 2011

Acqua post referendum: non solo buone notizie

Segnali contrastanti arrivano sull'acqua. A Napoli il Consiglio comunale ha approvato la delibera che modifica la società Arin spa per la gestione dell'acqua, in un'azienda speciale a carattere totalmente pubblico chiamata Acqua bene comune (Abc) Napoli. Un provvedimento che accoglie in pieno le richieste di milioni di cittadini italiani che nel referendum dello scorso giugno si sono espressi per l'acqua pubblica al di là di quelli che erano i tecnicismi dei quesiti.
Soddisfazione è stata espressa dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris che ha anche ringraziato il movimento per l'acqua pubblica. «Non posso che esprimere la mia soddisfazione per questa giornata in cui l'Arin Spa viene trasformata in Abc Napoli, cioè in una azienda speciale a carattere totalmente pubblico. Qualche mese fa, quando ancora non ero sindaco, firmai quel referendum perché ne comprendevo la valenza anche politica». E ovviamente particolarmente soddisfatto tutto il movimento per l'acqua che dopo un enorme impiego di energie raccoglie anche risultati concreti sul territorio dopo il riscontro positivo della tornata referendaria.
«Si compie il primo, storico, passo verso la ripubblicizzazione del servizio idrico nel nostro paese -hanno dichiarato il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e il Comitato Acqua Pubblica Napoli- Ci aspettiamo adesso che tutte le altre città seguano l'esempio napoletano e che oltre alla ripubblicizzazione si vada nella direzione di una reale partecipazione dei cittadini e dei lavoratori nella gestione del Servizio idrico integrato. L'acqua torna ed essere un bene comune e nessuno, d'ora in poi, potrà dire che non si poteva fare. Su acqua e referendum indietro non si torna».
Ma invece pare che questa eventualità si possa verificare. In una lettera inviata alla Consulta delle associazioni dei consumatori (Cncu) la Commissione delle risorse idriche (Conviri) ha spiegato che la percentuale abrogata dal secondo quesito referendario (cioè l'eliminazione del profitto sulla gestione del sistema idrico integrato pari al 7% del capitale investito) contiene "voci di costo, quale gli oneri finanziari e gli interessi passivi", che non si possono completamente eliminare. Secondo il presidente del Conviri Roberto Passino attuare il referendum, avrebbe conseguenze "sulla copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio" dei gestori.
E' chiaro che gli indirizzi post referendum per questo aspetto imponevano un cambio di modello tariffario che doveva essere supportato da indicazioni normative precise richieste anche dagli stessi gestori. Doveva essere il primo compito dell'Agenzia dell'acqua che però non è mai stata avviata. Una soluzione di tipo "gattopardesco" che passo dopo passo annulli l'esito del voto non può essere accettata dai 27 milioni di persone che si sono recati alle urne esprimendosi chiaramente e che hanno ridato prestigio allo stesso istituto referendario. 

27 ottobre 2011
Fonte: http://it.groups.yahoo.com/group/noinc


Leggi anche: http://www.acquabenecomune.org

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti verranno moderati per motivi legati al comma 49 del DDL Intercettazioni.