Riporto un articolo di Andrea Palladino pubblicato sul manifesto del 16/12/2008
Erano cinquemila i manifestanti che domenica scorsa ad Aprilia, in provincia di Latina, hanno rioccupato simbolicamente per qualche minuto i terreni che dovranno ospitare la centrale turbogas della Sorgenia. Tante famiglie con bambini, partite in mattinata dal centro della città, hanno accompagnato i ragazzi della rete territoriale creata per contrastare un impianto fortemente voluto dal gruppo De Benedetti. A differenza delle tante altre manifestazioni che si sono tenute prima dello sgombero del presidio, avvenuto lo scorso ottobre, questa volta le forze dell'ordine hanno proceduto ad identificare più di 300 persone, accusandole di violenza privata, danneggiamento (la rottura della recinzione) e violazione di proprietà privata. Le denunce riguardano anche l'occupazione della strada statale Pontina. Un segnale che sta preoccupando il movimento No turbogas, che si è sempre contraddistinto per le azioni pacifiche. La rete cittadina di Aprilia - secondo la questura di Latina - è già stata denunciata per l'occupazione del sito della Sorgenia e la procura della repubblica dovrà decidere nei prossimi mesi sull'eventuale richiesta di rinvio a giudizio. La proprietà di Sorgenia non si tocca, le ruspe e gli operai venuti dal sud potranno lavorare protetti dalle forze dell'ordine, alzando i camini della megacentrale, giudicata da tanti esperti inutile e pericolosa. L'intera provincia di Latina sta vivendo una crisi industriale e di vocazione, rischiando di divenire una sorta di territorio di serie B nel Lazio, dove affiancare alle tante industrie inquinanti già presenti impianti di produzione di energia per il mercato nazionale, nuove discariche ed inceneritori. Trasformare la piana della bonifica in una terra di veleni sembra essere il piano degli amministratori di centrodestra del sud del Lazio, pronti però ad allearsi con qualsiasi gruppo industriale al momento del bisogno. Nel caso della turbogas progettata da Sorgenia l'impatto ambientale - ricostruito dalla rete di Aprilia - è terrificante: più di 16 milioni di quintali di CO2 all'anno, 450 quintali di particolato e un beneficio per la città pari sostanzialmente a zero. Un pezzo di quell'Italia inquinante sgradita in Europa.
Dal 2002 sono state autorizzate in Italia 45 centrali con tecnologia turbogas.
Un affare voluto dai principali produttori di energia italiani quali Enel, Sorgenia, Edison, Acea Electrabel, E.on, Eni ed Endesa. A queste negli ultimi anni si sono aggiunte altre 73 nuove richieste di centrali elettriche, di cui nove nel Lazio.
I veri investimenti puntano decisamente verso le tecnologie sporche, preferendo non scommettere sul risparmio energetico. I cittadini di Aprilia, che avevano vinto una prima battaglia legale davanti al Tar, revocata poi dal Consiglio di stato, dopo lo sgombero del presidio e la recinzione del terreno, non si sono arresi di fronte all'accelerazione imposta da Sorgenia. Hanno chiesto un incontro con il ministro per le attività produttive e soprattutto stanno preparando nuovi studi per cercare di bloccare l'inizio del cantiere.
Il punto fondamentale - spiega la rete No turbogas - è evitare il dato di fatto, le forzature da parte dei costruttori della centrale.
Il comune di Aprilia e la rete cittadina hanno infatti presentato una richiesta di sospensiva dei lavori davanti al Tar e chiedono che le opere non partano fino alla decisione dei giudici amministrativi.
La manifestazione di domenica dimostra poi che lo sgombero e le denunce non hanno bloccato la mobilitazione della città. Di certo contano più la salute e il futuro dei figli.
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