venerdì 21 agosto 2009

Inceneritori laziali: sottostimata l’incidenza dei tumori

Lo studio voluto dalla Regione limita l’impatto solo a 9.698 abitanti nel raggio dei 3 km, anziché ai 102mila entro i 7,5 KM: La situazione ambientale dei Castelli

Genzano, Velletri, Ariccia, Ciampino, Castel Gandolfo, Lanuvio hanno arsenico e fluoro nell’acqua oltre i limiti di legge (Lariano eccede “solo” per arsenico). Nel mese di giugno il Presidente del Consiglio Berlusconi ha firmato la proroga dello stato di emergenza idrica per i Comuni serviti dall’acquedotto del Simbrivio. Dunque anche per alcuni dei Castelli Romani. È l’ennesima proroga dopo le richieste del Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, con ben quattro lettere. Una volta c’erano le fontane che davano vino, simbolo della fecondità dei Castelli Romani. Oggi dalle fontane spesso non esce nulla… oppure esce acqua con alte concentrazioni di arsenico e altri metalli pesanti.
In tale contesto di grave emergenza idrica, la Asl RmH ha detto di no all’inceneritore che Ama-Acea e gruppo Cerroni vogliono fare a Roncigliano, Comune di Albano, al confine con Ardea e Pomezia, in quanto incompatibile con il territorio. Marrazzo, invece di ascoltare i sanitari della Asl RmH, che da anni seguono e studiano la situazione in quest’area, ha riunito il 22 dicembre 2008 la sua Giunta e ha deliberato di incaricare il Prof Carlo Perucci, della Asl Rm-E, per una valutazione ambientale sull’inceneritore di Albano. Il Prof Perucci ha velocemente predisposto una relazione che ha indirizzato a Conferenza dei Servizi (Regione, Provincia e Comuni) del 20 aprile 2009 verso il parere positivo all’impianto. Il documento cita 51 studi internazionali che hanno analizzato la relazione tra i tumori e la vicinanza agli inceneritori o alle discariche.
Va detto che Marrazzo si muove per consentire anche l’ampliamento della mega-discarica, sempre lì a Roncigliano, attraverso l’abbassamento dei limiti delle distanze tra case e discariche a 200 metri. Tra i 51 studi citati, il Prof Perucci sceglie a riferimento per elaborare i suoi calcoli quello del Prof Elliot che, insieme ad altri studiosi, ha analizzato l’incidenza dei tumori in prossimità di 72 inceneritori di rifiuti solidi urbani della Gran Bretagna. Dallo studio di Elliot emerge un significativo aumento di tumori nella popolazione che vive nel raggio di 7,5 km dagli impianti di incenerimento. Intorno a questi forni, insomma, il cancro colpisce significativamente di più.

Ma nei conteggi del Prof Perucci i casi di mortalità per tumori crollano: stima infatti in 0,7 casi il numero di tumori in eccesso connesso alla presenza dell’inceneritore di Albano. Cioè nemmeno un tumore in più è prevedibile a causa dell’inceneritore. Com’è possibile? Ci sono due “sviste”. L’esperto chiamato dalla Regione sottostima due fattori fondamentali: considera molti meno abitanti e dimezza il periodo in cui la gente avrebbe accanto casa l’impianto in esercizio. Infatti, stima meno di 10.000 abitanti interessati dall’inceneritore, anziché le 102.659 persone censite dall’Istat nel 2001. Questo perché ha considerato solo chi abita entro i 3 chilometri dall’inceneritore di Roncigliano (Albano), mentre lo studio va esteso a chi abita entro i 7 kilometri e mezzo, come fanno i colleghi Elliot ed altri nello studio preso a riferimento dallo stess Perucci.

E così, allora, il numero di persone coinvolte sale a 102.659. Seconda “svista”: lo studio che dà l’ok all’inceneritore di Albano considera la metà del tempo di esposizione, cioè anziché fare riferimento a 40 anni – il reale tempo minimo per ripagare il costo di un inceneritore – parla di 20 anni. A ciò si aggiunge un altro “miracolo” coi numeri: il Prof Perucci riduce di 50 volte il rischio di ammalarsi vicino al mega-forno, rispetto allostudio preso in considerazione.

Questo perché «si suppone che l’impianto in studio abbia un impatto molto minore sull’inquinamento ambientale e sulla salute dei cittadini». Supposizione di fronte alla quale parlano i fatti storici: due inceneritori gemelli e con stessa tecnologia di quello di Albano (Fondotoce in Piemontee Karlsruhe in Germania) sono stati chiusi dalla magistratura per inquinamento ambientale.

In sintesi, gli effetti sanitari dell’inceneritore di Albano nella relazione di Perucci risultano ridotti di circa 10volte rispetto al numero di abitanti, di 2 volte in relazione agli anni di esposizione e di 50 volte in termini di rischio sanitario. Complessivamente i risultati risultano abbattuti di 1.000 volte (10×2×50=1.000). Concludiamo con il pensiero del Prof Perucci:

«Nell’epidemiologia, come in tutta la ricerca scientifica, non esistono “verità” definitive e immutabili, solo prove, provvisorie e inevitabilmente falsificabili»
È per questo, chissà, che applicando lo studio di Elliot con dati non parziali, l’aumento dei tumori nei quartieri e Comuni intorno all’inceneritore “promosso”
è stimabile in centinaia di casi, invece di 0,7. Ecco dove colpisce:

DISTANZE DALL’INCENERITORE DI ALBANO

Villaggio Ardeatino 0,5 km

Massimetta 0,5 km

Mantiglia di Ardea 1,0 km

Pantanelle 1,0 km

Cancelliera 1,3 km

Tor di Bruno 2,2 km

Cecchina 2,2 km

Palazzo Morgana 2,6 km

Santa Palomba 3,0 km

Fontana di Papa 2,8 km

Monte di Giove 3,3 km

Pavona 3,4 km

Stazione di Pomezia 3,8 km

Sughereto 4,7 km

Campoleone 5,2 km

Albano 4,8 km

Santa Procula 5,7 km

Genzano 5,3 km

Ariccia 5,6 km

Lanuvio 6,2 km

Castel Gandolfo 6,3 km

Pomezia 7,8 km

Nemi 8,7 km

Falcognana 8,9 km

Aprilia 9,1 km

Marino 9,5 km


di Danilo Ballanti

energiapulita.wordpress.com

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