Comitato No Luminosa, il convegno sugli impatti ambientali della
turbogas - Interviste a Alessio Valente, Marco Cervino e a Vincenzo
Portoghese ntr24.tv
Centrali turbogas, esperti a confronto: i rischi
Il Comitato “No Luminosa” che si oppone alla costruzione della centrale a Ponte Valentino ha organizzato il dibattito, di carattere scientifico, alla Biblioteca Provinciale, con gli interventi di un docente universitario e di un ricercatore del Cnr
Redazione Il Vaglio
Sono stati Marco Cervino, fisico del Consiglio Nazionale delle
Ricerche, Cnr – Isac e Alessio Valente, docente di valutazione impatto
ambientale dell’ Università degli Studi del Sannio, ad affrontare i temi
riguardanti le centrali turbogas, fornendo dettagli, dati, analisi e
soffermandosi anche sull’insediamento della Luminosa a Benevento.
I lavori sono stati moderati dal giornalista Enzo Colarusso e sono stati introdotti da Vincenzo Portoghese,
rappresentante del Comitato “No Luminosa”. Ha ricordato la nascita del
Comitato stesso, sorto ad agosto e le iniziative portate avanti in
questi mesi:
sensibilizzazione dei cittadini, attraverso un volantinaggio nei
quartieri della città, convegni e incontri anche nelle scuole. Si è
soffermato, poi, sulla data del 12 marzo, allorquando il Tar si
pronuncerà sul ricorso presentato dal Comune e dalla Provincia di
Benevento che si sono opposti alla costruzione della centrale,
auspicando che ci sia una mobilitazione per quella giornata, attuando
anche un presidio a Roma che possa coinvolgere le forze politiche e i
sindacati.
“Quello di oggi – ha poi detto Portoghese – è un convegno scientifico che può aiutare a capire cosa significhi impiantare una centrale turbogas. Avevamo invitato anche la Luminosa, auspicando un momento di confronto, ma non ha ritenuto di dover intervenire e questo ci dispiace”. Portoghese ha fatto un excursus sulla vicenda, sottolineando i motivi di opposizione alla centrale che dovrebbe fornire energia elettrica. “Non se ne vede la necessità, non essendoci un sostanziale incremento della domanda di energia a Benevento, visto che i consumi non sono aumentati in maniera significativa”.
Ha sottolineato come in città sia necessario ridurre l’emissione di polveri sottili (PM10) che spesso vanno al di là dei limiti consentiti e già nel mese di gennaio i dati, in tal senso, sono eloquenti. “I pericoli derivanti da una centrale turbogas – ha concluso – sono proprio le emissioni di polveri sottili, l’insediamento in un territorio a rischio sismico e idrogeologico dove, peraltro, c’è l’attraversamento ferroviario della linea Roma – Bari”. Ha fatto vedere, infine, uno studio effettuato sulla centrale turbogas di Modugno, in provincia di Bari e il conseguente aumento di ricoveri in ospedale, specie per le persone più anziane.
E’ toccato ad Alessio Valente aprire il momento dedicato alle relazioni degli esperti del settore. Il docente dell’Università del
Sannio ha parlato dell’impatto e delle controindicazioni sull’ambiente
di una centrale turbogas. “Non voglio fare un processo alla Luminosa –
ha subito chiarito – ma valutare quali effetti abbia una centrale
sull’ambiente”. Ha spiegato come funziona una centrale turbogas, un
impianto che produce energia elettrica bruciando del gas in una turbina,
con una evoluzione a ciclo combinato: il gas di scarico esce dalla
turbina e il calore viene immesso nuovamente per produrre altra energia.
Ha, poi, esaminato quali siano le sorgenti impattanti sull’ambiente: dal camino della centrale che diffonde nell’aria sostanze gassose agli effluenti liquidi, agli scarichi, ai rifiuti. Da ciò scaturisce un impatto sull’aria, sull’acqua, sul suolo e sottosuolo, sulla flora e sulla fauna. Si è rifatto a dati e studi ufficiali che l’Università ha svolto e sono stati pubblicati dalla Provincia di Benevento. Ha sottolineato come le emissioni della centrale possano generare, in particolar modo, inquinanti secondari che possono venire fuori per reazione da sostanze emesse dal camino. Gli impatti sull’acqua possono portare a una riduzione della portata e a problemi per la fauna. Gli impatti sulla vegetazione, sulla flora e sulla fauna possono essere determinati anche dalla forte illuminazione di cui necessita la centrale.
“A Benevento – ha aggiunto – la centrale sorgerebbe vicino a un corridoio ecologico e l’impatto sul paesaggio, tra l’altro, è decisamente non trascurabile”. Valutazioni che non vengono prese in considerazione con la stessa rilevanza, ha aggiunto Valente, dallo stesso Ministero dell’Ambiente.
“In conclusione, dal punto di vista ambientale – ha terminato -, la tecnologia a ciclo combinato potrebbe sostituire centrali già realizzate in precedenza, ma ci chiediamo se sia una scelta giusta creare nuovi impianti”.
Il secondo intervento è stato tenuto dal ricercatore Marco Cervino
che si è soffermato, in particolar modo, sulle emissioni in atmosfera
prodotte da una centrale turbogas, riferendosi alle polveri sottili.
“Bisogna avere i paraocchi – ha detto in apertura – per non accorgersi
delle emissioni di particolato (polveri sottili NDR). C’è, poi, un
particolato secondario che costituisce il vero problema”. Ha ricordato
le norme, severe, negli Stati Uniti in materia e quelle in Italia. Per
quanto riguarda Benevento, ha commentato i dati che confermano i
numerosi sforamenti delle quantità consentite di PM10. “La situazione
non è buona a Benevento – ha ribadito più volte – per la qualità
dell’aria. Perché accendere nuovi e grossi camini senza spegnere quelli
esistenti?”
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Vincenzo Portoghese |
“Quello di oggi – ha poi detto Portoghese – è un convegno scientifico che può aiutare a capire cosa significhi impiantare una centrale turbogas. Avevamo invitato anche la Luminosa, auspicando un momento di confronto, ma non ha ritenuto di dover intervenire e questo ci dispiace”. Portoghese ha fatto un excursus sulla vicenda, sottolineando i motivi di opposizione alla centrale che dovrebbe fornire energia elettrica. “Non se ne vede la necessità, non essendoci un sostanziale incremento della domanda di energia a Benevento, visto che i consumi non sono aumentati in maniera significativa”.
Ha sottolineato come in città sia necessario ridurre l’emissione di polveri sottili (PM10) che spesso vanno al di là dei limiti consentiti e già nel mese di gennaio i dati, in tal senso, sono eloquenti. “I pericoli derivanti da una centrale turbogas – ha concluso – sono proprio le emissioni di polveri sottili, l’insediamento in un territorio a rischio sismico e idrogeologico dove, peraltro, c’è l’attraversamento ferroviario della linea Roma – Bari”. Ha fatto vedere, infine, uno studio effettuato sulla centrale turbogas di Modugno, in provincia di Bari e il conseguente aumento di ricoveri in ospedale, specie per le persone più anziane.
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Alessio Valente |
Ha, poi, esaminato quali siano le sorgenti impattanti sull’ambiente: dal camino della centrale che diffonde nell’aria sostanze gassose agli effluenti liquidi, agli scarichi, ai rifiuti. Da ciò scaturisce un impatto sull’aria, sull’acqua, sul suolo e sottosuolo, sulla flora e sulla fauna. Si è rifatto a dati e studi ufficiali che l’Università ha svolto e sono stati pubblicati dalla Provincia di Benevento. Ha sottolineato come le emissioni della centrale possano generare, in particolar modo, inquinanti secondari che possono venire fuori per reazione da sostanze emesse dal camino. Gli impatti sull’acqua possono portare a una riduzione della portata e a problemi per la fauna. Gli impatti sulla vegetazione, sulla flora e sulla fauna possono essere determinati anche dalla forte illuminazione di cui necessita la centrale.
“A Benevento – ha aggiunto – la centrale sorgerebbe vicino a un corridoio ecologico e l’impatto sul paesaggio, tra l’altro, è decisamente non trascurabile”. Valutazioni che non vengono prese in considerazione con la stessa rilevanza, ha aggiunto Valente, dallo stesso Ministero dell’Ambiente.
“In conclusione, dal punto di vista ambientale – ha terminato -, la tecnologia a ciclo combinato potrebbe sostituire centrali già realizzate in precedenza, ma ci chiediamo se sia una scelta giusta creare nuovi impianti”.
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Marco Cervino |
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