domenica 7 giugno 2009

Metilazione

Se una persona o un organismo vivente viene esposto ad un agente mutageno è possibile rilevarle la sua risposta misurandone la mutazione nei quattro geni identificati come p16, p53, ACP, RASSF1A, che hanno il compito di contrastare le mutazioni genetiche (infatti sono noti anche come “geni soppressori”). Tanto maggiore è la concentrazione dei geni mutati tanto maggiore è presente il fenomeno mutageno.

Il team di ricercatori hanno sperimentato su 61 persone volontarie esponendole al loro ambiente di lavoro (fonderia in provincia di Milano) caratterizzato da contaminanti vari analoghi a quelle delle nostre città (particolati vari, emissioni di motori diesel e benzina, usura gomme e freni, riscaldamento, ecc.) ma con concentrazioni 10 volte maggiori.
Cosa si è scoperto? Dopo tre giorni di lavoro le persone esposte avevano in corso un processo di mutazione genetica, o meglio, di metilazione che, nei casi analizzati, era ancora reversibile. Cosa si sta tentando ora di scoprire? Si sta cercando di capire quando il processo mutageno diventa irreversibile e in particolare come e cosa fare per invertire il processo mutageno.
Qui siamo, ovviamente, nel campo della ricerca bio-medico-genetica ma quello che si vuole evidenziare è che questa ricerca fornisce evidenze che dimostrano il forte legame tra tumore e il particolato generato dalla combustione delle fonti combustibili solide fossili.

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