venerdì 24 giugno 2011

Inciviltà Videosorvegliata

DISCARICHE «SORVEGLIATE».

LA PROVINCIA FA INSTALLARE LE TELECAMERE SULLA MIGLIARA 49

di Riccardo A. Colabattista

Dopo anni di attesa e centinaia di segnalazioni provenienti da esponenti politici e, soprattutto, da associazioni ecologiste, la Provincia di Latina ha provveduto ad installare un impianto di videosorveglianza alla fine della via Migliara 49. In questo tratto di strada, disabitato e dimenticato da tutti, alcuni «furbetti» usano scaricare ogni sorta di materiale ingombrante. Nei mesi passati non era difficile trovare carcasse di frigoriferi, pezzi di auto o mobili in frantumi. Solo nella giornata di ieri si potevano vedere mucchi di copertoni usati, calcinacci ed altra immondizia bruciata. Questo è ciò che la cittadinanza sana segnala in maniera quasi quotidiana. Ora la Provincia, con l’aiuto del Comune di Pontinia, ha pensato di attuare i consigli provenienti dalla società civile ed installare una telecamera fissa con un sistema di illuminazione che consenta di identificare, anche di notte, coloro che abbandonano i rifiuti ingombranti.

Articolo del 21 Giugno su Latina Oggi.it

giovedì 23 giugno 2011

Chi vuole rubare i referendum sull'Acqua?


Dal sito Internet http://www.ilcambiamento.it

di A. D.

Chi pensa che aver vinto un referendum sia una garanzia sufficiente per assicurarsi una gestione pubblica e fuori dal mercato del servizio idrico, purtroppo s’illude. Bisogna mantenere alta l’attenzione. Un calo di tensione, un rilassamento post-referendario, per quanto comprensibile, non sarebbe perdonato. Sono in atto in tutta Italia, sia a livello nazionale che locale, svariati tentativi da parte delle forze politiche di appropriarsi della vittoria e fare leggi che non ne rispettano i principi.

Il governo ha appena ottenuto la fiducia sul decreto legge Sviluppo che prevede, fra le altre cose, l’istituzione di un’agenzia per i servizi idrici integrati. Un’agenzia che serva, in pratica, a regolare il mercato. Ma come, direte voi, non avevamo stabilito con 27 milioni di voti che l’acqua deve restare fuori dal mercato? Già, e alla luce di questo un’agenzia che regoli un monopolio naturale – come viene definito il servizio idrico dai referendari – è un organismo inutile e privo di senso. Ma intanto il governo lo ha buttato là, come un segno, un avvertimento che la battaglia non si chiude certo qui.

Ma veniamo all’opposizione. Quell’opposizione che compatta aveva appoggiato su tutta la linea le richieste dei referendari, sperando che acqua, nucleare e legittimo impedimento dessero la spallata decisiva al governo traballante. Finita la festa ecco che già il PD rispolvera la legge presentata durante la campagna referendaria. Una legge che stravolge completamente il contenuto dei quesiti e prevede, per la gestione del servizio, delle società per azioni a capitale misto pubblico/privato sul modello toscano, e per il pubblico semplicemente delle forme di controllo.

D’altronde, per rendersi conto dell’anima liberista del Partito Democratico basta rivedersi questo vecchio video dai toni ironici e caricaturali che sta diventando un tormentone in rete; il protagonista è Pierluigi Bersani che illustra la sua visione sulla gestione del servizio idrico, portando come esempi virtuosi persino le multinazionali francesi Gdf-Suez e Veolia.

Neanche dagli enti locali arrivano buone notizie. Perlomeno da alcuni. Il caso più eclatante è quello di Civitavecchia, dove a due giorni dal voto popolare la Giunta comunale ha istituito un bando per la cessione ai privati del 60% delle quote delle municipalizzate, compreso il servizio idrico. Viste le proteste il sindaco Moscherini ha ritirato per 10 giorni il provvedimento ma è comunque intenzionato ad applicarlo, in barba all’esito dei referendum.

Persino la Giunta Vendola in Puglia si è affrettata ad approvare una legge il 14 giugno, proprio il giorno seguente alla consultazione popolare, che pur prevedendo la gestione pubblica del servizio apporta alcune modifiche non da poco. Ad esempio non prevede un quantitativo minimo garantito, principio alla base del percorso referendario, e non apporta modifiche sui contestati meccanismi di nomina degli amministratori.

In tutto questo a nessuno è venuto in mente di ascoltare i comitati, le associazioni, i cittadini. Tutti coloro che hanno svolto il percorso di partecipazione democratica che ha condotto infine alla vittoria referendaria. Una legge già c’è, che ricalca alla perfezione quei principi ispiratori dei referendum che sono stati accolti da un plebiscito di sì il 12 e 13 giugno scorsi. È una legge di iniziativa popolare presentata dal Forum italiano dei movimenti per l’acqua nel 2008 e mai presa in considerazione da alcuna forza politica.

I prossimi 2 e 3 luglio si terrà a Roma una grande assemblea nazionale dei movimenti per l’acqua aperta a tutti. In quella sede si discuterà dell’aggiornamento della legge di iniziativa popolare, e delle prossime mosse per far sì che questa venga considerata un modello per tutte le altre leggi che d’ora in avanti verranno approvate.

Turbogas firmata GDF Suez, i nuovi colonizzatori in terra pontina

Acea proponitrice della Turbogas a Mazzocchio (Pontinia), nella zona industriale dei roghi ha perfezionato l’accordo firmato il 16 settembre 2010 con GDF SUEZ Gruppo multinazionale, di origine francese, nato nel luglio 2008 dalla fusione di Gas de France, attiva nel settore dell'energia e Suez attiva nel settore dell'energia, dell'acqua e dei rifiuti. Il nuovo gruppo è posizionato al 29° posto delle maggiori imprese mondiali (2009). La controllata Suez Environment è a capo del secondo gruppo mondiale dell'acqua, dietro Veolia. Quindi a quanto stanno i fatti adesso non sarà più Acea-Electrabel, la Francese-Italiana-Belga a voler spingere sull'accelleratore del gas, costruendo la Turbogas, ma la Gdf-Suez.

Vediamo chi sono i nuovi colonizzatori:

Il gruppo è formato dalla capogruppo GDF SUEZ SA, domiciliata in Francia e da centinaia di filiali domiciliate nei cinque continenti. Le attività principali del gruppo sono l'energia, l'acqua, e i rifiuti. Nel settore dell'energia che realizza l'85% del fatturato, si occupa sia di produzione di elettricità e gas, sia del loro trasporto, distribuzione e vendita.
Per quanto riguarda l'elettricità il gruppo è il decimo produttore a livello globale. Il 59% della sua produzione avviene in Europa, il 15% in America Latina, il 17% in Asia e Africa, il 9% in Nord America. L'elettricità è ricavata da: gas (53%), idroelettrico (16%), nucleare (16%), carbone (11%), biomasse (1%), vento (1%), solare e altre rinnovabili (2%).
Per quanto riguarda il gas è tra i principali commercianti a livello mondiale. Acquista dall'Europa (34%), dal Nord Africa (24%), dalla Russia (21%), dal Medio Oriente (7%), da Trinidad e Tobago (7%), da altri paesi (7%) . Una minima parte, il 3%, viene estratto direttamente da impianti di proprietà. Il gas viene poi distribuito e commercializzato principalmente in Europa. Nel settore dell'acqua e dei rifiuti, che realizza il 15% del fatturato, la società operativa è Suez Environment SA, a sua volta al vertice di vari sottogruppi societari. I principali sono: per l'acqua il gruppo di origine spagnola AGBAR (Sociedad General de Aguas de Barcelona), principale operatore della nazione attivo anche in Sud America ed Africa, il gruppo Lyonnes des Eaux, gestore del servizio di acqua potabile per il 19% dei francesi, il gruppo di origine Statunitense United Water, secondo operatore privato degli Stati Uniti, il gruppo di origine francese Degremont, che gestisce 10mila impianti di trattamento delle acque a livello mondiale. In ambito rifiuti Suez Environment opera principalmente attraverso la società SITA, attiva in Europa, Asia ed Australia. Nell'Agosto 2010 Gdf Suez ha raggiunto un accordo per l'acquisizione del 70% della britannica International Power.
ATTIVITA' IN ITALIA

In Italia GDF SUEZ è il quinto operatore dell'elettricità con 1,5 milioni di utenti dietro Enel, Edf-Edison, Eni ed Eon, e il terzo operatore del gas dietro Eni ed Enel con 1 milione di utenti. E' presente anche nel settore dell'acqua del rubinetto. Attraverso Cofely, gruppo attivo in ambito europeo, gestisce impianti energetici contoterzi nel settore dell'elettricità e gas. Tramite le filiali Ondeo Italia spa ed Electrabel Italia Spa, la multinazionale possiede il 10% di Acea Spa, società che opera contemporaneamente nel settore acqua, rifiuti, energia. Inoltre controlla o partecipa a numerose società attive in singoli settori.
Assieme ad Acea, possiede in maniera pressochè paritetica il gruppo Acea Electrabel.
Attraverso la filiale Energie Investimenti, controlla il gruppo Italcogim, che commercializza gas naturale. Il gruppo è il terzo operatore italiano del settore.
Inoltre, attraverso Ondeo Italia Spa, detiene partecipazioni importanti in alcune società che gestiscono il servizio delle acque in Toscana:

  • Acque Toscane Spa, (100%) concessionaria del servizio in alcuni comuni della provincia di Pistoia e Firenze
  • Nuove Acque Spa (46%) concessionaria del servizio per l'Ato 4 di Arezzo.
  • Publiacqua Spa (9% per il tramite di Acque Blu Fiorentine Spa) concessionaria del servizio per l'Ato3 di Firenze.
  • Acquedotto del Fiora Spa (8% per il tramite di Ombrone Spa) concessionaria del servizio per l'Ato6 di Grosseto e Siena.
  • Acque Spa (5,4% per il tramite di Acque Blu Arno Basso Spa) concessionaria del servizio per l'Ato2 di Pisa.

Stéphane Brimont, Amministratore Delegato di GDF SUEZ Energy Europe, commenta:
A seguito di questo accordo, GDF SUEZ attuarà pienamente la sua strategia di sviluppo in Italia e beneficierà dell’integrazione delle attività nel Paese per creare nuove sinergie"
Inoltre, aggiunge:
L’Italia è un mercato fondamentale per il Gruppo e GDF SUEZ intende diventarne uno dei primi tre operatori. Beneficia di una completa presenza lungo la filiera energetica e può contare su una base di clienti significativa e in rapida crescita”.
Fonte:
http://www.impreseallasbarra.org/

Immagine di : http://diavoleggo.com/tag/cesare-fiorio/

mercoledì 22 giugno 2011

Pontinia, esplode di nuovo il caso Sep


Pontinia, l’ispezione chiesta dal consigliere provinciale Nuglio e dal comitato dei cittadini
Domani il sopralluogo della commissione ambiente nell’impianto di Mazzocchio

Nella foto: Fausto Nuglio
Fonte: http://www.h24notizie.com/

Nella giornata di domani ci sarà il sopralluogo della Commissione ambiente della Provincia di Latina all’impianto di compostaggio della Sep. La visita, voluta dal consigliere provinciale Fausto Nuglio del Partito comunista, dovrebbe servire a fare l’ennesimo punto della situazione sull’impianto tanto contestato nella zona di Mazzocchio. Sono ormai sette anni che, in maniera ciclica, si verificano episodi spiacevoli per la popolazione adiacente l’impianto. I casi più frequenti sono quelli inerenti ai cattivi odori provenienti dall’impianto sia di giorno che di notte. A difesa dei cittadini della zona si è da sempre schierato il Comitato dei Cittadini di Mazzocchio, nella persona del Presidente Duilio Gasperini. «Domani ci sarà questo nuovo sopralluogo – afferma Gasperini – ma nulla si risolverà. Negli anni tutti i rappresentanti politici sono passati in questa zona ma nessuno ha posto fine ai nostri problemi. A perderci sono sia i residenti sia le piccole attività commerciali, come bar e alimentari, che non possono lavorare bene nelle condizioni ambientali in cui ci troviamo». L’ultima denuncia da parte dei cittadini è arrivata proprio ieri, ancora una volta a causa degli odori forti provenienti dalla Sep. Insieme a Gasperini c’è un socio dell’associazione, Luigi Cellini, che spiega il motivo degli ultimi forti odori registrati tra lunedì e martedì. «Da quando è uscita sulla stampa la notizia della visita della commissione ambiente della Provincia – afferma Cellini, socio del Comitato – gli operai della Sep stanno lavorando a ciclo continuo per ripulire il piazzale, per disinfettare il pavimento e per lavorare tutto il materiale in sovrabbondanza. Il tutto per apparire, nell’incontro di domani, come un impianto perfettamente funzionante e senza alcun problema per quanto riguarda gli odori nauseabondi. Finché si continua ad avvisare in anticipo non si risolverà nulla perché la situazione quotidiana è ben diversa da quella che si ritroveranno a valutare i tecnici della Commissione ambiente della Provincia». I cittadini della zona, dopo sette anni di promesse non mantenute, appaiono sfiduciati da tutta la classe politica che, senza alcuna distinzione di coloro politico, ha solo fatto proclami senza risolvere il problema in maniera definitiva. Non va però taciuto che in questi anni la Sep è stata costantemente sotto monitoraggio e sottoposta ad ogni genere di controlli: se l’azienda lavora, è segno che ha le carte in regola per farlo.

Articolo di Riccardo Colabattista
http://www.latina-oggi.it/


Nuovo imbroglio sull'acqua

Appello a Napolitano

dal Manifesto
Andrea Palladino

Nel cappello magico del decreto sviluppo il governo ha inserito di tutto. E già che c'era, ha trovato il posto anche per la norma che istituisce l'agenzia dell'acqua, la struttura - di nomina politica - che dovrebbe regolare il mercato idrico. Il problema, per loro, si chiama referendum, ed è rappresentato dalla volontà chiara di 27 milioni di elettori sulla gestione delle risorse idriche: nessuno spazio per il privato è stato il risultato chiaro. Il Pd, intanto, cerca di avviare la sua campagna di promozione della legge che Bersani ha presentato in parlamento lo scorso ottobre, una proposta che punta in una direzione opposta rispetto al voto popolare.

La struttura dell'agenzia che oggi il parlamento dovrà votare è modellata su quell'articolo 23 bis della legge Ronchi-Fitto abrogato dal primo quesito referendario. Se quelle norme obbligavano l'affidamento ai privati dell'acqua potabile e della depurazione, l'agenzia aveva - nel piano del governo - l'unico obiettivo di regolare il mercato. Perde dunque di senso l'esistenza stessa della norma, visto, tra l'altro, che le risorse idriche costituiscono un monopolio naturale non assoggettabile per definizione alla liberalizzazione. La creazione dell'agenzia di regolazione - pensata sul modello di quella già esistente per l'energia - non ha dunque nessun senso, se non politico, lanciando una piccola ciambella di salvataggio alle multinazionali rimaste scottate dal voto del 12 e 13 giugno.

Il Forum italiano dei movimenti per l'acqua ha chiesto ieri che il presidente della Repubblica blocchi il provvedimento, non firmando il decreto di promulgazione. Lo stesso Pd - attraverso gli ecodem - si è detto contrario all'istituzione della agenzia, aggiungendo, però una piccola polpetta avvelenata: «Il partito democratico - hanno dichiarato Roberto Della Seta e Francesco Ferrante - nei mesi scorsi ha presentato una propria proposta di legge che raccoglie le indicazioni dei referendum». Una bugia politicamente colossale, visto che il progetto di legge dei democratici non solo spinge chiaramente sulla gestione privata dell'acqua - attraverso il modello toscano delle società miste - ma tradisce il secondo quesito referendario prevedendo, apertis verbis, la remunerazione dei capitali investiti.

Gli ostacoli per la ripubblicizzazione dell'acqua non sono dunque terminati dopo il voto popolare. I movimenti per l'acqua pubblica hanno ripreso la mobilitazione quotidiana, che dura ormai da oltre cinque anni. Il 2 e 3 luglio prossimi si terrà a Roma la prima assemblea dei comitati territoriali che compongono il Forum italiano, con l'obiettivo primario di rilanciare la proposta di legge popolare che giace in parlamento dal 2007. E anche la Puglia - regione dove prosegue il confronto serrato tra la giunta Vendola e i comitati usciti vincitori dai referendum - la mobilitazione non si è fermata. Già questa settimana in tutte le province pugliesi si terranno diversi incontri dei comitati, per terminare il 25 giugno prossimo con l'assemblea regionale a Bari.

immagine: sovranidade.org

Il Villaggio Globale contro le Trivellazioni

Suggerisco questo blog: No all'Italia petrolizzata dove nel post Hands across the sand: il villaggio globale contro le Trivelle ci viene spiegato l'evento organizzato da Oceana, una associazione americana che si occupa di salvare l'oceano da vari tipi di attacchi, incluse le trivellazioni. Anche qui in Italia si partecipa all'evento e le città in azione sono: Gargano, Puglia - Guido Pietrolungo (25 Giugno) - Ortona, Lido Riccio, Abruzzo - Francesco Stoppa (25 Giugno) - Torino di Sangro, Lido Le Morge, Ines Palena, (25 Giugno) - Vasto, Lungomare Cordella, Francesca Cianci (25 Giugno) - Policoro, Rotonda Lungomare, Felice Santarcangelo (26 Giugno).

Fonte: http://dorsogna.blogspot.com/

martedì 21 giugno 2011

No Turbogas Pontinia è su URBAN BLOG

Siamo stati inseriti nelle COORDINATE GEOGRAFICHE DI URBAN BLOG

URBAN BLOG

di Salvatore D'Agostino

Gli URBAN BLOG sono blog attivi nel territorio, che concretamente attraverso articoli-post, pongono l'attenzione o sensibilizzano su problemi specifici.
Qui per capire com'è nata quest'inchiesta.

0003 [URBAN BLOG] Urban Experience | Cittadinanza Interattiva
Giocare la città tra Web e territorio

Visualizza
http://wilfingarchitettura.blogspot.com/p/wikio.html

Immagine: http://aicittadini.net/

IL QUORUM HA BATTUTO FORTE … ADESSO SI CAMBIA GESTIONE!

Comunicato stampa del 18 giugno 2011

Comitato provinciale difesa acqua pubblica.


IL QUORUM HA BATTUTO FORTE … ADESSO SI CAMBIA GESTIONE!
C’è chi non credeva più nello strumento referendario e l’ha deriso. Chi ha voluto non impegnarsi. Chi scientemente ha sperato che i cittadini andassero al mare. Chi ha remato contro. C’è chi da anni ha perseguito il tema delle privatizzazioni e/o liberalizzazione che dir si voglia e non ha avuto il coraggio di difenderlo durante la campagna referendaria.
IL REFERENDUM C’È STATO.
IL RISULTATO È CHIARO. IL POPOLO HA DECISO.
Lo strepitoso successo, costruito per anni con l’impegno costante nel nostro territorio dai cittadini in prima persona, ci assegna oggi un grande compito di responsabilità affinché la volontà popolare venga rispettata. Di là dai tecnicismi delle leggi sull’acqua oggi abrogate, il contenuto politico dei quesiti ha visto una risposta di massa che definitivamente ha detto NO alla la privatizzazione dei servizi locali d’interesse generale, e in primis a quello della gestione delle nostre acque pubbliche. Un secondo NO ancora più forte si è espresso contro la possibilità di lucrare attraverso la gestione del servizio idrico. Oggi rispetto alla volontà popolare così chiara, per il nostro territorio, che da anni ha già subito la privatizzazione dell’acqua come scelta politica scellerata, noi abbiamo il compito di portare a compimento il mandato referendario. Un compito che siamo pronti a condividere con gli amministratori che onestamente vorranno rispettare la volontà popolare così ampiamente diffusa su tutto il territorio. Le persone hanno chiaramente votato per il merito “politico” dei quesiti referendari senza l’influenza dei rispettivi partiti di riferimento e questa maturità ha sorpreso tutti e fatto comprendere che questioni fondamentali possono essere condivise in modo trasversale. Il risultato referendario oggi non lascia dubbi e noi interpretando a pieno il voto referendario, come Comitato provinciale difesa acqua pubblica di Latina che raggruppa tutti i comitati locali dell’ATO 4, non possiamo che invitare Acqualatina ad abbandonare bonariamente la gestione del servizio idrico Un invito rivolto specialmente al partner privato Veolia. Un socio industriale con grandi interessi finanziari che per anni l’ha fatta da padrone con l’aiuto di una classe politica impreparata, conciliante, connivente e un’altra che è rimasta a guardare facendo solo da eco agli scandali dell’acqua denunciati da inquirenti e/o dai comitati cittadini.

RISPETTANDO LA VOLONTÀ ESPRESSA DAI CITTADINI
OGGI, SI CAMBIA PAGINA

Invitiamo quindi i Sindaci a schierarsi al fianco dei comitati locali, e seguendo l’esempio di Aprilia, ad avviare senza indugio gli atti per la riappropriazione degli impianti e delle reti, vista l’ormai conclamata situazione d’illegittimità e inadempienza ampia e diffusa della gestione.
Illegittimità causata dalla mancata approvazione della Convenzione di gestione da parte dei Consigli comunali dei Comuni facenti parte dell’ATO, oltre che dalla mancata discussione e approvazione dei bilanci della società partecipata da parte dei Consigli comunali. Illegittimità ormai dichiarate giudiziariamente: dalle sentenze rispetto all’emissione delle cartelle esattoriali tramite Gerit, dalla sentenza (attualmente esecutiva) nel contenzioso contro i Consorzi di Bonifica, senza trascurare le sentenze sulle cause avviate contro i Comuni considerati “ribelli” e contro la Regione Lazio; quest’ultima “rea” nel 2008 di aver sollevato ben 27 difformità gestionali rispetto a quanto stabilito dalla legge!!! Non vi è dubbio che il colposo e mancato controllo (mai una verifica sull’attuazione del contratto!!!) sull’operato del gestore oggi ci porta a chiedere le immediate dimissioni del Responsabile della Segreteria Tecnico Operativa Ing. Sergio Giovanetti, visto il sistematico e palese atteggiamento di accondiscendenza nei confronti di Acqualatina. Tra l’altro per quanto noto non risulta che il contratto di proroga dell’incarico dirigenziale, scaduto nel gennaio 2009, sia stato controfirmato dal Presidente della Regione, unico soggetto autorizzato alla nomina e/o alla riconferma. Infine, non appena l’abrogazione delle leggi sottoposte al quesito referendario saranno pubblicate in gazzetta ufficiale, diffideremo il CONVIRI (Commissione Nazionale Vigilanza Risorse Idriche), affinché immediatamente sia tolta dalle bollette la remunerazione del 7% del capitale investito (quesito referendario n.2). Saremo vigili affinché non ci siano le solite “furbizie” targate acquapoliticapontica che proveranno a far rientrare il 7% sotto forma di altri costi da addebitare ai cittadini. Le alchimie contabili e tariffarie del passato docet! Tutti i cittadini che da giorni ci stanno ringraziando per il nostro lungo impegno e che sentono la vittoria referendaria come l’inizio di un cambiamento anche nella nostra provincia, non vanno delusi e noi non lasceremo che la cattiva politica tradisca il voto referendario per lanciare segnali che vogliono avvilire e scoraggiare l’impegno civico. Da più parti i cittadini ci dicono che terranno stretta “con i denti” la volontà chiara e inequivocabile del voto referendario e si dicono pronti a seguire la disobbedienza civile sul pagamento delle bollette ad Acqualatina e percorrere la strada intrapresa da anni dai coraggiosi cittadini di Aprilia che sono stati da esempio di resistenza civica a “mani nude” in tutt’Italia. Noi però vogliamo sperare che gli amministratori capiscano che il monito del successo referendario ha dato loro un compito non rinviabile e quindi confidiamo che il loro impegno concreto entro l’estate e fin dalle prossime settimane possa evitare che siano ancora i cittadini da soli a portare a compimento la volontà popolare.

Pontinia: all'indomani del voto referendario

Dopo circa una settimana dai risultati referendari, sui giornali si continua ancora a parlare e ad analizzare i voti e le percentuali. Anche io con un pò di ritardo, pubblico l'articolo pubblicato sabato 18 Giugno su Il Settimanale di Latina.






"Chi ha vinto e Chi ha perso"

L’Italia ha votato. Il 57, 10 % ha deciso di partecipare avvalendosi del diritto di voto al referendum più movimentato della repubblica italiana. Nonostante le innumerevoli prove di regime screditanti, la società civile dopo 16 anni raggiunge il quorum. Ma chi sono i vincitori e i perdenti? Hanno vinto i comitati promotori, i movimenti ambientalisti, gli italiani che credono ancora al servizio pubblico e al bene comune, al rispetto delle leggi e alle energie rinnovabili, ha vinto anche chi con un No, ha espresso la sua opinione. Hanno perso tutti gli astenuti che con l’arroganza di credersi italiani, hanno seguito gli ordini di un Presidente del Consiglio che sempre più spesso s’identifica in un anticostituzionalista represso dai suoi errori. Hanno perso i Cda di multinazionali come Acea, Suez e Veolia e tutti i tentacoli disseminati nei partiti politici italiani. Ora è importante rimanere attenti e consapevoli dei cambiamenti che seguiranno. Nel modo più democratico, gli italiani hanno fatto la loro rivoluzione, senza scendere in conflitti violenti, ma imponendosi con caparbietà e pazienza. La nostra rivoluzione che ci porterà a riavere la gestione pubblica del servizio idrico, sperando che adesso le Amministrazioni pubbliche facciano la loro parte, lavorando per il mantenimento di una risorsa preziosa come l’acqua, senza specularci sopra come è successo fino a ieri. Dopo 24 anni è stata ribadita la volontà di non costruire centrali nucleari su un territorio nazionale sismico, martoriato da un’industria energetica fuori controllo. Emerge l’onestà dei cittadini che si sono schierati dalla parte della giustizia, per noi la legge è uguale per tutti. Pontinia invece è un paese da capire, nella delusione dei risultati delle ore 12.00 nella prima giornata di voto, dove solo il 6 % degli aventi diritto aveva votato, al raggiungimento del 47,9 % a chiusura dei seggi, s’intravede una reazione positiva nonostante non sia stato raggiunto il quorum. Come ha votato Pontinia? Su un totale di 10.970 elettori, 5253 hanno partecipato ai quesiti sull’acqua, 95.95% per i SI e 4.05% per i NO sulla scheda rossa, per la scheda gialla il 96.25% di SI e il 3.75% di NO, mentre la differenza si nota su i quesiti del Nucleare e del Legittimo impedimento. I contrari all’energia nucleare sono il 93% con 4833 voti, i favorevoli arrivano al 7% con 362 voti, l’ultimo quesito vede un 94,5% con 4892 voti favorevole alla cancellazione del Legittimo Impedimento e il 5,5% ha votato 285 NO. Pontinia è un territorio eterogeneo sotto ogni punto di vista, non solo culturale, storico ma anche territoriale. Poco più della metà della popolazione è raggiunta da un servizio idrico integrato, in quelle zone come Cotarda, Campoioso e Quartaccio dove la bassa affluenza di voto è il risultato di una insoddisfazione degli abitanti che si sentono lontani dai problemi collettivi perché non raggiunti. A far salire il quorum è stato il centro urbano il quale soddisfa anche chi in questo lungo periodo ha agito per sensibilizzare e informare la cittadinanza, senza dimenticare le ore passate a prendere le firme. C’è molta confusione su un territorio così vasto e difficile da seguire, forse sarebbe meglio per l’Amministrazione concentrarsi su questioni importanti che diano spazio a tutti i cittadini di Pontinia, prima di partire in quarta per soddisfare solo pochi interessati alla costruzione di nuove palazzine o centri commerciali.


articolo di Gianpaolo Danieli pubblicato su Il Settimanale di Latina

Immagine tratta dal sito: http://www.contropiano.org/

Pontinia: primo consiglio comunale

Dopo il voto delle amministrative, cerchiamo di tenere alta l'attenzione su i nostri delegati all'Amministrazione comunale.

Primo consiglio comunale della quarta legislatura Tombolillo


Nominata la nuova giunta e spuntano le prime polemiche dell'opposizione

Lunedì 6 giugno al termine della scadenza, Eligio Tombolillo, ha convocato il primo consiglio comunale. Un voto unanime per l’eleggibilità dei consiglieri e la carica da Presidente del consiglio al consigliere Argeo Perfili. Dopo pagine e pagine di giornali che nelle scorse settimane descrivevano i rapporti interni alla lista “Insieme per Pontinia”, dove Pd e Udc si sono uniti per vincere le elezioni, Eligio Tombolillo ha fermato il tutto, nominando Antonio Pedretti vicesindaco e delegato in questa fase iniziale ai lavori pubblici, Valterino Battisti assessorato all’ambiente, Maurizio Ramati assessorato all’agricoltura, Patrizia Sperlonga assessorato alla cultura e infine Alfonso Donnarumma assessorato al bilancio e finanze. Dopo i ringraziamenti delle posizioni assunte entrano nel vivo del consiglio, con la descrizione delle linee programmatiche della lista Insieme per Pontinia. Un riepilogo veloce e sintetico dei punti del programma, così com’è stato descritto in campagna elettorale, soffermandosi particolarmente sull’importanza del ruolo urbanistico, che ne segue lo sviluppo d’altri settori, tra cui il turismo che sotto gli occhi attenti del Sindaco equivale a Museo Demo-etnoantropologico e restauro della Torre Idrica, il mercato all’Ex-Hilme e il Centro commerciale nell’Ex-Miralanza. “Mai come questo periodo è sotto l’attenzione dei cittadini, l’ambiente va salvaguardato e faremo una pagina importante della nostra politica”, afferma Tombolillo, aggiungendo: “Noi siamo con il filone dei Referendum”. Per i giovani riserva un cambiamento di piani, il centro d’aggregazione sociale sarà realizzato nel secondo lotto dell’Ex-Hilme che però deve essere acquistato. Il programma non è un libro dei sogni, ma un piano d’opere da realizzare grazie anche al subordine di 10 milioni d’euro, derivati dall’acquisto di lotti di terreno. Non è d’accordo Ernesto Bilotta, candidato a sindaco del Pdl, pensa che queste sono parole che servono in campagna elettorale per raccogliere voti, contesta dicendo: “E’ dal 1998 che sento le solite proposte e ad oggi non vengono fatti controlli per il suolo pubblico, da due anni non sono assegnati numeri civici, i piani particolareggiati non decollano, in agricoltura manca la materia prima, Quartaccio fermo ad una frazione invece potrebbe diventare un Borgo, il turismo non si fa con un museo, il centro commerciale non è la Panacea e i posti di lavoro non vengono dati ai ragazzi di Pontinia”. Più crudo l’intervento di Luigi Subiaco candidato per La Destra: “A me piacciono le cose difficili, amministrare è difficile, quindi non penso che i neolaureati sappiano più di un dottore”, continua dicendo: ”L’assessorato urbanistico è importante, non può essere delegato”. Per Subiaco la parola: "Ambiente" equivale a "turbogas" e affonda affermando: ”La battaglia turbogas è una battaglia che vuole solo Eligio, le autorizzazioni sono state firmate dall’amministrazione Tombolillo prima del dissesto”. Continua: ”Io sono per l’edilizia intensiva perché è ambientalista così non si rovinano ettari di terreno”. L’intervento di Giuseppe Belli, della stessa lista, riprende in mano la situazione affermando: “Sono contrario al fotovoltaico sul terreno, sono favorevole al centro commerciale, ma anche ad aumentare la sicurezza nelle scuole e per il sociale, il quale non è menzionato nel vostro programma”. Dopo 5 anni d’assenza torna in consiglio comunale anche Giuseppe Mochi, primo consigliere eletto Pdl, il quale ringrazia i suoi elettori ed afferma che lui sarà il consigliere di minoranza di tutti i cittadini, che la sua opposizione sarà di tipo costruttivo per la collettività e non per gli interessi personali. Come altri, l’urbanistica è il nocciolo della politica, indirizza un messaggio preciso agli unici ingegneri in consiglio: “Chi fa la professione non deve confondere il ruolo personale con quello di delega o assessore, l’urbanistica è programmazione della città non solo costruzione di palazzi”. Nel fermo immagine della politica di Pontinia si specchiano le visioni di staticità nazionale, dove gli stessi candidati si rincorrono ormai da anni, soffermandosi solo sul ruolo importante delle costruzioni. Per loro sarà una bella legislatura che riaprirà nuovi spazi politici, per me che da cittadino osservo e scrivo, l’unica apertura possibile che rinnovi totalmente la politica è la presa di coscienza di noi giovani.

Articolo di Gianpaolo Danieli pubblicato su Il Settimanale di Latina

mercoledì 8 giugno 2011

I VERI MOTIVI DELLA MORATORIA

IL GOVERNO NON HA RINUNCIATO AL NUCLEARE

Dal disastro di Fukushima gli ardori atomici del governo Berlusconi non sono affatto placati. Nonostante la moratoria di 12 mesi per la costruzione delle centrali italiane l´attività del governo
freme. Lo dimostra il fatto che contestualmente alla moratoria è stato approvato il decreto sulla localizzazione delle centrali con le correzioni necessarie dopo la sentenza della Corte costituzionale che bocciava il primo decreto. La pausa imposta dall´apprensione di Berlusconi rispetto al fatto che il referendum sul nucleare potesse tirare la volata a quello sul legittimo impedimento ha riaperto i giochi nel governo e diversi ministri si scontrano per scegliere la cordata a cui affidare il business atomico da 30 miliardi.

Il piccolo reattore IRIS (International Reactor Innovative&Secure) della italoamericana Westinghouse-Ansaldo, inserito nel piano nucleare.

Ben pochi si sono accorti che all´interno del documento di scenario realizzato nel 2009 dal
Politecnico di Milano e dall´Enea per il MSE sono presenti oltre l´Epr di Areva, l´Ap1000 di Westinghouse anche l´Iris, reattore modulare, nel senso che se ne possono affiancare più di uno nello stesso sito su modello Fukushima, da 335 MWe, dal costo di circa un miliardo di euro, secondo gli estensori del rapporto, (tra i quali c´è il Professor Marco Enrico Ricotti, ora anche membro della neonata Agenzia per la sicurezza nucleare). Si tratta di un "nucleare minore" che potrebbe essere appetibile a una moltitudine di soggetti, oltre a Enel ed Eni. In uno degli scenari descritti dal rapporto, i primi due Iris gemelli saranno realizzati a partire dal 2020 per arrivare a installarne nel 2020 ben dieci unità gemelle: in totale venti reattori su 10 siti.

Gli intrecci sul nucleare

Nel frattempo altri appetiti si concentrano sul nucleare. E.On e GdF-Suez costituiscono una seconda cordata, l´altra è Enel-Edf per il nucleare con la benedizione di Gianni Letta, ma alla cordata hanno manifestato interesse Saipem (Eni), Ansaldo Energia (portatrice della tecnologia Westinghouse) e le utility A2A, Hera e Iren, mentre Edison è orientata verso Enel-Edf. Ap 1000 e Iris sono i reattori ideali per questi soggetti che possono così giocare ad avere un ruolo con il nucleare anche a livello locale.

Lo strano accordo

L´otto marzo 2011, tre giorni prima di Fukushima, Westinghouse annuncia un accordo con Endesa (controllata da Enel) per uno "scambio d´informazioni" in materia di Ap1000 propedeutico alla realizzazione di tali reattori in Spagna e in America Latina. Enel in Italia ha scelto, due anni fa, la tecnologia concorrente francese di Areva (Epr). È un segnale netto circa il fatto che gli interessi Usa in Italia riescono a influenzare anche rapporti già consolidati come quelli tra Enel ed Areva.

Legion d´Onore

Un ruolo fondamentale circa la scelta del nucleare francese lo svolge il braccio destro di Scajola ed ex direttore del ministero dello Sviluppo Economico Sergio Garribba che ha spinto con forza sull´opzione francese, ricevendone in cambio l´11 ottobre 2010 la Legion d´Onore francese poiché: «Sergio Garribba, ha fortemente contribuito a sviluppare un partenariato strategico "totale e senza limiti" tra Italia e Francia nell´ambito dell´energia nucleare». Un riconoscimento significativo per Garribba che si era visto soffiare al fotofinish la guida dell´Enea per la quale era i pole position.

Chi è con chi nella cordata nucleare

Con l´uscita di scena di Scajola e del potente Garribba, quindi, l´asse politico del nucleare sembra essersi spostato verso gli Usa. Sicuramente Prestigiacomo, Frattini e Letta sono per questa opzione, Romani è su una posizione d´attesa e anche Berlusconi, viste le frizioni sul piano internazionale con Sarkozy, è diventato abbastanza freddo sull´Epr.

Tratto da: http://www.repubblica.it

Immagine dal sito: http://www.youfeed.it/politica/moratoria-nucleare

Acqua, in borsa il tesoro vale 300 milioni di euro per i sindaci

La partita di giro dei gestori idrici a Piazza Affari: molti amministratori locali hanno bisogno di assicurarsi dividendi e poltrone Oltre 300 milioni di euro. È questa la cifra che, alla vigilia del referendum, le utilities quotate in Borsa con attività nell’acqua distribuiscono ai loro soci sotto forma di dividendi. Naturalmente dopo aver pagato 8,6 milioni di compensi ad amministratori e sindaci. Le municipalizzate quotate a Piazza Affari che oltre all’acqua gestiscono servizi di energia l’anno scorso hanno realizzato utili per complessivi 443 milioni e dichiarato investimenti per 1,4 miliardi. La più generosa è Iren. Terzo operatore italiano dei servizi idrici integrati nato nel 2010 dalla fusione tra Iride (a sua volta frutto delle nozze tra Aem Torino e Amga Genova) ed Enia (Agac Reggio Emilia e Amps Parma e Tesa Piacenza), l’azienda, che vanta tra i soci i comuni di Torino, Genova, Parma e Reggio Emilia, oltre a un folto gruppo di piccoli comuni delle province di Reggio, Parma e Piacenza, ha guadagnato 178 milioni, un centinaio dei quali torneranno agli azionisti.

Nel dettaglio nelle casse degli enti pubblici andranno complessivamente 52,6 milioni, ben 30 dei quali ai comuni di Torino e Genova. Il resto è per Intesa San Paolo (3 milioni) e la Fondazione Crt (2,5 milioni) di Fabrizio Palenzona. Per Iride, che tra i partner più rilevanti conta il fondo F2I di Vito Gamberale, suo socio in Mediterranea delle Acque e che dà lavoro a 4.572 persone, il business dell’acqua è però solo una piccola fetta del totale, pari a circa un quinto dei margini.

Decisamente più importante è invece per la romana Acea, 6.700 dipendenti e già campo di battaglia tra il comune di Roma, i francesi di Gdf e il costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone. Quest’ultimo infatti è molto interessato proprio all’oro blu e non è disposto a cedere ai francesi, che pure in Italia hanno diverse alleanze con enti pubblici per la gestione del servizio idrico. Il punto è che il business dell’acqua fa gola ai privati perchè nei prossimi trent’anni servono 64 miliardi di investimenti, 14 per cento dei quali dovrebbe arrivare dalle casse pubbliche. Di qui l’interesse per Acea, che gestisce il servizio idrico negli ambiti ottimali territoriali (Ato) di Roma, Frosinone e province, oltre a significative presenze in Toscana, Umbria, Campania e altre aree del Lazio, per un totale di 8,5 milioni di abitanti.

Il gruppo, che nel 2010 ha speso in pubblicità e sponsorizzazioni oltre 8 milioni, deve infatti quasi il 43 per cento dei suoi 666,5 milioni di margini all’acqua, nella quale dichiara di aver investito, nello scorso esercizio, 202,8 milioni. E dopo aver chiuso il bilancio con utili per 92,1 milioni, investimenti in calo di quasi 45 milioni a 473 milioni per “l’esigenza di calmierare l’espansione dell’indebitamento” che al 31 dicembre ammontava a 2,2 miliardi, si appresta a distribuire 95 milioni agli azionisti: poco più della metà, 48 milioni, al comune di Roma, mentre a Caltagirone sono destinati 14 milioni e ai francesi quasi 11. Ad amministratori e sindaci, invece, è già andato più di 1 milione e mezzo, 72mila euro dei quali al consigliere indipendente in quota Campidoglio Luigi Pelaggi, già noto per il suo contemporaneo ruolo di capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente.

Conflitti d’interesse a parte, gli organi di amministrazione e controllo meglio retribuiti, però, sono quelli della bolognese Hera (oltre 6.400 dipendenti), che nel 2010 hanno percepito in totale ben 2,56 milioni. Del resto il secondo operatore italiano dell’acqua – l’anno scorso gli ha portato il 23 per cento dei 607 milioni di margine – ha chiuso l’esercizio con utili per 142 milioni e debiti per 1,86 miliardi, dopo investimenti per 341,9 milioni, il 27 per cento dei quali nel servizio idrico integrato che copre sette province dell’Emilia Romagna e del nord delle Marche. Ai soci andranno un centinaio di milioni in cedole, il 12,5 per cento in più del 2009. Quindi una quindicina di milioni al comune di Bologna, poco più di una dozzina a Modena, 7 a Ravenna, 5 a Imola, mentre a Rimini, Cesena e Ferrara andranno quote comprese tra 2 e 2,7 milioni, somme simili a quelle destinate agli investitori di Lazard e a Carimonte Holding.

Cifre lontane anni luce dalle piccole Acegas-Aps e Acsm-Agam, che però quanto a debito e stipendi degli amministratori, fatte le dovute proporzioni, non hanno nulla da invidiare alle grandi. Soprattutto la prima, che distribuisce l’acqua nelle aree di Trieste e Padova e ha chiuso il 2010 con 22 milioni di utili, 96,7 milioni di investimenti e ben 439 milioni di indebitamento. In attesa di trovare una soluzione al debito generato negli anni da una serie di operazioni finanziarie
che hanno coinvolto i due comuni azionisti, con l’incombente rata da 250 milioni verso Intesa Sanpaolo che scadrà nel 2012, la municipalizzata del nord-est (1.700 dipendenti e il 35% dei margini generati dall’acqua) quest’anno ha stanziato per le cedole poco meno della metà dei profitti: 9,89 milioni. Il 62,84%, cioè 6,17 milioni, sono per Acegas-Aps holding, che a sua volta è controllata dai comuni di Padova e Trieste. A seguire, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste con circa 500mila euro e il socio-creditore Intesa con 360mila euro. É andata meglio agli amministratori e ai sindaci che hanno incassato quasi 1,4 milioni. Circa il doppio dei colleghi brianzoli di Acsm-Agam, 423 dipendenti, poco più di 8 milioni di utili nel 2010 dopo investimenti per 7,7 milioni e margini per quasi 40 milioni (solo 4 riferibili all’acqua) e un debito di 115 milioni. A spartirsi 4,6 milioni di cedola sono stati i comuni di Monza (29%), Como (25%) e la collega di Milano e Brescia A2A (22%). Pochi ma buoni, commenterebbero da Torino, dopo che Acque Potabili, affossata dalle attività siciliane, ha lasciato i soci a secco. Perché l’oro non luccica per tutti, anche se è un’indubbia fonte di cupidigia.

Da Il Fatto Quotidiano del 7 giugno 2011

martedì 7 giugno 2011

Provocazioni e persequisizioni verso chi si oppone

OTTUSA PROVOCAZIONE AI DANNI DEL COORDINAMENTO CONTRO L'INCENERITORE DI ALBANO


Nella mattinata di oggi 6 giugno la polizia di stato, su mandato del sostituto procuratore di Velletri Taglialatela, ha portato a termine tre perquisizioni nelle abitazioni di notissimi cittadini attivi contro i progetti di devastazione ambientale del ras laziale dei rifiuti Manlio Cerroni.

Si tratta di F., S. ed E. Il pretesto usato dalle forze dell' ordine per attuare le perquisizioni è quello del danneggiamento alle ruspe di movimento terra della Pontina Ambiente srl e della ditta Trasca srl avvenuto lo scorso aprile ad opera di ignoti. Atti che, oltre ad essere insignificanti per l'entità del danno arrecato, non sono riconducibili in nessun modo all'attività del coordinamento contro l' inceneritore e ciò dovrebbe risultare evidente anche a investigatori meno servili nei confronti di padron Cerroni. Non a caso l'esito delle perquisizioni - da verbale - è stato totalmente negativo, controprova ulteriore del fatto che i membri del comitato sono completamente estranei alle accuse.

Nel caso di F., la perquisizione arriva dopo che lo scorso 20 aprile mano ignota, ma perfettamente riconoscibile, aveva dato alle fiamme il suo trattore da 70 mila euro parcheggiato nei pressi della casa paterna.

La realtà dei fatti è che la mobilitazione contro l' inceneritore e per la chiusura della discarica di Albano è un grande ostacolo agli interessi e agli affari del sig. Cerroni che da decenni lucra sulla salute della popolazione con le sue discariche ed i suoi inceneritori laziali. Padroni e padroncini mettono in campo tutte le loro armi per fermarla e diffamarla. Per prime sono arrivate le minacce personali a carattere mafioso alle quali hanno fatto seguito l' incendio del trattore di F. ed ora le perquisizioni a casa di membri del comitato. Cos' altro si inventeranno Cerroni ed i suoi servi per fermare la volontà popolare?

E' scontato che queste miserabili provocazioni non fermeranno nemmeno per un attimo la mobilitazione popolare sia contro l'inceneritore momentaneamente bloccato dal TAR, sia contro l'infame ampliamento della discarica di Roncigliano, dove Pontina Ambiente srl sta completando un nuovo invaso, il VII, praticamente a ridosso del centro abitato.

RIMANE CONVOCATO PER IL 18 GIUGNO IL CORTEO CHE PARTIRA' DALLE ORE 15.30 DA PIAZZA MAZZINI AD ALBANO PER RAGGIUNGERE PIAZZA DI CORTE AD ARICCIA.


CONTRO L' INCENERITORE!

PER LA CHIUSURA E LA BONIFICA DELLA DISCARICA DI RONCIGLIANO!

PER UN'ALTRA GESTIONE DEI RIFIUTI!

Coordinamento contro l' inceneritore di Albano


La lotta contro l' inceneritore è una lotta che non fa spalla a nessun partito politico, istituzione, o simili.
E' una lotta autorganizzata che rifiuta ogni delega, quindi se vogliamo vincerla dobbiamo partecipare tutti/e direttamente!!!

L’ACQUA PRIVATA DI LATINA

In provincia cittadini contro la gestione partecipata “Tariffe esose e pochi investimenti, paghiamo solo il giusto” di Caterina Perniconi

“La mattina, approfittando del fatto che nonsiamo a casa, vengono delle persone di Acqualatina, con i vigilantes armati al seguito, aprono i contatori e mettono i riduttori di flusso idrico”. L’ultimo caso, ad Aprilia, è avvenuto ieri. Lo racconta il Comitato per l’acqua pubblica comunale, che dal 2005 non paga l’erogazione del bene primario alla società partecipata, ma solo una cifra che ritiene “giusta” al Comune . Poichè nella provincia dell’Agro Pontino c’è un lungo contenzioso aperto tra l’azienda a cui è stata affidata la gestione dell’acqua e una serie di comuni del territorio. Tutto comincia nell’agosto del 2002, quando viene sottoscritto il contratto di servizio tra i comuni e i gestori, coordinato dalla provincia. Il 49% di Acqualatina va alla società Idrolatina srl, il cui socio di maggioranza è la multinazionale Veolia. Il restante 51% è in mano alla conferenza dei sindaci dei 35 comuni coinvolti. La Provincia di Latina dovrebbe essere il controllore di tutta l’operazione. Ma è anche capitato che il primo presidente di Acqualatina, Paride Martella, fosse in quel momento presidente della Provincia in quota Udc. Quindi controllore e controllato. Nel 2004 gli succede Claudio Fazzone, nel Consiglio d’amministrazione dal 2002, in quel momento anche senatore in quota Pdl e coordinatore provinciale del partito. E nel Cda c’è stato anche Armando Cusani, attuale presidente della Provincia. É chiaro che tutti questi movimenti politici hanno contribuito a creare sospetto nei cittadini sulla gestione dell’azienda partecipata. Quindi quando è arrivato il turno di Aprilia, a luglio del 2004, gli utenti avevano già le antenne dritte. E quasi un anno dopo, a maggio del 2005, quando sono state ricevute le prime bollette, “stentammo a credere ai nostri occhi”, racconta Alberto De Monaco, animatore del Comitato per l’acqua pubblica. “Gli aumenti andavano dal 50 al 300% a fattura, non ci potevamo credere. Per questo abbiamo chiesto di vedere il contratto e abbiamo scoperto che non era stato ratificato dal Consiglio comunale”. Da quel momento è cominciata una lunga battaglia legale, che non è ancora terminata, in cui la Provincia si è schierata a fianco della società e contro Aprilia. Tra il 2006 e il 2007 il Comune fa una serie di delibere per non ratificare il contratto, ma il Tar le annulla. Solo nel 2009 il Consiglio di Stato dirà che la protesta dei cittadini è legittima perché liberi di difendere gli interessi comunali. Controllando gli indici di comparazione tariffaria diffusi dalla Commissione nazionale per la vigilanza sulle risorse idriche, si scopre che quello del Lazio Meridionale è pari all’1,20 contro altre province in cui risulta anche molto più alto (Marche nord 1,77, Toscana Costa 1,84, ecc.). “Noi non stiamo dicendo che paghiamo più che nel resto Italia – spiega De Monaco – ma che rispetto alle nostre tariffe precedenti è un aumento insostenibile per molti cittadini di Aprilia già vessati dalla crisi. Le nostre tabelle dimostrano che l’aumento per una famiglia di tre persone è stato inizialmente del 136% e negli anni successivi di un altro 40%. Noi voteremo sì ai referendum perché l’acqua resti pubblica e i privati smettano di fare affari sulla nostra pelle”. La società Acqualatina risponde che in alcuni comuni ci può essere stato un aumento “a causa dell’adeguamento delle tariffe ad una unica per tutti i comuni coinvolti ”. A Latina, spiega una nota, “la tariffa risulta inferiore sia per l’uso domestico per prima abitazione (con un risparmio di 30 euro annui) che, ancor più, per l’uso domestico nella fascia tariffaria agevolata (con un risparmio di ben 105 euro annui )”. Ma quello che i cittadini contestano è che ad Aprilia, per esempio, i costi fissi per l’erogazione sono passati da 3 euro l’anno a 55. “Un confronto con la tariffa applicata dai precedenti gestori è difficile e fuorviante – spiega l’azienda – poiché la tariffa precedente non veniva applicata secondo un’articolazione tariffaria paragonabile a quella attuale, il che rende il confronto quanto mai inapplicabile”. Per quanto riguarda gli investimenti “dal 2003 ad oggi – continua la nota – Acqualatina ha investito oltre 100 milioni di euro per la manutenzione, l’efficientamento e l’ammodernamento delle reti e degli impianti in gestione, seppure la Conferenza dei sindaci abbia più volte dovuto ridimensionare l’ammonta - re di euro che il gestore è tenuto ad investire negli anni a causa dell’alto tasso di morosità, gran parte del quale relativo alle utenze del Comune di Aprilia”. Gli investimenti che Acqualatina avrebbe dovuto fare per contratto erano infatti pari a 146 milioni entro il 2008. Ma la cifra è ancora lontana, nonostante siano passati ormai 3 anni.

Il Fatto Quotidiano
7 giugno 2011

lunedì 6 giugno 2011

Le più frequenti domande sul nucleare e le risposte giuste

parte 2 e 3

Un estratto dalla manifestazione di Lanciano di Marzo 2011. Essenzialmente il professore Federico Valerio si occupa di ricerca sulla prevenzione dei tumori e gli effetti dell'incenerimento dei rifiuti e delle biomasse, ma oggi vorrrei farvi conoscere la sua posizione sul Nucleare.

Risposta di Prof. Federico Valerio pubblicato sulla Rete No Inc
direttore del Dipartimento di Chimica Ambientale dell'Istituto Tumori di Genova
il blog: http://soccorsambiente.blog.tiscali.it/

D: Perché rinunciare al nucleare se siamo circondati da centrali nucleari in Svizzera, Francia, Paesi dell'Est?

R: In un incidente nucleare di tipo 5, ( la situazione iniziale a Fukushima) l'area di evacuazione della popolazione è di 20 chilometri. In un incidente grave come quello attuale di Fukushima e di Chernobyl, di grado 7, il raggio di evacuazione è di 30 km. I nostri confini sono a distanza di sicurezza dalle centrali dei nostri vicini. Le dosi di radiazioni assorbite diminuiscono in modo esponenziale con la distanza dalla centrale in avaria. Pertanto fa una enorme differenza stare a 20 chilometri, a 200 e a 2000 chilometri da una centrale soggetta a grave avaria. Inoltre è la stessa proliferazione nucleare ad aumentare il rischio: maggiore è il numero di centrali in funzione e maggiore è la loro età media, maggiore è la probabilità di accadimento di incidente. Al momento la storia insegna che in 57 anni di utilizzo civile della energia nucleare e con 443 centrali in funzione nel mondo, ci sono stati tre gravi incidenti, con parziale fusione del nocciolo ( Three Mile Island, 1979, Chernobil, 1986, Fukushima, 2011), in media uno ogni 10 anni. E' un rischio d'impresa che nessuna assicurazione è disponibile a coprire!
Comunque, Germania e Svizzera sembra che abbiano definitivamente rinunciato a costruire nuove centrali e a non prolungare oltre al programmato la vita delle centrali già costruite.
Visti i costi in crescita per assicurazione, per la costruzione ( aumento dei costi delle materie prime e della maggiore sicurezza) e per lo stoccaggio delle scorie e i costi in calo per i risparmi energetici e le fonti rinnovabili, non si esclude che altri paesi seguano questo esempio.

Pontinia, l'osservatorio ecologico

Giorgio libralato di Ecologia e territorio si rivolge AL SIGNOR SINDACO DEL COMUNE DI PONTINIA proponendo di istituire l’osservatorio ecologico del territorio.

Questo è il post che troverete sul blog Pontinia ecologia e territorio:

Le notizie che continuano ad arrivare di degrado ambientale e di inciviltà relative al territorio comunale necessitano di uno sforzo e di un impegno notevole da parte delle Istituzioni interessate, delle associazioni ambientaliste, dei comitati locali, dei volontari e dei cittadini.
Questa esigenza è stata sintetizzata in modo encomiabile nel vincente programma elettorale della lista “Insieme per Pontinia, per Eligio Tombolillo sindaco”, in particolare nella parte relativa all’ambiente con riferimento ai punti:

G/3 – Attenzione e salvaguardia dell’ambiente verrà attuata tramite una efficiente ed efficace raccolta dei rifiuti differenziati. Attuazione di educazione ambientale; isole ecologiche fisse ed itineranti, volantinaggi ed assemblee cittadine e di quartiere rappresentano già un sicuro mezzo di sensibilizzazione per il raggiungimento della quota 60% della differenziata. Verrà inoltre istituito l’osservatorio ecologico del territorio, comprendendo anche canali e fiumi.
G/4 – E’ intendimento di questa Lista attivarsi per dare al nostro comune il riconoscimento nazionale di “COMUNE VIRTUOSO”.

Le cronache locali riportano del sequestro dei fanghi effettuato dalla Polizia Provinciale e dall’Arpa, ma anche di continui roghi, anche oggi, di emissioni moleste con incenerimento (illegale?) di vari tipi di materiali. Per questi motivi si chiede e si propone di attuare i punti del programma elettorale sopra elencati. Per esempio coinvolgendo le associazioni che da anni hanno fatto un encomiabile lavoro di difesa del territorio, sensibilizzazione ambientale, sostituendosi al vuoto o allo scarso lavoro istituzionale oppure in collaborazione con le stesse. Ma anche i cittadini competenti come hanno dimostrato nel corso di questi anni.

Passando all’atto pratico, dopo l’espletamento della nomina della giunta, con la sintesi del risultato elettorale e dei partiti che compongono la maggioranza (pd e udc), sarà opportuno valorizzare anche tutti i candidati che hanno contribuito alla vittoria di “insieme per Pontinia” anche se non eletti.

Quindi la proposta di affidare deleghe o di incarichi (al di fuori della giunta appannaggio dei partiti) ai vari Ronci, Sellacci, Cima, Cappelli e Ciocca e di nominare subito il referente dell’osservatorio ecologico affinché possa insediarsi entro il mese di giugno. Magari appunto da scegliere tra le persone che hanno dimostrato particolare capacità e sensibilità in materia ambientale, come Fabiana Cappelli, Paolo Cima e Gianpaolo Danieli. Il vento di rinnovamento che si respira oggi in Italia partito dai comitati di cittadini, per la difesa del bene comune, della salute pubblica, dell’ambiente, dei posti di lavoro, dei diritti civili e sociali, della democrazia dalla raccolta di milioni di firme si può concretizzare anche a Pontinia. Valorizzando appunto anche quelle persone e quelle associazioni che pur riconoscendosi nel programma elettorale “insieme per Pontinia” non fanno parte dei partiti pd e udc.

Ringraziando per l’attenzione si inviano distinti saluti. Pontinia 02 giugno 2011 Giorgio Libralato

domenica 5 giugno 2011

Pontinia 9-10 Giugno: serate di festa per sostenere i referendum

L'importanza della parola referendum, in un'era nella quale la sovranità popolare vacilla, ha una eco che arriva lontano, portando con se la possibilità di un cambiamento epocale.

Il 12 e 13 giugno saremo chiamati a votare per i 4 quesiti che riguardano: la privatizzazione dell'acqua, i profitti sull'acqua, l'energia nucleare e il legittimo impedimento.
Quesiti che rivoluzioneranno il nostro modo di vivere la quotidianità e di vedere il futuro se non verranno abrogati con dei “SI”.

Data l'estrema importanza di fare informazione, l'associazione Culturale Cantiere Creativo con il contributo del comune di Pontinia e in collaborazione con Giorgio Libralato dell'associazione Ambientalista Ecologia e Territorio, ha deciso di organizzare due giornate di sensibilizzazione il 9 e 10 giugno attraverso la visione di film e documentari: Il Caimano, di Nanni Moretti, Flow.Per Amore dell'acqua di Irena Salina, Fall-out di Daria De Benedetti e concerti di musica dal vivo con Wild Hogs Blues Band (Pontinia), Alwaro Negro (Pontinia-Sabaudia) e DoctorBrain (Sezze).

Durante le due serate saranno presenti i partiti politici e le associazioni di Pontinia favorevoli ai SI per il referendum, che con il loro contributo informeranno i cittadini sui quesiti referendari.

Una vera e propria festa di chiusura della campagna referendaria, in conclusione di un percorso d'informazione che ci ha accompagnato già da il CinedocuForum fino a questo ultimo mese, impegnati in piazza Indipendenza a distribuire materiale informativo sull'acqua pubblica e contro il nucleare.

La programmazione delle due giornate presso il "Parco Dell'Unità d'Italia" (Central Park) in Viale Italia a Pontinia:

Giovedì 9 Giugno:


ore 19.00 proiezione del film : Il Caimano di Nanni Moretti
ore 21.00 Wild Hogs Blues Band (Blues)
ore 21.45 Alwaro Negro (Surf Rock)

Venerdì 10 Giugno:

ore 20.00 proiezione del film: Flow. Per amore dell'acqua di Irena Salina
ore 21.30 Proiezione documentario Fall-Out concerto DoctorBrain (Rock Italiano)

Il Cantiere Creativo vi aspetta!!!

Partecipa su Facebook: Evento

mercoledì 1 giugno 2011

Discariche «sorvegliate»


Pontinia, la proposta di Libralato dopo il sequestro dei fanghi

Ecologia e territorio scrive alla Regione: i liquami tossici vanno rimossi

Quello dei fanghi tossici rinvenuti nel territorio di Pontinia è solo l’ultimo attacco all’ambiente avvenuto nelle campagne pontine. Infatti, negli ultimi anni, soprattutto la campagna, è stato il luogo ideale per abbandonare rifiuti, per dare spazio al centro di compostaggio e a l l ’azienda Sep. Oltre a ciò, sempre nelle campagne del comune di Pontinia, si prevedono i grandi impianti fotovoltaici, la famosa centrale Turbogas e quella a biomasse. Insomma, mentre il centro città mantiene la sua identità la periferia sta per essere sfruttata da progetti e situazioni che rischiano di allontanarla per sempre dalla sua vocazione agricola. Proprio per tutelare ciò è intervenuto ancora una volta Giorgio Libralato, del movimento Ecologia e Territorio. «Data la ripetitività e la gravità degli episodi di abbandono di rifiuti – si legge in una sua nota inviata alla Regione Lazio, alla Provincia di Latina e al Comune di Pontinia – ci si deve immediatamente attivare per l’installazione di telecamere per sorvegliare il deposito continuo di materiale vario lungo la discarica abusiva della Migliara 49, dell’area dei Gricilli e della Sorgente Fontana di Muro». Di certo la video sorveglianza in tutta la campagna di Pontinia è un’opera costosa e difficilmente realizzabile. Quello che si dovrebbe fare al più presto, invece, è dotare di telecamere le zone in cui, con una ripetitività che si manifesta ormai da anni, si verificano in maniera continuativa episodi di abbandono di vario materiale come gomme di autocarri, materiale di scarto dell’agricoltura ed eternit. Per adesso le 272 tonnellate continuano a rimanere sul terreno sequestrato all’Azienda Fondana Allevamenti. Probabilmente la Polizia Provinciale solleciterà un’ordinanza al Comune di Pontinia affinché si proceda il prima possibile alla bonifica dell’area. In tutto ciò, però, rimane il problema del difficile controllo delle campagne dai continui attacchi da parte di persone che poco hanno a cuore il bene del proprio territorio e dello sviluppo agricolo della città.

Articolo di Riccardo A. Colabattista pubblicato su Latina Oggi 1 giugno 2011

Leggi anche l'articolo del 31 maggio su Latina Oggi

Fanghi tossici sull'Ufente


Fanghi tossici sul fiume Ufente a Pontinia: Legambiente chiede bonifica immediata dell'area.

“Dopo il sequestro serve una bonifica immediata, i liquami non debbono continuare a inquinare la falda e mettere a rischio l'agricoltura e il fiume -dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio- Ancora una volta le forze dell'ordine e la magistratura operano per garantire la salute dei cittadini e dell'ambiente, ora speriamo che diano risultati definitivi anche le indagini sulle modalità di trasporto dei fanghi e accertare eventuali altri abusi. Seguiremo la vicenda con attenzione, anche valutando un nostro esposto in merito”.

Così Legambiente commenta il sequestro di un terreno di quasi mille metri della “Fondana Allevamenti” effettuato qualche giorno fa a Pontinia dalla Polizia Provinciale e dall’Arpa. Circa duecentosettantadue tonnellate di fanghi provenienti da un’azienda casearia di Marcianise, senza alcune trattamento specifico, erano accatastati a pochi metri dal fiume Ufente. L’azienda pontina, infatti, pur avendo un permesso a trattare questo tipo di fanghi, non lo faceva secondo le dovute prescrizioni, stoccando di fatto il materiale senza alcun trattamento, ad una distanza dal corso d'acqua inadeguata.

“Il ritrovamento di fanghi a Pontinia è l'ennesima dimostrazione di quanto anche la provincia di Latina sia purtroppo crocevia per il traffici di rifiuti pericolosi, con un fiorire continuo di discariche abusive -afferma Marco Omizzolo, coordinatore provinciale di Legambiente a Latina-. Un territorio colpito dal fenomeno delle ecomafie che con il ciclo dei rifiuti, del cemento e delle agromafie spadroneggiano inquinando un ambiente invece meraviglioso e da tutelare ed espone a rischi gravissimi la salute della collettività”.

Ufficio stampa Legambiente Lazio
06.85358051-77 - stampa@legambientelazio.it
www.legambientelazio.it

Nucleare, troppi segreti

La protesta in Piemonte rilancia il problema anche per le centrali pontine
L’ultima protesta è di questi giorni, a meno di tre settimane dal referendum sull’energia atomica. E’ esplosa in Piemonte, ma è emblematica anche per Latina e il Garigliano. Riguarda il trasporto su treni speciali, da Vercelli fino in Francia, di carichi di scorie nucleari provenienti dalla centrale di Trino e dal deposito Avogadro di Saluggia. Naturalmente la gente non contesta i viaggi in sé, verso l’impianto di trattamento di La Hague: sa bene che sono indispensabili per smaltire tutti i materiali pericolosi accumulati da decine di anni. Ma vuole essere informata. Quei trasporti per ferrovia sono ad alto rischio, tanto che le prefetture delle province attraversate hanno predisposto un complesso sistema di emergenza, con tre gradi di pericolo, per garantire interventi rapidi in caso di incidenti. Solo che gli abitanti sono stati tenuti all’oscuro di tutto: non sanno quando passano i convogli e non sanno cosa fare se scatta l’allarme. Perfino i sindaci, finora, ne hanno ricevuto comunicazione con appena uno o due giorni di anticipo: troppo tardi per qualsiasi iniziativa concreta. Il piano di sicurezza prevede, infatti, che soltanto in caso di pericolo «molto grave», il terzo livello, la popolazione «sia immediatamente informata dalle autorità locali». «Ma a quel punto – protestano molti sindaci e i comitati dei cittadini – sarà troppo tardi per poter davvero adottare forme efficaci di tutela, con il coinvolgimento degli abitanti. E’ ovvio che il trasporto si deve fare, ma la gente va avvisata per tempo». «E’ un contributo alla trasparenza su un pericolo serio», sintetizza in particolare Emilio Chiaberto, sindaco di Villar Fioccardo. Ecco il punto: trasparenza e coinvolgimento della popolazione. Lo stabiliscono, tra l’altro, precise norme europee. Ed è un problema non solo piemontese. Al contrario: è l’ennesima dimostrazione di come, in fatto di nucleare, i cittadini siano sempre gli ultimi a «sapere». Il referendum nasce anche da qui: la gente vuole essere messa al corrente e vuole dire la sua. Ecco perché questa protesta «piemontese» conta anche per Latina e per il Garigliano, le due centrali «pontine» dove restano tuttora materiali radioattivi di vario livello. Tra l’altro, anzi, la maggior parte delle scorie che stanno partendo per la Francia vengono proprio dall’impianto del Garigliano: è il combustibile trasferito a suo tempo nel deposito di Saluggia, nell’ambito delle operazioni di decomissioning. Ecco, la centrale del Garigliano. Entrata in funzione nel 1964, ha cessato l’attività nel lontano 1978, tuttavia dopo ben 33 anni di fermo il piano di smantellamento non è stato ancora completato e i costi continuano ad aumentare. La bonifica totale del sito era prevista inizialmente per il 2016, ma la data è saltata: il nuovo termine è stato fissato per il 2021, anche se la Sogin, la società che si sta occupando dei lavori, sostiene ora di poter anticipare i tempi al 2019, tra otto anni. E con i tempi è lievitato anche il costo finale: secondo notizie di stampa attribuite alla stessa Sogin, si parla di almeno 450 milioni di euro. Forse di più. Una cifra che fa saltare i preventivi di spesa resi noti nel 2004 per il decomissioning di tutti i siti nucleari italiani: le centrali di Caorso, Trino, Latina e Garigliano, il deposito di Saluggia, i due impianti del ciclo del combustibile della Casaccia a Roma, quelli di Bosco Marengo (Alessandria) e di Trisaia (Matera) e i centri o laboratori di ricerca di Pisa ed Ispra. Secondo quel «bilancio», la spesa globale, inclusa la costruzione del deposito unico nazionale per le scorie, si aggirava sui 3,3 miliardi di euro: 864 milioni per i «siti minori» e il resto, pari a circa 2,5 miliardi, per le quattro centrali più il maxi bunker definitivo per gli 80 mila metri cubi complessivi di materiali da mettere in sicurezza. Ma tenendo conto della rivalutazione dopo sette anni da quella stima e, soprattutto, se solo per il complesso del Garigliano occorrono dai 450 ai 500 milioni, appare chiaro che la previsione fatta non basterà probabilmente nemmeno per il decomissioning delle quattro centrali dismesse che, a una media di 500 milioni l’una, «si mangiano» tutti o quasi i 2,5 miliardi previsti. Resta fuori, quanto meno, il deposito nazionale, che ha un costo enorme. Secondo l’agenzia «Zona Nucleare», che si occupa specificamente di questi problemi, ad esempio, tenendo conto anche di altri oneri (come i rimborsi all’Enel e all’Ansaldo per la decisione di abbandonare l’energia atomica dopo il referendum del 1987), il costo finale dovrebbe arrivare in realtà a molto più del doppio. Un costo che pesa sulle tasche di tutti gli italiani: viene coperto con i 6 centesimi di euro su ogni kilowatt della bolletta Enel di ciascun utente. Una specie di «nuclear tax» introdotta nel maggio del 2001 da un decreto del governo Amato per venti anni, fino al 2021. Anzi, secondo altri calcoli citati sempre da «Zona Nucleare», includendo anche i prelievi effettuati fin dal 1989 sempre sulle bollette elettriche, si potrebbero sfiorare i 10 miliardi di euro. D’altra parte non c’è da stupirsi di questa spesa enorme: negli Stati Uniti, soltanto per gli studi preliminari e per il progetto del maxi deposito sotterraneo da realizzare sotto il Monte Yucca (160 chilometri a nord ovest da Las Vegas, nel Nevada) sono stati spesi 7 miliardi di dollari e per la costruzione (valutazione 2003) erano stati previsti 58 miliardi. A far lievitare i costi fino a queste cifre, a parte ritardi burocratici, contrattempi, problemi vari che non mancano mai in Italia, è in particolare proprio la mancanza del sito di stoccaggio nazionale: più passa il tempo, più aumentano le spese di «mantenimento» dei vari impianti. Inclusa ovviamente la centrale del Sabotino, a Latina, che è da anni in fase di smantellamento ad opera della Sogin e dove dal novembre del 2008 si sta realizzando un «deposito di transito»: una costruzione di 25 mila metri cubi (equivalente, per intendersi, a un palazzone con 85 appartamenti di cento metri quadrati ciascuno) destinata allo stoccaggio dei materiali radioattivi e che dovrebbe essere completato entro quest’anno. E proprio questo «deposito», insieme ai «resti» della centrale, introduce il problema della sicurezza. Quando il reattore era attivo, funzionava, almeno sulla carta, un piano di emergenza in caso di incidenti o fughe di radioattività. «Sulla carta» perché, in realtà, a Latina la popolazione non ne è mai stata neanche informata: in una situazione d’emergenza, nessuno avrebbe saputo cosa fare. Nemmeno a Borgo Sabotino, distante appena un chilometro dall’impianto. Proprio come accade ora con i treni che trasportano in Francia i materiali depositati a Trino e a Saluggia. Chiusa la centrale, di quel piano non si è neanche più parlato. Nella relazione presentata al Comune di Latina, la Sogin riserva un capitolo anche alla «sorveglianza ambientale» e, dunque, alla tutela. Si tratta, in sostanza, di una serie di indagini condotte per un raggio di tre chilometri intorno all’impianto per controllare eventuali anomalie «dal punto di vista radiologico». Nel 2008, ad esempio, la società assicura che oltre al campionamento continuo del pulviscolo atmosferico, del fall out e dell’acqua di mare sia nel canale di scarico che in quello di adduzione, sono stati fatti 4 campionamenti sull’erba, 5 sulla sabbia, 3 dei sedimenti marini, 2 sui sedimenti di acqua dolce (ad esempio, nel fiume Astura), 65 nell’acqua di falda, 1 sul latte, 2 sulla verdura a foglia larga, 2 sul pesce e 2 sui molluschi. Sempre con esiti «normali». Solo che a fare questi accertamenti è, appunto, la Sogin. Ovvero, la società controlla se stessa. «Mentre logica vorrebbe – denunciano da anni Legambiente, Greenpeace ed altre organizzazioni ambientaliste – che questo compito fosse affidato ad una autorità di sicurezza indipendente. Una commissione tecnico-scientifica autonoma, ad esempio, slegata anche dalla politica». Sembra il minimo. Eppure non risulta che le istituzioni locali, a cominciare da Comune e Provincia, abbiano mai fatto propria questa istanza.

Articolo di Emilio Drudi pubblicato su Latina Oggi 1 Giugno 2011

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