Il 12 e 13 giugno scorsi
26 milioni di donne e uomini hanno votato per l’affermazione dell’acqua
come bene comune e diritto umano universale e per la sua gestione
partecipativa e senza logiche di profitto.
Le stesse persone hanno votato anche la difesa dei servizi pubblici locali dalle strategie di privatizzazione:
una grande e diffusa partecipazione popolare, che si è espressa in ogni
territorio, dimostrando la grande vitalità democratica di una società
in movimento e la capacità di attivare un nuovo rapporto tra cittadini e
Stato attraverso la politica.
Il voto ha posto il nuovo linguaggio dei beni comuni e della partecipazione democratica
come base fondamentale di un possibile nuovo modello sociale capace di
rispondere alle drammatiche contraddizioni di una crisi
economico-finanziaria sociale ed ecologica senza precedenti.
A questa straordinaria esperienza di democrazia
il precedente Governo Berlusconi ha risposto con un attacco diretto al
voto referendario, riproponendo le stesse norme abrogate con
l’esclusione solo formale del servizio idrico integrato.
Adesso, utilizzando come
espediente la precipitazione della crisi economico-finanziaria e del
debito, il Governo guidato da Mario Monti si appresta a
replicare ed approfondire tale attacco attraverso un decreto quadro
sulle strategie di liberalizzazione che vuole intervenire direttamente
anche sull’acqua, forse addirittura in parallelo ad un analogo
provvedimento a livello di Unione Europea che segua la falsariga di
quanto venne proposto anni addietro con la direttiva Bolkestein. In
questo modo si vuole mettere all’angolo l’espressione democratica della
maggioranza assoluta del popolo italiano, schiacciare ogni voce critica
rispetto alla egemonia delle leggi di mercato ed evitare che il
“contagio” si estenda fuori Italia.
Noi non ci stiamo.
L’acqua non è una merce, ma un bene comune
che appartiene a tutti gli esseri viventi e a nessuno in maniera
esclusiva, e tanto meno può essere affidata in gestione al mercato.
I beni comuni sono l’humus del legame sociale fra le persone e non merci per la speculazione finanziaria.
Ma sorge, a questo punto, una enorme e fondamentale questione che riguarda la democrazia: nessuna “esigenza” di qualsivoglia mercato può impunemente violare l’esito di una consultazione democratica, garantita dalla Costituzione, nella quale si è espressa senza equivoci la maggioranza assoluta del popolo italiano.
Chiediamo con determinazione al Governo Monti di interrompere da subito la strada intrapresa.
Chiediamo a tutti i
partiti, a tutte le forze sociali e sindacali di prendere immediata
posizione per il rispetto del voto democratico del popolo italiano.
Chiediamo alle donne e
agli uomini di questo paese di sottoscrivere questo appello e di
prepararsi alla mobilitazione per la difesa del voto referendario.
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
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