Oligopolio dell’Acqua e Referendum
Il video in coda tratta un tema che di questi tempi ci interessa da vicino: il piano con cui una manciata di società private starebbe progettando di assumere il controllo di ciò che il presidente della Nestlè ha avuto modo di definire il ‘petrolio del terzo millennio’, cioè la comune acqua.“La Nestlè ha lanciato in Canada la proposta di creare una ‘borsa mondiale dell’acqua’, soggetta alle stesse regole della borsa per gli altri prodotti, che consentirebbe quindi a poche multinazionali di avere il controllo completo sull’acqua che finisce sulle nostre tavole, ma anche su quella che esce dal rubinetto, se l’acqua venisse privatizzata.
Nestlè è l’azienda numero uno per il mercato mondiale delle acque minerali, quindi la proposta non è per niente disinteressata (solo in Italia sono parte del gruppo Nestlè le seguenti marche: Claudia, Giara, Giulia, Levissima, Limpia, Lora Recoaro, Panna, Pejo, Terrier, Pracastello, San Bernardo, San Pellegrino, Sandali, Tione, Ulmeta, Vera).”
Sebbene Jones smorzi un pò la portata della denuncia appesantendola con qualche perla di sciovinismo a stelle e strisce, resta indubbia la gravità di uno scenario che – se confermato - comporterebbe conseguenze nefaste, fissando nuovi pericolosi ‘standard’ in materia di mercificazione.
A tal proposito, tra pochi giorni i cittadini italiani avranno la preziosa opportunità di esprimere la loro posizione in merito alla privatizzazione della acqua. Quesito non meno cruciale di quello riguardante la energia atomica, che però probabilmente sarà cassato grazie a una delle ultime cialtronerie mascherate da decreti che hanno contraddistinto il governo in carica.
Se gli italiani si esprimessero positivamente sulla abrogazione della legge che legittima la mercificazione della acqua pubblica, il crack delle uova rotte nei panieri degli speculatori riecheggerebbe per tutta l’Europa e il mondo intero, anche perché in futuro il nostro esempio potrebbe ispirare molte altre popolazioni interpellate sugli stessi temi.
Chi ancora dubiti che l’acqua privatizzata sia una grossa fregatura nel breve termine, provi a chiedere ai cittadini delle località italiane dove il (dis)servizio è attivo da qualche tempo. Chi non abbia chiari i probabili risvolti a lungo termine, rifletta sui normali alimenti, solo fino a un secolo fa del tutto naturali ed oggi in larga parte inquinati da sostanze chimiche tanto più nocive alla salute umana, quanto più giovevoli alla salute finanziaria delle imprese produttrici. E’ una storia vecchia. Nella giungla del ‘libero mercato’ presto o tardi emergono pochi soggetti dominanti che dopo avere fagocitato ogni concorrente creano un cartello economico ed usano le loro risorse finanziarie per corrompere la politica e dettare le proprie condizioni-capestro ai consumatori e agli stessi stati (chi ha detto Monsanto?).
Mi rendo conto che per una politica colpevole di bancarotta fraudolenta e capace di governare solo accumulando debiti, mettere tutto nelle mani dei privati sarebbe oggi la via più comoda. Troppo facile. Si rimbocchino le maniche e facciano in modo di garantirci un servizio pubblico di prima qualità, perché è l’unica soluzione accettabile.
Ciò detto, mi sembra superfluo specificare la importanza del momento. I nostri singoli SI del 12 e 13 Giugno saranno necessari, ma non sufficienti. Affinché il referendum possa essere considerato valido dovranno esprimersi circa 25 milioni di aventi diritto al voto. 25 milioni vuol dire: tutti i cittadini informati, lungimiranti e responsabili d’Italia … più altri 15 milioni circa. Insomma, se la questione ci sta a cuore, dovremmo darci da fare per coinvolgere famigliari, amici, conoscenti che senza il nostro intervento diserterebbero le urne.
Si tratta di una presa di posizione sicura, trasparente, non strumentalizzabile. Invisa alla intera combriccola del potere, prova ne sia il compatto oscuramento con cui mass media e politica (salvo riluttanti eccezioni) stanno cercando di boicottare il referendum. Chi voterà SI avrà la ragionevole certezza di averlo fatto nel proprio esclusivo interesse e contro la logica del ricatto, del profitto, della anti-democrazia. Il che non è poco, in questi tempi di mistificazioni e trappole culturali.
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