Scorie nucleari, dubbi e segreti nella centrale del Garigliano
I Verdi e il Comitato antinucleare denunciano poca chiarezza su quanto avviene nel cantiere di Sessa Aurunca.
Ogni betoniera è un sospetto. Il perimetro della vecchia centrale nucleare di Sessa Aurunca sul Garigliano è blindato. Il passo è concesso solo ai mezzi da cantiere che ormai da due anni lavorano alla realizzazione di un deposito per lo stoccaggio temporaneo di rifiuti radioattivi di seconda categoria. La fine dei lavori è prevista per il 2011, ma c’è chi sospetta qualcos’altro. «La Sogin sta occultando ai cittadini informazioni essenziali e la verità – sostiene Angelo Bonelli, leader del movimento Verde -. Più volte abbiamo chiesto di poter visitare l’impianto ma l’accesso ci è stato sempre negato».
Secondo Francesco Borrelli, Commissario regionale dei Verdi Campani, Sessa Aurunca si prepara ad ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. Di tutte le centrali disseminate sul territorio italiano, solo nel Comune tra Casera e Latina si starebbero effettuando lavori per la costruzione di nuove vasche di contenimento. E a chiedersi il perché è anche il Comitato antinucleare del Garigliano: «Non si capisce che senso abbia costruire un’ulteriore vasca di contenimento dove stoccare scorie già messe in sicurezza, se poi a sua volta quest’opera dovrà essere demolita e i rifiuti tossici spostanti in un deposito nazionale». A parlare è Giulia Casella, presidente del circolo di Legambiente di Sessa Aurunca intitolato ad Alfredo Petteruti, uno dei padri dell’ambientalismo locale, la quale aggiunge: «La vasca che stanno realizzando non sarà sufficiente a contenere tutte le scorie della centrale». La poravoce del Comitato antinuclearista sospetta che alla fine le vasche realizzate saranno più di una: «La sigla con cui viene chiamato il deposito “D1” – dice Casella – fa presupporre che prima o poi ne verranno realizzati degli altri».
I vertici della Sogin e il Ministero dello Sviluppo hanno assicurato che così non sarà, ma i dubbi continuano a farsi strada tra le gente, cosi come i timori relativi ad un’eventuale dispersione di radiottività.(Rossella Anitori, Terra)
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